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Siccità in agricoltura: un’emergenza che richiede uno sforzo comune

Secondo la FAO, la siccità è responsabile del 34 per cento delle perdite vegetali e animali in agricoltura, con danni economici stimati in 37 miliardi di dollari. Le conseguenze più gravi si registrano nei paesi meno sviluppati e in quelli a reddito medio-basso


La FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'alimentazione e l'agricoltura) sottolinea che l’agricoltura rappresenta attualmente il settore che subisce le maggiori ricadute economiche a causa degli eventi metereologici estremi. Incendi e piogge improvvisi e intensi, spesso causati da temperature eccessive e/o da lunghi periodi di siccità, sono ormai sempre più frequenti e confermano la necessità di attuare gli interventi contro il riscaldamento globale previsti dall’Accordo di Parigi del 2015 (Figura 1).

 

Figura 1. Aumento della temperatura superficiale media globale negli ultimi cinquant’annirispetto alperiodo di riferimento 1961-1980. Fonte: FAO 2021.

 

I dati ci dicono che la temperatura globale nel 2018 è stata di circa 1 °C in più rispetto a quella dell’età preindustriale e che senza adeguate strategie di mitigazione del riscaldamento globale si potrebbe toccare un aumento di 3 °C entro la fine di questo secolo (l’Accordo di Parigi prevede di contenere l’aumento della temperatura globale entro gli 1,5 – 2 °C). Secondo la FAO, saranno soprattutto i paesi meno sviluppati a subire danni maggiori. La siccità, in particolare, sarà la principale responsabile della perdita di produzione agricola, dopo le inondazioni, le tempeste, i parassiti e fitopatie, gli incendi boschivi, e si calcola che l’82 per cento delle perdite di produzione agricola e animale si registrerà a causa della siccità proprio nei paesi meno sviluppati e in quelli a reddito medio-basso (Figura 2).

 

Figura 2. Attuale sensibilità alla siccità (basata sul clima attuale e socio-economico). Fonte: Final reportof the JRC PESETA III project.

 

La FAO evidenzia che a causa di eventi metereologici estremi il settore primario perderà nei prossimi anni 280 miliardi di dollari, di cui il 39 per cento nei paesi LDC (paesi meno sviluppati) e LMIC (paesi a reddito medio-basso). A questo proposito, uno studio del JRC (Centro comune di ricerca della Commissione europea) riporta che il cambiamento climatico causerà periodi di siccità più frequenti e intensi nell'Europa occidentale meridionale e che l'impatto sull'economia europea potrebbe superare i 65 miliardi di euro all’anno entro il 2100. Per contrastare il riscaldamento globale, nell’ambito delle azioni previste dal Green Deal europeo, la Commissione con il Regolamento 2021/1119/UE, in vigore dal 29 luglio 2021, ha istituito la legge europea sul clima che impegna tutti gli Stati membri a ridurre le emissioni di gas serra del 55 per cento al 2030 per raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Le misure finalizzate a contrastare gli effetti della siccità, sempre più frequente, intensa e diffusa, vanno attuate però mediante un’azione collettiva. Le economie più ricche dovranno mettere al primo posto la realizzazione di interventi mirati a rafforzare la resilienza e la capacità di adattamento dei paesi colpiti da eventi climatici estremi mediante strategie, programmi e investimenti diretti soprattutto verso le economie meno ricche.


Per approfondire:

  • Climate impacts in Europe: Final reportof the JRC PESETA III project, EUR 29427 EN, Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2018,ISBN 978-92-79-97218-8, doi:10.2760/93257, JRC112769.
  • FAO, 2021. The impact of disasters and crises on agriculture and food security: 2021. Rome. https://doi.org/10.4060/cb3673en.
  • Regolamento Parlamento europeo e Consiglio Ue 2021/1119/Ue. Quadro per il conseguimento della neutralità climatica – Normativa europea sul clima.

 

Foto d’intestazione: Da Wikimedia Commons, l'archivio di file multimediali liberi

riscaldamento globale

Neutralità climatica entro il 2050? Se ne parlerà a novembre alla COP26

I prossimi dieci anni saranno cruciali per il progressivo abbandono dell’energia fossile e per imboccare la strada della transizione ecologica sostenibile


Numerosi studi hanno confermato che le emissioni di origine antropica stanno mutando il bilancio energetico del pianeta. L'energia solare entra nel sistema terrestre, una parte di questa energia viene riflessa dalla superficie e/o dall'atmosfera terrestre nello spazio, il resto viene assorbito, riscalda il pianeta e viene quindi riemesso sotto forma di energia termica radiativa. Secondo i laboratori del NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) di Mauna Loa, nelle Hawaii, i livelli di CO2 nell'atmosfera – la CO2 è riconosciuto come il principale responsabile della rottura dell’equilibrio termico tra Terra e Spazio – hanno raggiunto le 419 parti per milione nel 2020, una quota superiore del 50 rispetto a quella dell’era industriale (fine del XVIII secolo). Quando l'equilibrio energetico tra l'energia solare che raggiunge la Terra e l'energia radiante riemessa verso lo spazio (effetto serra) si mantiene in equilibrio non ci sono effetti negativi sulla temperatura ambientale. Quando invece l’effetto serra viene alterato a causa dell’eccesso di emissioni di gas serra prodotti dalle attività umane allora si verifica un aumento eccessivo della temperatura ambientale. L’effetto serra favorisce l’assorbimento di una maggiore quantità di radiazione solare sulla Terra producendo come risultato l’aumento della temperatura terrestre e il fenomeno del riscaldamento globale. Anche il metano (CH4), le cui emissioni sono legate principalmente all'attività di allevamento e allo smaltimento dei rifiuti, e il protossido di azoto (N2O), derivante principalmente dalle attività agricole, contribuiscono ad alterare l’effetto serra e ad aumentare la temperatura ambientale oltre i livelli necessari al raggiungimento dell’equilibrio termico. Il 2020 è stato l’anno più caldo mai registrato in Europa. Tra i maggiori problemi ambientali causati dal riscaldamento globale, conseguenza dell’aumento eccessivo dei gas serra, sono gli incendi che ormai caratterizzano il periodo estivo e che, secondo dati dell’European Forest Information System della Commissione europea, vedono l’Italia prima a livello europeo per numero di incendi, con più di 20 ettari devastati dal fuoco quest’anno (Figura 1).

 

Figura 1. Mappa della Nasa sui roghi in corso nel mondo (Fonte https://www.open.online/).

 

Secondo il VI Rapporto IPCC, se la temperatura globale dovesse aumentare di 1,5 °C (soglia limite prevista dall’Accordo di Parigi), si andrebbe incontro ad un aumento dei fenomeni climatici estremi quali ondate di calore, stagioni calde più lunghe e stagioni fredde più brevi. Se invece l’aumento della temperatura si dovesse attestate intorno a 2°C, le conseguenze per l’agricoltura e la salute sarebbero ancor più gravi. Il presidente del World Economic Forum Børge Brende in risposta al rapporto dell’IPCC ha affermato: "Gli incendi boschivi e le inondazioni delle ultime settimane hanno espresso un linguaggio chiaro. E così anche il rapporto IPCC: dobbiamo ridurre il carbonio nella nostra atmosfera ora". Pertanto, l’obiettivo prioritario della UN Climate Change Conference (COP26), che si terrà a Glasgow il prossimo novembre 2021, in partnership tra Regno Unito e Italia, sarà quello di convincere i Paesi partecipanti a rafforzare e mantenere i propri obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e soprattutto a rendere vincolanti gli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015.


Per approfondire:

  • https://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_serra.
  • https://www.ipcc.ch/report/ar6/wg1/.

 

Foto d’intestazione: Un modello di supercomputer della NASA mostra come l'anidride carbonica (CO2), un fattore chiave del riscaldamento globale, fluttua nell'atmosfera terrestre durante tutto l'anno. Le concentrazioni più elevate sono mostrate in rosso.

Fonte: Scientific Visualization Studio della NASA / Global Modeling and Assimilation Office della NASA.

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Azzerare le emissioni di CO2 per evitare il collasso climatico

Secondo l’IPCC, il Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, le concentrazioni atmosferiche di CO2 nel 2019 sono state le più alte degli ultimi due milioni di anni. Le soglie previste dall’Accordo di Parigi in termini di aumento della temperatura globale saranno superate prima del previsto


Il VI rapporto dell'IPCC (Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico) rileva che le soglie previste dall’Accordo di Parigi del 2015 in termini di aumento della temperatura globale di 1,5 °C e 2 °C saranno superate prima della fine del secolo a meno che non si avviino azioni finalizzate ad una riduzione netta di almeno il 55 per cento delle emissioni di gas serra. Stando ai dati attuali, nei prossimi venti anni si registrerà un aumento della temperatura globale superiore a 1,5 °C (rispetto ai livelli preindustriali). Il rapporto JRC 2020 mostra che, sebbene le emissioni di CO2 fossile a livello europeo (UE 28) siano state inferiori del 25,1 per cento nel 2019 – si sono attestate a 3,3 Gt di CO2, pari all’8,7 per cento delle emissioni di CO2 a livello globale – non ci sono ancora accordi precisi tra Stati Uniti, Unione europea e Regno Unito che spingano nella direzione della decarbonizzazione. Inoltre, occorre considerare che alcuni Paesi del G20, in particolare la Cina, non accettano una transizione ecologica troppo veloce per le loro economie. Tali posizioni sono confermate dal rapporto del JRC sulle emissioni globali di CO2 (Figura 1).  

 

Figura 1. Emissioni globali di CO2 fossile dal 1990 al 2019 delle principali economie

Nota: sono incluse le emissioni della combustione di combustibili fossili (carbone, petrolio, gas), dall'uso di combustibili fossili (combustione, svasatura), processi industriali (cemento, acciaio, prodotti chimici, urea) e utilizzo del prodotto; le emissioni di CO2 sono incluse per tutti i settori. Fonte: JRC, 2020.

 

Per quanto riguarda le emissioni di CO2 fossile procapite del 2019, il rapporto JRC 2020 riporta che si sono fermate a 6,5 ​​t CO2/cap/anno, con unleggero calo rispetto all’anno precedente. Notevole è stato invece l’aumento registrato in Cina, che ha superato le 10 t CO2/cap/anno (Figura 2).

 

Figura 2. Emissioni di CO2 pro-capite (in t CO2/cap/anno) dall'uso di combustibili fossili, dai processi industriali e dall'uso di prodotti per la EU27+UK per i grandi paesi emettitori (China, EU27+UK, Russia, USA, World) e per la media mondiale (World).


Per approfondire:

  • IPCC Working Group 1 Report “Climate Change 2021: The Physical Science”.
  • Crippa, M., Guizzardi, D., Muntean, M., Schaaf, E., Solazzo, E., Monforti-Ferrario, F., Olivier, J.G.J., Vignati, E. FossilCO2emissions of allworld countries – 2020 Report, EUR 30358 EN, Publications Office of the European Union, Luxembourg, 2020, ISBN 978-92-76-21515-8,doi:10.2760/143674, JRC121460.

 

Foto d’intestazione: Changing by the artist Alisa Singer: “As we witness our planet transforming around us we watch, listen, measure … respond.”

"Mentre assistiamo alla trasformazione del nostro pianeta intorno a noi osserviamo, ascoltiamo, misuriamo… rispondiamo."

www.environmentalgraphiti.org – 2021 Alisa Singer.