3.2. La fertirrigazione

La fertirrigazione è una pratica di concimazione che consiste nella somministrazione dei concimi usando come vettore l’acqua d’irrigazione.

La tecnica si può applicare, con impianti di tipologia differente, sia per la concimazione minerale sia per quella organica (usando ad esempio i liquami) ma in genere si adotta per la concimazione minerale.
La fertirrigazione comporta infatti la miscelazione con l’acqua irrigua di una soluzione fluida di concimi, operazione impossibile da effettuarsi con la maggior parte dei fertilizzanti organici. 

Il vantaggio della fertirrigazione consiste nell’ottimizzazione della nutrizione minerale, in quanto la somministrazione dei concimi può essere adattata alla dinamica dei fabbisogni nutritivi della coltura nel corso del ciclo: un impiego ottimale dell’impianto contempla anche la variazione del dosaggio e della formula di concimazione secondo la fase fenologica della coltura. La fertirrigazione si presta per essere adottata nei sistemi d’irrigazione in pressione, preferibilmente con distribuzione localizzata (irrigazione a goccia o altri sistemi di microirrigazione).

Le metodologie di fertirrigazione sono fondamentalmente due:

  • Distribuzione di elementi nutritivi continua e proporzionale all’intervento irriguo. Questo metodo ha il vantaggio di essere estremamente semplice e consente di aumentare la distribuzione dei fertilizzanti all’aumento della domanda di acqua di irrigazione. E’ una metodologia che si avvicina alla tecnica della fertirrigazione delle colture fuori suolo. Estrema importanza ha la composizione chimica della soluzione, la sua conducibilità elettrica e la reazione del pH. Nella versione estrema il terreno costituisce solamente un supporto della coltura.
  • Distribuzione di elementi nutritivi definita e suddivisa per ciascuna fase fenologica. Il fabbisogno della coltura viene stimato attraverso un bilancio che considera le asportazioni, le immobilizzazioni, le perdite, gli apporti e le disponibilità naturali. Quindi viene suddiviso, considerando i rapporti ottimali fra gli elementi, per ciascuna fase fenologica ottenendo la quantità da distribuire periodicamente.

I prodotti impiegati nella fertirrigazione devono essere completamente solubili in acqua per evitare occlusioni negli erogatori e mobili nel terreno per poter raggiungere facilmente l’apparato radicale. 


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3. Irrigazione e fertirrigazione

La richiesta di acqua da parte delle colture, il cambiamento climatico e la necessità di ottimizzare la risorsa idrica, ha portato allo sviluppo di tecniche di irrigazione maggiormente sostenibili, quali la microirrigazione.

La microirrigazione indica un insieme di sistemi irrigui dove l’acqua viene diffusa tramite erogatori a bassa pressione direttamente vicino alla pianta ed al suo apparato radicale. Questo tipo di irrigazione distribuisce piccoli volumi di acqua in tempi abbastanza lunghi e con elevata frequenza. L’efficienza e l’uniformità di distribuzione di questa tecnica di irrigazione non hanno eguali.
Se alla microirrigazione viene abbinata la fertirrigazione i risultati produttivi sono ancora migliori. L’impiego dell’irrigazione a goccia senza la fertirrigazione, fa perdere un notevole vantaggio nell’applicazione del metodo, che nell’abbinamento delle due tecniche trova la sua migliore utilizzazione ed efficienza.


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3.1. L’irrigazione a goccia

L’irrigazione a goccia permette di fornire la giusta quantità d’acqua al posto giusto, garantendo la possibilità di fornire anche piccoli apporti.

 

Questo tipo di irrigazione permette una forte riduzione dei consumi irrigui e questo, unito alla bassa pressione necessaria per l’impianto, comporta una notevole diminuzione anche delle richieste energetiche per il funzionamento dei sistema. 

 Esempio di valvola di controllo per la riduzione della pressione

I costi di gestione sono minori rispetto all’irrigazione per aspersione, mentre il costo di installazione è proporzionale alla superficie da coprire.

Questo tipo di irrigazione è vantaggiosamente applicabile anche in aree collinari ed è compatibile con la fertirrigazione. Questi due fattori sono particolarmente rilevanti nei vigneti.
Certamente questo tipo di irrigazione ha dei limiti, rappresentati dalla necessità di interventi irrigui frequenti e dal tempismo esatto, che infatti deve essere calcolato tenendo presente i meccanismi di movimento dell’acqua nei differenti tipi di suolo.

I gocciolatori possono essere posizionati a qualche distanza dal terreno (appesi sotto chioma),

 


opuure posizionati a terra

o interrati.

Ogni situazione presenta vantaggi e svantaggi e la scelta dell’opzione più idonea dipende dallo studio dell’insieme del vigneto.
L’irrigazione sottochioma risulta la più facilmente controllabile ma risulta d’intralcio alla spollonatura; l’irrigazione a terra è la più economica ma richiede attenzione nell’utilizzo delle macchine; l’irrigazione interrata è la più efficace ed è fuori dal rischio di danneggiamenti ma è molto costosa e di difficile ispezione.
Con l’irrigazione a goccia si deveintervenire quando la pianta non ha ancora raggiunto condizioni di stress e gli interventi devono avere una durata minima (ovvero l’acqua deve avere il tempo di arrivare all’apparato radicale) ed una massima (oltre la quale l’acqua si spingerebbe a profondità inutili) che dipende dalla tessitura del terreno, dalla spaziatura fra i gocciolatori e dalla loro portata. 


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