3.1.1. La luce

Luce, temperatura e umidità sono fattori fondamentali per il corretto sviluppo delle piante. Tuttavia esistono determinati intervalli di temperatura e umidità all’interno della serra per ottimizzare la fotosintesi. Infatti, ha senso perdere radiazione luminosa, ad esempio con l’ombreggio estivo, solo fino al punto di ottenere una riduzione di temperatura. Oltre, si ha l’effetto opposto: si fanno solo “filare”, cioè indebolire le piante.

Nelle serre la scelta del materiale di copertura è pertanto essenziale. Attualmente esistono teli plastici di copertura con trasmissione fino al 92- 93%, più o meno quella di un vetro standard. Il vetro però con trattamento antiriflesso può arrivare fino ad una trasmissione del 95-96% e, dato che l’1% in più di radiazione equivale a 1% in più di produzione, la differenza non è trascurabile.


Tabella – Caratteristiche  tecniche di alcuni dei più comuni materiali  utilizzati  per la costruzione delle serre

Materiali

PAR (1)

PAR (2)

U
(W/m2 °C)
(1)

U
(W/m2 °C)
(2)

Peso
(kg/m2)

Indice prezzi

Vetro

 

 

 

 

 

 

vetro, 3 mm

89- 91%

83%

5.5-6.45

10.5

7.83

Vetro =l

doppio vetro, 3 mm

79%

 

3.1-3.70

 

15

3-4

vetro Hortiplus a bassa emittanza

82%

2-3.5

 

 

 

1.7

Plastiche rigide

 

 

 

 

 

 

polimetacrilato

86%

72%

3-4

5.8

5

6-8

policarbonato

78%

 

3.1-3.3

 

1.2-1.5

3-4

Film Plastici

 

 

 

 

 

 

PE lunga durata

90%

83%

6.1-7.8

11.2

0.16

PE =1

PE impermeabile infrarosso

85-90%

 

6.1-7.7

 

0.17

1.1

PE lunga durata doppio strato

81%

 

5-6.1

 

0.34

2

EVA

91%

 

6.5-8.4

 

0.17

1.3-1.4

PVC

92%

 

6.1-8.1

 

0.23

1.4

PAR=  trasmissione% della radiazione (400-700 mm) sulla fotosintesi, in assenza(1) o con  condensa (2).
U = trasmittanza termica, ovvero il flusso di calore che attraversa una superficie unitaria sottoposta a differenza di temperatura pari ad 1°C.
Fonte: Frittegotto.it
 


Una serra in vetro standard arriva a trasmettere circa l’80% della luce solare, più o meno quanto una serra ricoperta con un doppio film plastico. La perdita del 10-12% di trasmissività rispetto al vetro singolo viene compensata da una struttura portante meno ingombrante. Un doppio film permette però un risparmio sul riscaldamento del 25-35%, fino al 50% in climi molto freddi.
A limitare la trasmissività c’è anche la polvere che si deposita con continuità sulle serre e può bloccare in poche settimane dal 10-12% fino al 20-25% della radiazione. I tetti delle serre si possono lavare solo con spazzole a mano o con macchine. In inverno si aggiunge il problema della condensa, che non solo porta malattie crittogamiche, ma toglie anche dal 9 al 13% di luce.
Un altro fattore importante è dato dalla capacità di diffondere la luce da parte della copertura a parità di trasmissività. I materiali a luce diffusa aumentano le rese fino al 10-15% in Nord Europa e fino al 40-60% in clima mediterraneo.

3.1. L’Innovazione in serra

Un aspetto fondamentale per migliorare in futuro le prestazioni della serricoltura a livello mondiale, sarà quello di massimizzare l’intercettazione della radiazione solare da parte delle colture, migliorare la nutrizione carbonica (CO2) e quella idrica e minerale, tramite colture fuori suolo a ciclo chiuso.

3. Il ruolo fondamentale della ricerca

L’incontro tra l’agricoltore e il mondo della ricerca sta portando un notevole sviluppo al settore. Questo scambio di informazioni è estremamente utile per lo sviluppo qualitativo e quantitativo della produzione, e per seguire un’ottica di produzione sostenibile.

L’Europa, attraverso numerosi progetti e finanziamenti, incentiva lo scambio di informazioni e l’istaurarsi di collaborazioni giudicate estremamente proficue.
Il progetto europeo maggiormente sensibile alla creazione di collaborazioni e scambio di informazione tra i vari attori del mondo agricolo è EIP-AGRI e interessa tutti i paesi membri.

In Danimarca la collaborazione tra agricoltori e ricercatori ha portato ad un aumento delle rese nella produzione organica. Infatti anche se le procedure sono note, non sempre sul campo si ottenevano le rese previste dal laboratorio. Questa collaborazione diretta ha permesso di individuare i problemi (le procedure, infatti, non sempre potevano essere applicate alla lettera) e quindi si sono sviluppate valide alternative che di fatto hanno consentito un netto miglioramento delle rese.

In Estonia la collaborazione tra agricoltori e ricerca ha portato all’uso di stazioni metereologiche per prevenire la moria delle patate.

Grazie alle stazioni meteorologiche posizionate ad hoc, gli agricoltori erano in grado di organizzare al meglio la scaletta dei trattamenti fitosanitari. Queste attenzioni hanno comportato l’impiego di un minor quantitativo di pesticidi e un aumento delle rese con conseguente aumento delle entrate che, di fatto, sono quasi raddoppiate.

In Inghilterra i ricercatori hanno impiegato un approccio innovativo mettendo direttamente gli agricoltori a sperimentare sul proprio terreno le pratiche a loro avviso migliori per ridurre l’apporto degli additivi e migliorare la produzione in maniera qualitativa e quantitativa. I ricercatori erano al servizio degli agricoltori e venivano interpellati da questi ultimi al fine di avere risposte su come e perché qualcosa funzionasse oppure no e per trovare, quindi insieme una soluzione efficace per il territorio.


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