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I risultati del progetto pilota ViviSmart

Sono soddisfacenti i risultati del progetto pilota promosso dall’alleanza aBCD (Barilla, Coop e Danone). Cresciuta la consapevolezza delle famiglie su abitudini alimentari e stili di vita più sani.


Il progetto, nato con l'obiettivo di riavvicinare la popolazione italiana alle buone abitudini della dieta mediterranea attraverso una serie di iniziative,  ha coinvolto simultaneamente 4 città, 16 scuole, 80 insegnanti, 1.525 bambini e famiglie, 16 punti vendita e medici di medicina generale nell’arco di tempo tra settembre 2017 e maggio 2018.

L'alleanza che vede unite Barilla, Coop Italia, Danone, Fondazione Barilla Center for Food & Nutrition, Associazione Nazionale Cooperative di Consumatori-Coop e Fondazione Istituto Danone, ha presentato oggi 6 febbraio i risultati della campagna ViviSmart. Dimostrano come il progetto pilota sia stato efficace nell'incrementare le competenze di bambini e famiglie in materia di alimentazione, modificando realmente abitudini alimentari e stile di vita dei partecipanti. 

  • L’11% dei bambini ha iniziato a bere più acqua e più volte durante la giornata.

  • Si è riscontrato l’aumento del 6% dei bambini che mangiano frutta e del 13% di quelli che mangiano verdure.

  • Sono molti di più i bambini che decidono di dedicare più tempo all’attività fisica facendo sport per quasi 4 volte alla settimana.

  • Il Progetto Pilota con la Società Italiana di Medicina Generale (S.I.M.G.) coinvolge 20 medici di medicina generale e più di 100 famiglie in un percorso educazionale sui propri consumi alimentari.

  • Si sta preparando il progetto ViviSmart per il 2019 che prevede ancora di più il coinvolgimento di scuole e punti vendita.

A seguito dell’intervento di ViviSmart, l’11% dei bambini ha detto di bere più acqua e più volte durante la giornata così come si è riscontrato l’aumento del 6% dei bambini che mangiano frutta e del 13% di quelli che mangiano verdure. Contemporaneamente si è verificato un aumento della consapevolezza sul consumo di cereali e latte e suoi derivati, alimenti che si trovano allo stesso livello della piramide alimentare: nello specifico il 75% dei bambini dichiara di bere latte durante la giornata e l’80% di mangiare latticini, mentre 8 bambini su 10 dicono di non mangiare yogurt evidenziando come questo alimento non rientri nella dieta degli scolari.

In generale, si sottolinea come a seguito della partecipazione alla campagna educativa, gli scolari hanno iniziato a sostituire le merendine con più frutta e verdura e si dimostrano più disponibili a provare cibi nuovi. La stessa considerazione vale per il movimento: sono molti di più i bambini che decidono di dedicare più tempo all’attività fisica facendo sport per quasi 4 volte alla settimana, riducendo le ore passate davanti alla tv o giocando ai videogame, questo significa che la campagna ha prodotto effetti positivi riducendo la sedentarietà dei bambini.

Il dato relativo al cambiamento nelle abitudini alimentari dei bambini è confermato non solo dagli insegnanti coinvolti nella campagna, di cui 36 su 52 hanno affermato di aver osservato modifiche sostanziali nelle abitudini alimentari dei propri alunni, ma anche e soprattutto dai genitori che indirettamente sono stati influenzati dai propri figli a modificare le tendenze alimentari della famiglia. Infatti, tra i genitori intervistati il 50% afferma che i bambini hanno chiesto di comprare cibi diversi rispetto a prima e il 55% dichiara che, dopo aver parlato della campagna con i propri figli, ha cominciato a modificare le abitudini.


Note:

Nell’ambito di ViviSmart è partito anche il Progetto Pilota con la Società Italiana di Medicina Generale (S.I.M.G.) che coinvolge medici e famiglie con l’obiettivo di aumentare le conoscenze in tema di dieta equilibrata. Il modello di intervento, scientificamente validato da un panel qualificato di nutrizionisti e pediatri, coinvolge 20 medici di medicina generale e più di 100 famiglie in un percorso interattivo di educazione sanitaria che prevede attività di counseling da parte dei medici, regolari misurazioni dei parametri fisici e una serie di incontri nel corso del periodo di osservazione con lo scopo di verificare l’effettiva modifica delle abitudini alimentari e degli stili di vita dei partecipanti.

 

Fonti:

  • Ufficio stampa aBCD

  • Progetto Vivismmart

 
Unes_MyFoody_video

Giornata nazionale contro lo spreco alimentare 2019. Unes e Myfoody promuovono insieme la spesa sostenibile

Rispetto per l’ambiente e lotta al food waste sono i valori chiave della partnership Unes – MyFoody, nata per sensibilizzare i consumatori a uno stile di vita consapevole.


In occasione della Giornata Nazionale Contro lo Spreco Alimentare, Unes e MyFoody rinnovano il loro impegno verso la sostenibilità, realizzando un video per promuovere uno stile di vita più consapevole. Grazie a tale accordo è possibile acquistare, in 26 punti vendita del gruppo, prodotti in scadenza a un prezzo vantaggioso. La partnership punta a ridurre lo spreco alimentare consentendo, allo stesso tempo, un notevole risparmio economico per i consumatori.

Scarica il video

Leggi il comunicato stampa allegato 

 

Mercato Ballarò a Palermo

Nuovi modelli di produzione e consumo innovano il mercato agricolo-alimentare

Farmer’s markets, Gruppi di Acquisto Solidale, Community Supported Agriculture e orti urbani sono solamente alcuni tra i nuovi modelli di produzione e consumo di cibo. Secondo la FAO, l’agricoltura urbana è una “via d’uscita alla povertà alimentare” perché consente l’accesso sicuro al cibo, soprattutto verdura e frutta fresche, anche alle persone più povere o con redditi bassi. In Italia le aree verdi destinate alla realizzazione di orti pubblici, nelle città capoluogo, hanno ormai raggiunto un’estensione pari a quasi 2 milioni di metri quadrati. 


Cambia il modo di produrre e consumare il cibo

Negli ultimi anni abbiamo assistito alla nascita di nuovi modelli di produzione e consumo nel mercato agricolo-alimentare, accompagnati da una maggiore sensibilità nei confronti del valore etico e sociale del cibo, che si sono contrapposti (e si contrappongono) alla standardizzazione e omologazione dei prodotti agroalimentari imposti dalla grande distribuzione organizzata (GDO). Associazioni di categoria, associazioni di cittadini o di consumatori e altri soggetti si sono attivati per sostenere nuovi modelli produttivi e commerciali che privilegiano comportamenti fondati su principi di “consumo critico” del cibo. Secondo questi principi, del cibo vanno conosciute con certezza, oltre alla provenienza, alla tipicità e all’origine locale, anche le sue radici nella storia e nelle tradizioni culturali del luogo in cui è stato prodotto (vedi Slow Food). In questo contesto, i cosiddetti farmer’s markets, ovvero i “mercati contadini”, hanno acquisito un ruolo di primo piano. Questi privilegiano la vendita diretta dal produttore al consumatore, in linea con i principi della “filiera corta” e in contrapposizione a quelli della “filiera lunga”. In quest’ultima, a differenza della prima, intervengono uno o più operatori prima che il prodotto possa essere venduto al consumatore, i quali riducono fortemente il guadagno degli agricoltori. I “mercati contadini” consentono inoltre strategie produttive, commerciali e distributive volte a ridurre gli sprechi alimentari e l’impronta ecologica derivante dalle produzioni agricole di tipo industriali. Essi comportano poi vantaggi economici sia per i produttori, che non devono più sottostare alle rigide imposizioni della GDO, sia ai consumatori, che pagano un prezzo inferiore per lo stesso prodotto. A questo proposito, conviene sottolineare le iniziative organizzate dai Gruppi di Acquisto Solidale (GAS), costituiti da cittadini, che si organizzano per rifornirsi di prodotti agricoli da aziende e produttori locali. Nella stessa direzione si muovono le Community Supported Agriculture (CSA), costituite da consumatori organizzati, che propongono un modello alternativo di approvvigionamento dei prodotti agricoli (Tabella 1). Si stima che a livello europeo siano attivi oltre 2.770 CSA (dati della URCENCI).

 

Reti Alimentari Alternative

Obiettivi

Farmer’s market (Mercati contadini)

Produzioni sostenibili, stagionalità dei prodotti, consumo locale.

Gruppi di Acquisto Solidale (GAS)

Acquisti diretti dai produttori sulla base di accordi tra gruppi di cittadini e  gli stessi produttori. 

Agricoltura urbana

Benefici ambientali ed energetici, integrazione e inclusione sociale.

Community Supported Agriculture (CSA)

Produzioni alimentari basate su progetti comuni tra consumatori e produttori.

Tabella 1. Reti alimentari alternative nel sistema agricolo-alimentare

 

Il ruolo chiave dell’agricoltura urbana

Tra i nuovi modelli di produzione e consumo di cibo, un ruolo di primo piano è ricoperto dall’agricoltura urbana che, secondo la FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura), è una “via d’uscita alla povertà alimentare” perché consente l’accesso sicuro al cibo, soprattutto verdura e frutta fresche, anche alle persone più povere o con redditi bassi. La sicurezza alimentare non è un problema che interessa solamente le città del Sud del mondo. Anche nei paesi cosiddetti “occidentali” l’agricoltura urbana ha trovato grande interesse da parte di amministrazioni locali, associazioni e cittadini. A Montreal, ad esempio, l’agricoltura urbana viene praticata permanentemente in alcune aree appositamente adibite nei parchi municipali. Vancouver si è dotata di un’agenzia municipale per l’amministrazione della politica alimentare urbana. Negli Stati Uniti, dove almeno 30 milioni di persone non possono permettersi di acquistare una quantità di cibo sufficiente, l’agricoltura urbana contribuisce ad ampliare la dieta delle classi più povere che, nella generalità dei casi, è iperproteica, povera di vitamine e fibre, basata essenzialmente su junk foods (“cibo spazzatura”). L’agricoltura urbana è in rapida crescita anche in Italia, dove le aree verdi destinate alla realizzazione di orti pubblici, nelle città capoluogo, hanno raggiunto un’estensione pari a quasi 2 milioni di metri quadrati. Si tratta prevalentemente di terreni di proprietà comunale, divisi in piccoli appezzamenti e adibiti alla coltivazione familiare (dati della Coldiretti). A questo proposito, conviene sottolineare che nella Legge di Stabilità 2018 è stato inserito, per la prima volta nel nostro Paese, il cosiddetto “bonus verde” che prevede detrazioni IRPEF del 36% per le spese sostenute per lavori di “sistemazione a verde” di aree scoperte private di edifici esistenti, per la realizzazione di coperture verdi e giardini pensili, fino ad un massimo di 5 mila euro. Tra le possibili applicazioni del bonus verde rientra anche la realizzazione di orti urbani per la produzione di piante alimentari negli spazi condominiali. L’agricoltura urbana rappresenta oggi uno strumento efficace per fronteggiare problematiche legate alla povertà alimentare e, al contempo, una strategia sostenibile per le amministrazioni pubbliche che intendono sviluppare esternalità positive in termini di miglioramento microclimatico delle aree urbane, inclusione sociale, servizi di pianificazione territoriale e nascita di nuove “professioni verdi” (green jobs).

 

Il successo della “filiera corta”

Alla base del successo di questi nuovi modelli di produzione e consumo di cibo, tra i quali l’agricoltura urbana, vi è da parte dei consumatori e delle aziende agricole la preferenza ad avere un sistema agricolo-alimentare fondato, non più sulle caratteristiche immateriali del prodotto e sulle capacità manageriali e commerciali tipiche della GDO, bensì su una dimensione che assegni al prodotto un valore aggiunto, in linea con le peculiarità geografiche e storiche del territorio, delle esperienze e delle tradizioni locali, alle quali si accompagnano l’impiego di sistemi, processi e tecniche che minimizzano l’uso di energia da fonti fossili, le emissioni di CO2 e l’impatto ambientale.


Fonti per approfondire:

I farmers’market: la mano visibile del mercato. Davide Marino, Clara Cicatiello. Franco Angeli ed. 2010.

 

Nota:

L’immagine d’intestazione dell’articolo mostra uno scorcio dello storico mercato Ballarò a Palermo. La foto è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell’articolo).