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Il futuro delle città dipende da quanto saremo bravi a mitigare gli effetti del cambiamento climatico

La rapida crescita della popolazione urbana impone un’azione condivisa di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico e di rigenerazione delle città


 Le città ospitano il 50 per cento della popolazione mondiale, producono l’80 per cento del PIL e contribuiscono per due terzi al consumo energetico a livello globale. Esse sono responsabili di oltre il 70 per cento delle emissioni annue di CO2 e producono circa 720 miliardi di tonnellate di rifiuti ogni anno. Inoltre, le città sono spesso caratterizzate da forti disuguaglianze sociali e di reddito. Nel 2017, ad esempio, 112 milioni di abitanti europei erano a rischio povertà o di esclusione sociale e di questi 47 milioni vivevano nelle città. Quanto all’inquinamento atmosferico, esso è la principale causa di morti premature e di insorgenza di malattie respiratorie. Basti pensare che nell’Unione europea, l’85 per cento della popolazione urbana – tre quarti della popolazione europea vive nelle città – è esposta a livelli di particolato fine (PM2,5) ritenuti dannosi per la salute. Considerato che entro il 2050, secondo previsioni dell’Agenzia internazionale dell’energia, il 68 per cento della popolazione mondiale vivrà nelle città (Figura 1), appare sempre più urgente la necessità di investire in azioni di adattamento e mitigazione al cambiamento climatico e di mutamento degli stili di vita di ciascuno di noi.

 

Figura 1. Persone che vivono in città con più di 300 000 abitanti, paesi del G20, 1950-2035. Source: Adapted from UN (2018), Population of Urban Agglomerations with 300,000 Inhabitants or More in 2018, by country, 1950-2035, https://population.un.org/wup/Download/, made available under a Creative Commons licence CC BY 3.0 IGO: http://creativecommons.org/licenses/by/3.0/igo/.

 

Inquinamento atmosferico e cambiamenti climatici non producono solo un forte impatto ambientale ma incidono negativamente sulla salute delle persone. Gli effetti del riscaldamento globale (fenomeni quali siccità, elevate temperature, ecc.) producono ingenti perdite di raccolti nelle aree agricole. Nelle zone urbane, invece, i cambiamenti climatici si manifestano sempre più frequentemente con piogge intense e di breve durata, ondate di calore, alluvioni e innalzamento del livello dei mari. Solo attraverso un’azione comune che trovi la piena collaborazione di tutti i soggetti coinvolti e sia caratterizzata da investimenti consistenti le città saranno in grado di contrastare il fenomeno del cambiamento climatico.


Per approfondire:

  • Empowering Cities toward Net Zero Emissions. Unlocking Resilient, Smart, Sustainable Urban Energy Systems. www.iea.org.
  • The Metropolitan Century: Understanding Urbanisation and its Consequences (OECD Publishing, Paris). http://dx.doi.org/10.1787/9789264228733-en.
  • Perpiña Castillo C., Kavalov B., Diogo V., Jacobs-Crisioni C., Batista e Silva F., Lavalle C, JRC113718, European Commission 2018.
  • Rapporto SEE n. 28/2016. Qualità dell'aria in Europa-Rapporto 2016.

 

Foto d’intestazione: City Life Milano (Foto: Carlo Alberto Campiotti)

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La lotta al cambiamento climatico passa dalla tutela del suolo

La tutela del suolo è centrale nella lotta al cambiamento climatico, per la salvaguardia della biodiversità vegetale e animale e la rigenerazione delle città


Il suolo costituisce un’infrastruttura naturale necessaria alla vita di tutte le forme viventi sia vegetali che animali e la sua tutela è centrale nella lotta al cambiamento climatico. Secondo dati della Commissione europea, a fronte del rilascio di emissioni di CO2 di circa 75,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica equivalente (MtCO2e) da parte dei suoli, attraverso le praterie, le foreste e le piante coltivate, i suoli contribuiscono a consumare annualmente circa 80 milioni di tonnellate di carbonio. suoli costituiscono il più grande deposito naturale di carbonio, conservano ingenti quantità di acqua che contribuiscono a regolare le temperature dell’aria e la struttura geomorfologica del territorio, producono direttamente o indirettamente il 95 per cento del cibo e attraverso le piante coltivate e la biomassa vegetale contribuiscono a rimuovere ogni anno dall’atmosfera una quantità di CO2 pari a quella emessa dai combustibili fossili che equivale al 25 per cento della CO2 presente in atmosfera a livello globale. Il suolo è una risorsa finita e non rinnovabile, giacché il tempo necessario per la sua formazione è di circa un centimetro di suolo superficiale ogni millennio. Perciò, appare evidente quanto sia importante prevenire qualsiasi tipo di danno al suolo (erosione, distruzione, degrado, salinizzazione, contaminazione da pesticidi, ecc.) e interrompere il suo consumo con forme di urbanizzazione eccessiva e non controllata (5 per cento del territorio europeo). L’Unione europea con la Direttiva Infrastrutture verdi – Rafforzare il capitale naturale in Europa– COM(2013) 249 final e successivamente con la COM(2019) 236 finalRiesame dei progressi compiuti nell'attuazione della strategia dell'UE per le infrastrutture verdi ha messo in campo una serie di azioni basate sulla natura per le città nel quadro dello sviluppo urbano sostenibile. L'obiettivo principale è "nessun consumo netto di suolo entro il 2050" che significa ridurre i fenomeni dell'erosione, che attualmente provoca una perdita di produzione agricola pari a 1,25 miliardi di euro ogni anno e della salinizzazione che interessa 3,8 milioni di ettari di territorio dell'UE, ma anche evitare lavorazioni profonde e l'uso di pesticidi e fertilizzanti di sintesi che sono all’origine della contaminazione dei terreni agricoli. Accanto alle foreste e alle praterie, le infrastrutture verdi urbane sono soluzioni che riqualificano e proteggono le città dal riscaldamento globale. Parchi, orti urbani, tetti e pareti verdi sequestrano il carbonio atmosferico, migliorano la biodiversità e la qualità della vita delle persone e l'economia in aree urbane densamente edificate (Figura 1).

 

Fonte: EEA Segnali 2019

 

La vegetazione sul territorio riduce gli impatti di alluvioni e frane, allevia lo stress da calore estivo e l'inquinamento atmosferico e assorbe il surplus idrico causato da intense precipitazioni. In questo contesto, la Mission Horizon "Caring for Soil is Caring for Life", proposta dal Soil Health and Food Mission Board, si propone l'obiettivo di garantire che il 75 per cento dei suoli sia protetto entro il 2030 per garantire cibo sano, natura e clima. Soltanto attraverso una normativa europea completa, adeguata e vincolante in materia di protezione del suolo e delle sue risorse, che tuttavia ancora non esiste, l’Ue potrà realizzare la sua agenda di sviluppo sostenibile e lotta al cambiamento climatico, in linea con i17 obiettivi di sviluppo sostenibile dell'Agenda 2030, l'accordo di Parigi del 2015 e il Green Deal europeo.


Per approfondire:

  • Caring for soil is caring for life – Ensure 75% of soils are healthy by 2030 for healthy food, people, nature and climate. Publications Office of the European Union, 2020.
  • Risoluzione del Parlamento europeo del 28 aprile 2021 sulla protezione del suolo (2021/2548(RSP).
  • Suolo e territorio in Europa: perché dobbiamo usare in modo sostenibile queste risorse vitali e limitate. EEA SEGNALI 2019.

 

Foto d'intestazione: terrazzamenti contro il degrado del suolo (foto: Carlo Alberto Campiotti)

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Earth Overshoot Day: da oggi l’umanità è in debito con la Terra

A partire da oggi l’umanità inizierà a consumare le risorse messe a disposizione dal pianeta per il prossimo anno


Secondo il Global Footprint Network l'Earth Overshoot Day 2021, ossia il giorno in cui l’umanità ha esaurito le risorse messe a disposizione dal pianeta per l’anno in corso, è caduto il 29 luglio (per l’Italia l’Overshoot Day è stato il 13 maggio), in anticipo rispetto allo scorso anno, in cui era stato il 22 agosto. Tale differenza temporale è stata dovuta al fatto che nel 2020 la pandemia di Covid-19 ha costretto il mondo intero ad adottare lockdown praticamente in quasi tutti i settori economici. Perciò, a partire da oggi e fino alle fine dell’anno, l’umanità si troverà a vivere in una situazione di “deficit ecologico”. Stando ai dati presentato dal think tank internazionale, la popolazione mondiale utilizza il 74 per cento in più di risorse rispetto a quello che gli ecosistemi terrestri sono in grado di rigenerare ogni anno, ovvero le risorse pari a 1,7 pianeti. Tale data viene calcolata sulla base del numero di giorni che la biocapacità della Terra può fornire per l'impronta ecologica dell'umanità (Figura 1). Fra i fattori principali che hanno concorso alla scelta della data del 29 luglio, sono da menzionare l’aumento delle emissioni di carbonio e la perdita di biocapacità forestale, causata da deforestazioni e incendi.

 

Figura 1. Earth Overshoot Days dal 1970

 

La Cop26, la conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Glasgow dal 31 ottobre al 12 novembre, avrà come obiettivo prioritario quello di ottenere l’impegno da parte di ciascuno dei 193 Stati aderenti di tagliare le emissioni di gas serra fino a raggiungere la neutralità climatica entro il 2050. Questa è infatti l’unica strada percorribile per ridurre il rischio di un aumento di fenomeni quali alluvioni improvvise, siccità, temperature elevate e scioglimento dei ghiacciai.


Per approfondire:

  • https://www.overshootday.org/.
  • https://www.focus.it/temi/Overshoot-Day.
  • https://it.wikipedia.org/wiki/Impronta_ecologica.

 

Note:

  • Impronta ecologica: è un indicatore  per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle attraverso la fotosintesi.
  • Biocapacità: rappresenta la misura di quanto gli ecosistemi sono in grado di rigenerare in termini di risorse naturali. La biocapacità è espressa in termini di ettari globali a persona, quindi dipende dalla popolazione umana. L’assorbimento di CO2 rappresenta uno degli usi delle risorse che competono per la biocapacità del pianeta.