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La protezione dei suoli al centro dell’agenda green europea

L’Unione europea fissa un nuovo ambizioso obiettivo: consumo netto di suolo zero entro il 2050. La Corte dei Conti europea sollecita la Commissione a sviluppare azioni per proteggere il suolo, ridurre l’erosione e aumentare la quantità di carbonio organico presente nei suoli


L’Europa è uno dei continenti più urbanizzati del pianeta: il 75 per cento della popolazione europea vive in aree urbane ed è previsto che crescerà di altre 30 milioni di unità entro il 2050 (EAA, 2019). La crescita della popolazione urbana richiederà la realizzazione di nuove abitazioni e infrastrutture come strade, sistemi idrici e di trattamento dei rifiuti. Tutto ciò si tradurrà nell’aumento dei consumi di energia, acqua, suolo e, di conseguenza, in un maggiore impatto sull’ambiente naturale e in termini di emissioni di gas serra. Nella regione dello Spazio economico europeo (SEE), nel periodo 2000-2018, il 7,7 per cento dell'area urbana complessiva si è espansa andando a coprire soprattutto aree agricole e seminaturali. Per rispondere alla crescente urbanizzazione e alla degradazione dei suoli l’Unione europea ha posto al centro della propria agenda l’obiettivo “consumo netto di suolo zero nel 2050”. Il suolo è una risorsa essenziale per la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, la salvaguardia della biodiversità e la sicurezza alimentare, ma non è rinnovabile. Produce il 95 per cento del cibo e contiene una quantità di carbonio doppia rispetto a quella presente in atmosfera e tre volte superiore a quella che si trova nella vegetazione. Perciò è di vitale importanza la tutela del suolo contro ogni forma di degrado. A questo proposito, la Corte dei Conti europea ha raccomandato alla Commissione di sviluppare azioni finalizzate al contrasto dei fenomeni di desertificazione che si registrano nelle aree mediterranee, di intensificare gli sforzi per ridurre l’erosione e di aumentare la materia organica del suolo, dato che la sua maggiore fertilità contribuisce anche a contrastare gli effetti devastanti del cambiamento climatico (Figura 1).

 

Figura 1. Le mappe indicano il contenuto di carbonio organico e l’erosione dei suoli nell’Unione europea (Fonte: Panagos et al. 2020).

 

Il Parlamento europeo ha invece sollecitato gli Stati membri a sviluppare sistemi agricoli meno intensivi in linea con gli obiettivi di sviluppo sostenibile del Green Deal e l’obiettivo generale dell’Accordo di Parigi di contenimento dell’aumento della temperatura globale al di sotto dei due gradi centigradi entro la fine del secolo. A questo proposito, un recente progettodi ricerca europeo, lo studio Caprese, ha accertato che, nel caso dei terreni arabili, il ricorso a colture di copertura come il trifoglio rappresenta la soluzione migliore per evitarne l’erosione e per aumentare le riserve di carbonio e azoto. La protezione dei suoli è, inoltre, al centro degli obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite. In particolare va menzionato l’Obiettivo di Sviluppo Sostenibile 15.3, con il quale i 193 Stati firmatari si sono impegnati a “combattere la desertificazione, ripristinare la terra e il suolo degradati, compresi i terreni colpiti da desertificazione, siccità e inondazioni, al fine di raggiungere un mondo neutrale rispetto al degrado del suolo entro il 2030".


Per approfondire:

  • Audizione ISPRA consumo di suolo. 18 dicembre 2018.pdf.
  • CAPRESE-SOIL: CArbon PREservation and SEquestration in agricultural soils. Final report. JRC Science Hub https://eceuropa.eu/jrc.
  • Panagos, P.; Ballabio, C.; Poesen, J.; Lugato, E.; Scarpa, S.; Montanarella, L.; Borrelli, P. A Soil Erosion Indicator for Supporting Agricultural, Environmental and Climate Policies in the European Union. Remote Sens. 2020, 12, 1365.
  • Panos Panagos, Pasqualle Borrelli, Katrin Meusburger, Cristiano Ballabio, Emanuele Lugato, Jean Poesen, Christine Alewell, Luca Montanarella. The new Soil Erosion map of Europe: A Contribution to soil conservation. European Soil Data Centre: http://esdac.jrc.ec.europa.eu/.
  • Suolo, territorio e cambiamento climatico. EEA Signals, 2019.

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti

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La salvaguardia dei suoli al centro dell’azione del Green Deal europeo

L’Unione europea punta a ridurre le emissioni provocate da un uso poco virtuoso del suolo agricolo con azioni di rimboschimento, “pozzi” di assorbimento del carbonio, la riduzione del 50 per cento di pesticidi chimici e del 20 per cento di fertilizzanti entro il 2030, il ricorso all’agricoltura di precisione e a quella biologica e la piantumazione di circa tre miliardi di nuovi alberi nei prossimi vent’anni


Carbonio e sostanza organica nel suolo

Con il Green Deal l’Unione europea si propone di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Tra le misure più rilevanti al fine di raggiungere tale obiettivo, oltre alle strategie per la biodiversità  (Biodiversity Strategy 2030), l’agricoltura e l’agroalimentare (Farm to Fork) e il clima (European Climate Law), l’Unione ha posto tra i suoi obiettivi primari anche la strategia per la salvaguardia dei suoli. La sostanza organica del suolo, composta per circa il 60 per cento da carbonio organico, è una componente essenziale del suolo e del ciclo globale del carbonio. Nonostante rappresenti in percentuale solo una piccola parte del suolo (costituisce generalmente una percentuale compresa tra l’1 e il 5 per cento), controlla molte delle proprietà chimico-fisiche-biologiche del suolo e risulta l’indicatore chiave del suo stato di qualità. La sostanza organica, infatti, favorisce l'aggregazione e la stabilità delle particelle del terreno, entrambe importanti ai fini della riduzione dell'erosione, del compattamento e della formazione di croste superficiali nei suoli. Inoltre, la presenza di sostanza organica nel suolo contribuisce a immobilizzare la CO2, oltre a migliorare la fertilità del suolo e l'attività microbica che contribuisce alla disponibilità di elementi come azoto, carbonio, potassio e fosforo per le piante. In generale, il contenuto di carbonio organico dovrebbe essere superiore all'1 per cento nei suoli agrari per favorire l’assorbimento di elementi nutritivi da parte delle piante (Figura 1).

 

Figura 1. Quantità di carbonio presentenei suoli europei (Fonte: Aksoy E, Yigini Y, Montanarella L. 2016).

 

Il ciclo del carbonio

La fotosintesi è il fenomeno attraverso il quale le piante legano la CO2 atmosferica alla produzione di biomassa vegetale. Quando la biomassa non viene raccolta, rimanendo sul terreno, si attivano una serie di processi microbiologici che decompongono le matrici organiche che consentono alla CO2 di essere rilasciata nuovamente nell'atmosfera, ad eccezione di una piccola parte del carbonio che viene convertita in materia organica stabile (humus) del suolo. I suoli poco drenati rilasciano fino a 40 tonnellate di CO2 per ettaro all'anno, mentre i suoli adibiti al pascolo e quelli forestali sono in grado di sequestrare fino a 80 milioni di tonnellate di carbonio; i suoli seminativi, invece, sequestrano dalle 10 alle 40 milioni di tonnellate di carbonio organico ogni anno (Figura 2).

 

Figura 2. Ciclo del carbonio e della sostanza organica (Fonte: LIFE08ENV/IT/000428-manuale di buone prassi contro il degrado del suolo).

 

Interventi per aumentare il carbonio organico dei suoli agrari

In media il 45 per cento dei suoli minerali in Europa ha un contenuto di carbonio organico basso o molto basso (0-2 per cento) e il 45 per cento ha un contenuto medio (2-6 per cento). Per aumentare il sequestro di carbonio organico e per valorizzare i processi di rimozione della CO2 dall’atmosfera da parte delle piante, il Green Deal europeo punta all’adozione di pratiche di lavorazione dei suoli poco profonde e meno invadenti sui terreni di coltivazione e pratiche di gestione agraria sostenibili come la conversione della terra arabile in prato, l’incorporazione di paglia, i sovesci e le colture di copertura. A questo proposito contribuiscono anche la distribuzione di ammendanti organici come il compost ottenuto da matrici organiche ligneo-cellulosiche e il biochar, che è un carbone vegetale ottenuto dalla trasformazione termochimica di materiali organici, con un processo termochimico non superiore ai 300 °C, in assenza o comunque con poco ossigeno (pirolisi). Il biochar, oltre a svolgere la funzione di ammendante organico, è anche un formidabile sink di carbonio, dato che i materiali ligneo-cellulosici utilizzati sono ottenuti da piante che hanno assimilato l’anidride carbonica dall'atmosfera mediante il processo di fotosintesi. Favorire l’aumento degli stock di carbonio organico nei suoli coltivati e invertire le perdite di carbonio ​​(stimate in 0,5 per cento all'anno) è uno degli obiettivi del Green Deal europeo sul fronte dell’agricoltura. Inoltre, a supporto dell’obiettivo “neutralità climatica entro il 2050”, la Commissione europea ha sollecitato gli Stati membri a bilanciare le emissioni provocate da un uso poco virtuoso del suolo agricolo con azioni di rimboschimento, “pozzi” di assorbimento del carbonio, la riduzione del 50 per cento di pesticidi chimici e del 20 per cento di fertilizzanti entro il 2030, il ricorso all’agricoltura di precisione e per il 25 per cento a quella biologica, e la piantumazione di circa tre miliardi di nuovi alberi nei prossimi vent’anni.  


Per approfondire:

  • Ece Aksoy, Yusuf Yigini, Luca Montanarella. Combining Soil Databases for Topsoil Organic Carbon Mapping in Europe. Published: March 24, 2016. PLoS ONE 11(3): e0152098.
  • https://doi.org/10.1371/journal.pone.0152098.
  • LIFE08 ENV/IT/000428. Manuale di buone prassi contro il degrado del suolo.
  • fao.org/soils-2015.
  • FAO. Biochar – A Strategy to Adapt/Mitigate Climate Change? Set #1 – Technical Factsheets – DRAFT.
  • Bruno Biavati e Claudia Sorlini. Microbiologia generale e agraria. Feltrinelli ed. 2012.

 

Foto d’intestazione: Carlo Alberto Campiotti

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“Mi.Qual.Zuc.”: l’Agro Pontino punta sull’innovazione delle pratiche colturali

Nasce il Gruppo Operativo “Mi.Qual.Zuc.”, costituito da Cooperativa Mediana, Organismo di Ricerca CRF – Cooperativa Ricerca Finalizzata, Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale e da una decina di imprese agricole dell’Agro Pontino. Il Gruppo punta ad introdurre una nuova tipologia di zucchina ad elevato valore nutrizionale attraverso pratiche colturali innovative, in accordo con i principi di tutela e salvaguardia della salute dei consumatori


Nel Lazio il settore ortofrutticolo rappresenta un asset importante dell’economia regionale, in particolar modo nell’area dell’Agro Pontino (provincia di Latina), dove oltre 3.500 imprese agricole sono attive nella produzione orticola. La Cooperativa Mediana, con sede a Terracina (Latina), con il supporto scientifico dell’Università degli studi di Cassino e del Lazio Meridionale e dell'Organismo di Ricerca CRF (Cooperativa Ricerca Finalizzata), insieme ad altre dieci imprese attive nel territorio, ha promosso la costituzione del Gruppo Operativo (GO) “Mi.Qual.Zuc.” (definito dalla Misura 16.1 del PSR Lazio 2014 – 2020), volto alla realizzazione di un percorso di ricerca finalizzato al miglioramento, sul piano qualitativo, della produzione dello zucchino nell’Agro Pontino. Il progetto nasce con l’obiettivo di introdurre una nuova tipologia di zucchina ad elevato valore aggiunto attraverso l’introduzione di pratiche colturali innovative in grado di incrementare il contenuto di sali minerali e di vitamine e di migliorare le proprietà antiossidanti del prodotto finale. In particolare, saranno messe a punto pratiche innovative di fertirrigazione e verrà integrata la sostanza organica del terreno con l’aggiunta di compost, al fine di migliorare le condizioni nutrizionali della coltura e di indurre al contempo un adeguato stress idrico e salino che possa favorire la produzione e l’accumulo nella zucchina di molecole antiossidanti. Il progetto punta inoltre a incrementare il valore aggiunto delle produzioni e a rafforzare il reddito delle imprese operanti nel settore attraverso la diversificazione produttiva. La razionalizzazione dell’impiego di fertilizzanti di sintesi, associato al recupero delle acque saline, porterà poi ad una gestione più sostenibile delle colture.

 

Figura 1. Locandina del progetto “Mi.Qual.Zuc”

 

“Abbiamo valutato la possibilità di intervenire sullo zucchino, che rappresenta da sempre una delle colture maggiormente presenti nel territorio dell’Agro Pontino, con il duplice scopo di intervenire sul processo produttivo e sulle tecniche colturali” – ci spiega la prof.ssa Patrizia Papetti (Dipartimento di Economia e Giurisprudenza dell’Università di Cassino). “Lo scopo del progetto – sottolinea Papetti – è di migliorare le proprietà nutraceutiche del prodotto e ottenere uno zucchino migliore dal punto di vista qualitativo. Quanto ai benefici ambientali ci proponiamo di ridurre la concimazione con fertilizzanti di sintesi e utilizzare delle soluzioni in grado di permettere alla zucchina di assorbire una quantità maggiore di sali minerali, con un impatto positivo sulla qualità del suolo coltivato”. “Questo progetto – ci dice Fabio Martino (Presidente CRF) – offre non solo la possibilità migliorare sul piano qualitativo lo zucchino ma anche quella di sviluppare tecnologie che potrebbero essere sperimentate per altre colture”. “Il nostro compito nel gruppo operativo – sottolinea Martino – è quello di affiancare gli altri partners del progetto, curando soprattutto gli aspetti economici e commerciali, e di favorire il dialogo tra il mondo della ricerca pubblica e quello delle imprese private”. “Come CRF abbiamo approfondito il quadro normativo di riferimento per la commercializzazione dello zucchino e affrontato approfonditamente il tema degli alimenti funzionali e nutraceutici” – ci spiega poi Tamara Pellegrini (ricercatrice CRF). “Tale approfondimento – sottolinea Pellegrini – ci ha permesso di delineare dei claims nutrizionali e salutistici che potrebbero essere conferiti allo zucchino al fine di inserirlo in un determinato bacino di mercato. Abbiamo effettuato alcune analisi statistiche sulle abitudini dei consumatori italiani relative all’anno 2020 e ai primi mesi del 2021, dalle quali è emerso che la pandemia ha influito sulle scelte dei consumatori. È cresciuta l’attenzione e la disponibilità a spendere qualcosa in più da parte dei consumatori per prodotti ad elevato valore nutrizionale. Sulla base dei dati in nostro possesso possiamo affermare che lo zucchino, oggetto del progetto, potrebbe avere successo nel mercato degli alimenti funzionali”.

 

Figura 2. Sede della Cooperativa Mediana a Terracina (Latina)

 

“La pandemia non ci ha fermato – sottolinea Matteo Baldanzini (Responsabile Amministrativo del progetto “Mi.Qual.Zuc”) – e nonostante ciò siamo riusciti a portare a termine tutte le riunioni progettuali. Dopo aver firmato l’atto costitutivo del Gruppo Operativo con i vari partners coinvolti nel progetto e nell’attesa che la Regione Lazio sblocchi i fondi del PSR (Programma di Sviluppo Rurale), auspichiamo di poter presto passare alla fase della sperimentazione, che sarà il fulcro della Misura 16.2”.  


Foto: Cooperativa Mediana