Rapporto sul “Benessere Equo e Sostenibile” (BES)

È stato presentato nel mese di marzo 2013 il primo rapporto sul “Benessere Equo e Sostenibile" (BES) elaborato da CNEL e ISTAT nell’ambito del dibattito internazionale sul cosiddetto “superamento del Pil“. A fondamento di questo studio la convinzione che i parametri di valutazione di una società non debbono essere solo di carattere economico, ma che sono necessari anche indicatori di valutazione degli aspetti sociali e ambientali che rendano esaustiva l’analisi dello stato di salute di una società.

Come detto nella presentazione, firmata da Antonio Marzano, Presidente del Cnel ed Enrico Giovannini Presidente dell’Istat, è stato elaborato uno strumento capace di individuare gli elementi fondanti del benessere in Italia e nei suoi molteplici territori, coinvolgendo esperti dei diversi elementi che contribuiscono al benessere (salute, ambiente, lavoro, condizioni economiche, ecc.) e anche la società italiana con numerosi confronti in ampi dibattiti e incontri con le Istituzioni, le parti sociali, l’associazionismo.

Il BES misura il rapporto sul benessere equo e sostenibile attraverso 134 item raggruppati in 12 domini (indicatori): salute, istruzione e formazione, lavoro e conciliazione dei tempi di vita, benessere economico, relazioni sociali, politica e istituzioni, sicurezza, benessere soggettivo, paesaggio e patrimonio culturale, ecc..

Tra i principali dati dell’analisi, l’indicatore della “grave deprivazione“, ossia della difficoltà economica, aumentato nel 2010-2011 del 5% rispetto al passato. In aumento risultano anche la sfiducia, la diseguaglianza sociale e il ricorso al credito. Una fotografia del Paese piuttosto scoraggiante, con l’eccezione di famiglia e lavoro, settori che registrano, nonostante la difficile situazione economica, livelli di soddisfazione abbastanza positivi.

I dati relativi all’ambiente evidenziano che se da un lato aumentano gli spazi del verde urbano e delle aree protette, dall’altro rimane sempre alto il rischio provocato dal dissesto idrogeologico. Comunque cresce la sensibilità per le questioni ambientali.

«Di conseguenza, per garantire e incrementare il benessere attuale e futuro delle persone – si legge nel documento – è essenziale ricercare la soddisfazione dei bisogni umani promuovendo attività di sviluppo che non compromettano le condizioni e gli equilibri degli ecosistemi naturali».

Gli indicatori del BES, si dice sempre nell’introduzione, aspirano a divenire “una sorte di Costituzione statistica”, cioè un riferimento cosate e condiviso dalla società italiana in grado di segnare la direzione del progresso che la medesima società vorrebbe realizzare.

Scopo del BES è che stimoli attività di dibattito nelle più alte sedi costituzionali, specialmente nel Parlamento.

Tutte le informazioni statistiche e metodologiche elaborato nel corso del progetto si possono legger nel sito
www.misuredel benessere it

Il rapporto

“The Healthy Seas, a Journey from Waste to Wear”

Ridurre i rifiuti solidi presenti nei mari e in particolare le reti da pesca attraverso il recupero e il riciclo del materiale abbandonato. E’ nato a questo scopo il progetto internazionale “The Healthy Seas, a Journey from Waste to Wear” promosso da Aquafil, ECNC Land & Sea Group e Star Sock.

Un ricerca congiunta di FAO e UNEP stima in circa 640.000 tonnellate le reti dismesse abbandonate alla deriva negli oceani, un decimo di tutti i rifiuti presenti in mare. Le reti rimangono nell’ecosistema marino per centinaia di anni e sono responsabili della cattura accidentale di delfini e altri animali marini.

Tre le fasi del progetto i cui dettagli saranno resi pubblici in un documento entro la fine di aprile 2013.

Nella prima fase le azioni di recupero saranno applicate in  tre aree costiere europee: Mare del Nord (Paesi Bassi e Belgio), Mare Adriatico (Italia, Slovenia e Croazia), Mar Mediterraneo (Spagna). I risultati permetterano di valutare l'efficacia delle azioni e di considerare come intervenire in altre  aree anche più vaste.

Nella seconda fase si individueranno procedure per scoraggiare l’abbandono in mare delle reti giunte a fine vita e facilitarne il recupero per rigenerarle in nuovi prodotti quali, ad esempio, calzini, indumenti da mare, biancheria intima.

Nella terza fase saranno sviluppate, e proposte a governanti e legislatori, azioni utili per ottenere risultati a lungo termine grazie anche alla sensibilizzazione dell’opinione pubblica e soprattutto dei giovani. A tal proposito sarà  creato un “Healthy Seas Fund” che finanzierà iniziative, eventi e corsi sulla salvaguardia dell’ambiente marino.

Fonte: Comunicato Stampa Aquafil, ECNC Land & Sea Group e Star Sock per la salute dei mari

L’acqua, umile, preziosa, casta

Fornire un’acqua potabile eccellente, ovvero, umile (proviene dalla terra e dalle falde acquifere), preziosa (cioè vitale), casta (pura e di elevata qualità): potrebbe essere così riassunta la mission dei gestori del servizio idrico integrato. Una sfida antica e nello stesso tempo moderna, un servizio per la collettività che permette di offrire a tutti l’acqua, bene comune, vigilando sulla sua qualità grazie a professionalità, competenza e tecnologia.

Nel Cantico delle Creature San Francesco utilizza tre aggettivi per l’acqua: umile, preziosa e casta. Il primo aggettivo proviene dalla parola latina humus, che significa terreno: l’acqua proviene dalla terra e ad essa ritorna ciclicamente. Secondo il Santo di Assisi, l’acqua è poi preziosa, vitale, centrale per la vita di ogni essere vivente. Motivo quindi di lode al Creatore: una risorsa da custodire come un tesoro. Ed infine l’acqua è, o dovrebbe essere, casta, incontaminata, pura. Tre aggettivi che hanno sulle spalle più di ottocento anni (il Cantico è stato presumibilmente scritto nel 1226), ma che risultano ancora attualissimi. Gli utenti finali del servizio idrico, siano essi cittadini, famiglie o imprese ancora oggi riconoscono nell’acqua una risorsa preziosa, ma soprattutto richiedono una qualità elevatissima. A guardia della purezza e della “castità” dell’acqua molti gestori del servizio idrico hanno creato negli ultimi anni laboratori ad alta tecnologia responsabili del controllo – dal punto di captazione (pozzo, sorgente) fino al consumatore finale – della qualità di questo bene comune, umile ma prezioso. Risale al 1996, ad esempio, l’intuizione di creare il Centro Idrico Novoledo a Villaverla, nell'area di captazione, una joint venture con il compito di effettuare il rilevamento dei parametri idrogeologici, idraulici, biologici, chimici e chimico-fisici che caratterizzano il sistema idrologico "Astico – Bacchiglione" (utilizzato per l'approvvigionamento idropotabile dagli acquedotti di Vicenza e Padova). L'azienda effettua il "controllo gestionale interno" sulla qualità dell'acqua distribuita nelle due città e su quella erogata da altri importanti acquedotti del Veneto. Nel corso degli anni il Centro si è trasformato da semplice laboratorio di analisi in un vero e proprio centro di competenze, specializzato in indagini idrogeologiche ed idrochimiche, ma ha anche sviluppato, assieme al Dipartimento ICEA dell’Università di Padova, modelli matematici avanzati ed innovativi per descrivere il deflusso idrico sotterraneo negli acquiferi dei bacini “Astico-Bacchiglione” e “Brenta” e ne simulano il comportamento a fronte di situazioni idrologiche particolari quali scarsità di precipitazioni atmosferiche o prelievi elevati.

 Il Centro sorge presso l’Oasi Naturalistica di Villaverla, in provincia di Vicenza. L'Oasi naturalistica di Villaverla è uno dei più importanti "laboratori verdi" del nostro Paese. Qui l'uomo sta collaborando con la natura per riportare uno straordinario lembo di area umida di pianura all'aspetto che aveva prima dell'antropizzazione, ovvero prima dell'arrivo dell'uomo e della trasformazione che egli gradualmente ha operato per conquistarsi terra coltivabile là dove dominava una folta foresta planiziale. Da alcuni anni qui si sta facendo l'opposto: sono state bandite le colture agricole e vaste porzioni dell'Oasi sono state restituite al dominio incontrastato di quelle specie arboree ed arbustive che, secoli o millenni fa, ricoprivano non solo quest'area, ma l'intera Pianura Padana. Questo scrigno verde è destinato a proteggere e preservare un tesoro sotterraneo: l'acqua che "impregna" uno strato di ghiaia profondo sino a 140 metri, acqua che, è destinata ad alimentare l'acquedotto di Padova.

 Un acquedotto costruito originariamente dall’ingegnere Vincenzo Stefano Breda, protagonista della vita industriale e politica nazionale dell’interno paese durante la seconda metà del diciannovesimo secolo. Fu proprio il Breda ad immaginare e poi costruire il primo acquedotto che collegava Villaverla a Padova. Correva l'anno 1878 quando gli esperti incaricati di individuare la migliore fonte dell'acqua destinata ad alimentare un acquedotto per la città di Padova, si indirizzarono verso quella che oggi è l'Oasi di Villaverla. A tutta prima, l'idea di ricorrere ad una fonte così lontana non convinse tutti: esistevano alternative più vicine e lo stesso sottosuolo della città non è privo d'acqua. Vincenzo Stefano Breda, senatore e grande industriale, impose Villaverla e a ragione, vista la ricchezza e la qualità dell'acqua che quest'area garantiva e continua a garantire. L'acquisto del terreno da parte della Società Veneta, che aveva in appalto i lavori del nuovo acquedotto, venne formalizzato nel 1885 e l'anno successivo vennero infissi i primi 131 pozzi profondi da 8 a 25 metri.

Questi, tuttora in uso, fanno confluire l'acqua nelle due vasche sotterranee che alimentano la "Canaletta" che da oltre un secolo continua a trasferire l'acqua da Villaverla a Padova. Custode della castità dell’acqua patavina e vicentina è dunque il Centro Idrico Novoledo. Grazie a strumentazione d'avanguardia e a un’èquipe tecnica di prim'ordine, il Laboratorio è in grado di compiere più di trentamila controlli l'anno su tutti i parametri chimico-fisici e batteriologici dell'acqua, dal momento della captazione dalle falde fino all'erogazione dai rubinetti di casa: poche acque, comprese quelle commercializzate in bottiglia, sono tenute così costantemente e attentamente sotto controllo.

E gli esiti di questi controlli possono rassicurare tutti gli utenti del servizio idrico integrato. Come è possibile osservare dalla tabella sottostante, i principali parametri della qualità dell’acqua sono ottimi e contribuiscono a definire l’acqua eccellente dal punto di vista fisico, chimico e batteriologico.

Caratteristiche di Qualità Medie dell’acqua distribuita nei comuni di PAdova e Abano Terme – dicembre 2012 

parametro

u.m.

Valore misurato

V.d.P. D.Lgs. 31/2001

temperatura

°C

12,7

torbidità

NTU

0,2

(1)

attività ioni idrogeno

pH

7,5

(6.5 ÷ 9.5)

conducibilità elettrica specifica a 20 °C

μS/cm

450

(2500)

durezza totale in gradi francesi

Fr

26,1

(15 ÷ 50)

residuo conduttometrico

mg/l

305

ossidabilità secondo Kübel

mg/l

< 0,5

(5.0)

calcio

mg/l

68,5

magnesio

mg/l

22,0

sodio

mg/l

4,0

(200)

potassio

mg/l

1,0

cloruri

mg/l

8

(250)

nitrati

mg/l

15

50

solfati

mg/l

14

(250)

ammoniaca

mg/l

< 0,05

(0.50)

nitriti

mg/l

< 0,02

0.50

fluoruri

mg/l

< 0,1

(1.50)

cloro residuo

mg/l

0,03

(0.2)

fenoli totali

μg/l

< 0,05

cianuri totali

μg/l

< 0,5

50

solventi clorurati totali

μg/l

< 1

10

trialometani

μg/l

3

30

antiparassitari (singolo composto)

μg/l

< 0,10

0.10

antiparassitari totali

μg/l

< 0,50

0.50

benzene

μg/l

< 0,2

1.0

toluene, xileni, alchilbenzeni

μg/l

< 0,2

arsenico

μg/l

< 1

10

cadmio

μg/l

< 0,1

5,0

cromo totale

μg/l

1

50

ferro totale

μg/l

< 5

(200)

manganese

μg/l

< 1

(50)

nichel

μg/l

< 1

20

piombo

μg/l

< 1

25

rame

mg/l

< 0,1

1

Coliformi totali

in 100 ml

0

(0)

Escherichia coli

in 100 ml

0

0

Enterococchi

in 100 ml

0

0

Carica batterica a 37 °C

in 1 ml

3

Carica batterica a 22 °C

in 1 ml

2

Tra parentesi sono indicati i “valori di parametro” (V.d.P.) dei parametri indicatori di cui al D. Lgs. 31/2001