"Anastatus bifasciatus"

Trovato un insetto italiano per combattere la Cimice asiatica. È l’”Anastatus bifasciatus”

La lotta alla cimice asiatica (Halyomorpha halys) da parte di Bioplanet, azienda di Cesena, la cui azione è la diffusione della lotta biologica in agricoltura in alternativa ai metodi di difesa basati sulla chimica, ha raggiunto il primo obiettivo concreto.


La biofabbrica Bioplanet, dopo approfondita ricerca, è riuscita a riprodurre in massa l’insetto antagonista Anastatus bifasciatus. È un imenottero italiano presente in natura di cui in passato è già stata valutata da diversi ricercatori la capacità di parassitizzare le uova di Halyomorpha halys. Raccogliendo campioni di uova di cimice asiatica proprio nel Cesenate, dice Stefano Foschi, uno dei responsabili tecnici di Bioplanet, ci si è accorti che in tale zona Anastatus bifasciatus ha mostrato una capacità superiore alle medie finora conosciute di disattivare le uova di Halyomorpha halys. “Sono state effettuate più verifiche e la percentuale di uova parassitizzate è risultata sempre molto alta”. Secondo Foschi la riproduzione massale costituisce un successo non scontato e permette di effettuare dalla primavera, si prevede da metà maggio, dei lanci su alcune centinaia di ettari, dando il via a prove applicative non solo in Emilia Romagna ma anche a livello nazionale e internazionale con Enti di ricerca italiani ed europei. Infatti, sostiene Foschi, “per una lotta efficace deve esserci una collaborazione a tutti i livelli, Regioni in primis,  per seguire una strada comune di ricerca e di coinvolgimento reciproco, sia nella verifica di risultati, sia nella concreta diffusione territoriale di possibili antagonisti della cimice. Non avrebbe senso e non sarebbe sufficiente coinvolgere i soli agricoltori”.

FonteFreshplaza


Per approfondire l’argomento:

 

Haakathon_Secondo posto

Come combattere la cimice asiatica. Una trappola smart

Una trappola smart ideata da tre studenti della Cattolica si aggiudica il secondo posto all’Hackathon di Sartec.


Il progetto "Bad Bugs Hunters" dell'Università Cattolica, si è aggiudicato il secondo posto dell’Hackathon, la maratona digitale organizzata da Sartec – società che si occupa di consulenza e soluzioni per il miglioramento delle performance industriali e di salvaguardia ambientale – dedicata all’agricoltura smart, per lanciare sistemi innovativi di agricoltura di precisione.

Cinque studenti della laurea magistrale in Scienze e tecnologie agrarie si sono messi in gioco e tre di loro, Federico Regonati, Francesca Grisafi e Davide Roncali, in team con due ingegneri e un tecnico di Sartec, sono saliti sul podio per la medaglia d'argento.

"Il progetto che abbiamo elaborato riguarda la lotta contro Halyomorpha Halys, la cimice asiatica, un insetto che negli ultimi anni sta causando gravi danni in ambito agricolo e non solo. L’obiettivo era risolvere l’emergenza Halyomorpha Halys con un servizio che permettesse agli agricoltori un intervento immediato", raccontano Federico Regonati, Francesca Grisafi e Davide Roncali. "Abbiamo proposto un progetto che prevedeva una rete di “smart bug traps” georeferenziate disposte sul territorio e stazioni meteo; le trappole inviano i dati al software DSS che, dopo averli acquisiti ed elaborati, li traduce in informazioni che, in tempo reale, tramite una app, sono inviate agli agricoltori. Le informazioni fornite riguardano la presenza di insetti, la criticità dell’attacco e la geolocalizzazione dei punti critici sul territorio…. Un sistema di supporto alle decisioni dell’agricoltore, che potrà sapere in tempo reale dove si stanno diffondendo le cimici e intervenire con tempestività e precisione. Il punto di forza del lor progetto, sostengono, è sicuramente la concretezza del problema reale da cui parte e la soluzione innovativa per risolverlo» proseguono i ragazzi.

Ad accompagnare gli studenti all’Hackathon, insieme al professor Stefano Poni, il professor Matteo Gatti, che ha fornito approfondimenti sul tema dell’agricoltura di precisione a tutti i partecipanti. 


Fonte

Cattolica News

Guarda il video su Youtube  (Telelibertà Piacenza) 

 

 
 
Gruppo Winter school di Interfuture

A San Michele all’Adige un progetto di dottorato sul tema della difesa senza chimica. Protagonisti i “bioagrofarmaci

Lo scorso 18 febbraio alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige, in provincia di Trento, si è tenuto il meeting intermedio di Interfuture, il progetto europeo di dottorato industriale che coinvolge 11 studenti provenienti da 10 nazioni diverse all’interno di percorsi di ricerca e formazione condivisi tra otto istituti accademici (centri di ricerca ed università) e sei aziende che operano nella ricerca e produzione di biofertilizzanti e biopesticidi per il controllo di malattie e insetti che attaccano le piante di interesse agrario.


Si tratta di un dottorato assolutamente innovativo, coordinato dalla Fondazione Edmund Mach (FEM) e dal Centro Agricoltura Alimenti Ambiente, una struttura accademica congiunta Università di Trento-FEM, e finanziato dal programma europeo Horizon 2020, che anticipa a livello nazionale quanto il MIUR ha iniziato a fare con le nuove linee guida che semplificano i rapporti atenei-aziende e mirano ad incrementare i dottorati industriali.

Da tale iniziativa nasce un corso di dottorato dell’Università di Trento in convenzione con FEM, programmato a partire dall’anno accademico 2019/20. Una parte dei dottorandi svilupperà ricerche in collaborazione con finanziatori industriali con l’obiettivo di agganciare la ricerca di base alle esigenze dell’industria e fornire nuovo stimolo all’innovazione nell’ambito dell’agricoltura, dei prodotti alimentari e dell’ambiente.

Il network europeo di dottorato industriale è giunto a metà del suo percorso. La rete è costituita da importanti università e centri di ricerca europei e industrie che si occupano dello sviluppo di prodotti biotecnologici naturali per la fertilizzazione e la difesa delle colture da patogeni e parassiti. Undici sono i giovani ricercatori selezionati su un bando competitivo internazionale che si stanno formando nella ricerca, cercando di trasformare le loro scoperte scientifiche in altrettanti prodotti che potranno essere messi a disposizioni dell’agricoltura di domani. Il concetto alla base di tutte le loro ricerche è l’utilizzo di microrganismi e dei loro metaboliti come base di prodotti fitosanitari biologici, sicuri e biodegradabili. Nel meeting presso FEM si è svolto anche un momento di valutazione dell’avanzamento delle loro ricerche da parte di un esperto esterno nominato dalla Commissione Europea. Dopo questo importante passaggio, infatti, i giovani ricercatori completeranno il loro percorso con 18 mesi di ricerca applicata nelle aziende di riferimento.


Fonte:

Ufficio Stampa e Relazioni Esterne Fondazione Edmund Mach