5. Il miglioramento varietale

I cambiamenti climatici, la necessità di aumentare le produzioni, l’importanza di un’agricoltura sostenibile e la limitazione nell’uso dei fitofarmaci sono alcune delle cause che stimolano la ricerca a selezionare nuove varietà di colture in grado di rispondere a tutti questi requisiti. Si parla quindi di miglioramento genetico; questo miglioramento può avvenire in maniera tradizionale o impiegando le biotecnologie. In ogni caso l’importante è ottimizzare la nuova varietà prima che i suoi parassiti si evolvano anch’essi per adattarsi a loro volta ai cambiamenti.

Le nuove apparecchiature hanno portato ad una notevole riduzione dei tempi di selezione anche per metodi tradizionale in quanto permettono di:

  • individuare all’interno delle colture i geni responsabili di eventuali resistenze, e quindi si possono impiegare per le sperimentazioni solo le piante maggiormente dotate;
  • prevedere la capacità di resistenza della nuova varietà fin dall’inizio, e quindi si evita l’attesa della crescita naturale della pianta.

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4.2. Il progetto europeo Biomaster

La produzione di biometano rappresenta una risorsa per molte realtà agricole, tuttavia solo una piccola parte viene di fatto sfruttata. Il progetto BIOMASTER, cofinanziato da “Intelligent Energy Europe” (IEE) è nato proprio per trovare le modalità ottimali per sfruttare queste potenzialità soprattutto nel campo dei trasporti. Il progetto ha incluso 17 partner distribuiti in tutta Europa tra cui Austria, Italia, Polonia, Svezia e Regno Unito.

Il metano e ancora di più il biometano destano molto interesse in quanto risultano in grado di:

  • ridurre i livelli di inquinamento urbano (il gas naturale produce i più bassi livelli di emissioni nocive);
  • minimizzare le emissioni che hanno maggiore impatto sulla qualità dell’aria;
  • produrre il 23% in meno di emissioni di CO2 rispetto al diesel

Inoltre, nota molto importante, il biometano è una fonte rinnovabile.
Il biometano è un gas prodotto dalla degradazione della sostanza organica in assenza di ossigeno. Grazie alla combinazione unica di alcuni vantaggi, quali basse emissioni di gas serra e di inquinanti e una ridotta rumorosità dei motori, i benefici del biometano superano di molto quelli degli altri biocombustibili. Il progetto ha dimostrato sia la fattibilità tecnica del biometano come carburante per i trasporti, sia la possibilità di produrre il biometano dai rifiuti e da altri sottoprodotti, rendendo le comunità locali più indipendenti da eventuali riduzioni nella fornitura di combustibili fossili o aumento dei prezzi.

I risultati principali, in termini di investimenti complessivi, produzione di energia rinnovabile e riduzione di CO2, sono riportati nel grafico. 

I risultati per ogni singolo partner variano in modo significativo.
Per l’Italia ha partecipato la Regione Trentino. I risultati ottenuti evidenziano una mancanza tra gli stakeholders locali di conoscenze approfondite sul potenziale del biometano per uso nei trasporti. Inoltre, l’incertezza sulla validità della digestione anaerobica per il trattamento di diverse biomasse, unita ad una forte preoccupazione legata alla scarsa accettazione sociale degli impianti, hanno reso difficile lo sviluppo completo del progetto. L’emanazione nel dicembre 2013 del decreto nazionale che incentiva il biometano ha ridestato l’interesse verso questa opzione e le possibili applicazioni anche in ambito locale.

Le stime per il  Trentino

  • 26 TJ di capacità produttiva di biometano nel 2014
  • 2 599 341 litri di carburante all’anno utilizzato nei veicoli
  • Riduzione di 4 229 t CO2/anno

 


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4.1.2 . Impianto pilota per la produzione di idrogeno e metano da residui zootecnici

Il CRA ING ha progettato e sviluppato, in collaborazione con ENEA UTRIM, un impianto pilota a doppio stadio per la produzione di idrogeno e metano da residui zootecnici all’interno del progetto SOS-ZOT. L’impianto è situato presso il CRA PCM.

Le deiezioni zootecniche vengono convogliate in una vasca aperta, dove è presente acqua piovana, a cui vanno aggiunti insilato di sorgo, liquame, glicerolo e microorganismi per far sì che il processo biologico abbia luogo.

 Bioreattore progetto SOS-ZOT

L’impianto è composto da due bioreattori in grado di elaborare i residui zootecnici ed in grado di produrre, sotto opportune condizioni, idrogeno nel primo reattore e metano nel secondo. 

Modello di funzionamento del bioreattore del progetto SOS-ZOT

 

Dal bioreattore 1 (B1) escono una fase liquida ed una fase gassosa. La fase liquida è composta essenzialmente di acetato, etanolo e acido butirrico, in quantità pari circa alla portata entrante; quella gassosa è invece composta da idrogeno e anidride carbonica in pari percentuale volumica. La corrente liquida deve essere inviata tramite pompa dosatrice al bioreattore di metanogenesi.
Al reattore 2 (B2) dovrà pervenire oltre che il brodo di fermentazione di B1 anche la giusta quantità di microorganismi starter metanogeni. Da B2 uscirà una fase liquida, il digestato, che sarà convogliata in una vasca di raccolta, e una fase gassosa composta essenzialmente di metano e anidride carbonica.
La temperatura, in entrambi i reattori, deve essere compresa in un intervallo di 35-40 °C. La pressione è prevista di 0,8 atm in B1, di 1 atm in B2.
Il pH per B1 dovrà essere di circa 5, mentre per B2 si dovrà attestare a 7. Per assicurare tali valori entrambi i reattori dovranno essere dotati di un controllore di pH che farà immettere nei reattori la corretta quantità di soluzione che ripristini i valori desiderati.
La strategia di separazione degli stadi consente di ottimizzare ciascuna fase del processo sia utilizzando consorzi microbici differenti e specifici, sia impostando differenti valori dei parametri chimico-fisici quali temperatura, pH, tempi di ritenzione idraulica, assicurando una migliore efficienza di degradazione dei materiali organici e un’elevata resa energetica. I gas ottenuti possono venir utilizzati separatamente oppure miscelati nelle desiderate proporzioni per ottenere biometano, una miscela gassosa più energetica e meno inquinante del solo metano.


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