2.2. L’agricoltura familiare in Italia

L’azienda-famiglia resta il modello di riferimento per l’agricoltura italiana, tuttavia, in Italia l’agricoltura familiare si presenta con una particolare demografia imprenditoriale caratterizzata dall’alta presenza di operatori anziani, pochi giovani e una tendenza alla femminilizzazione del settore.

Gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 37% del totale (più alta rispetto alla media europea che è poco al di sotto del 30%), i giovani sono circa il 10% del totale.
Tuttavia è bene sottolineare che il 7,2% ha meno di 35 anni e il 70% di queste imprese opera in attività multifunzionali quali:

  • agriturismo;
  • fattorie didattiche;
  • vendita diretta dei prodotti tipici e del vino;
  • trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio;
  • produzione di pane, birra, salumi, gelati e cosmetici.

Tabella 3- Fonte: INEA

Con 50 miliardi annui di produzione agricola e 740.000 imprese iscritte alla Camera di Commercio, l’agricoltura italiana è al 12mo posto nel mondo (con solo lo 0,3% della superficie agricola mondiale), ma deve fare i conti con un saldo negativo di 7 miliardi di euro: questo significa che importiamo più di quanto produciamo, mentre ci sarebbe spazio per un incremento della produzione di ben il 20%. La nostra agricoltura subisce la crisi in modo pesante: oggi la superficie coltivata è di 12,2 milioni di ettari – il 18% in meno rispetto a due decenni fa – il numero delle imprese e della forza lavoro è in calo, mentre si alza l’età degli addetti.
Il problema del ricambio generazionale è particolarmente chiaro in agricoltura tanto da essere stato esplicitamente inserito nell’ultima PAC. I maggiori ostacoli a cui un giovane deve far fronte nel momento in cui si insedia sono l’accesso alla terra e al credito.

Tuttavia, i giovani che si affacciano all’agricoltura presentano delle caratteristiche imprenditoriali interessanti e innovative che lasciano sperare in una nuova potenzialità per l’agricoltura italiana. Coldiretti ha creato un portale proprio dedicato ai giovani imprenditori agricoli in cui si possono trovare informazioni ed aggiornamenti su diverse tematiche inerenti l’agricoltura.

Per quanto riguarda le imprenditrici agricole esse rappresentano circa il 30% degli agricoltori; le loro imprese sono tendenzialmente multifunzionali e dirette ad ampliare e caratterizzare la loro offerta produttiva (trasformazione dei prodotti, il recupero delle antiche cultivar) e fornire servizi al territorio (servizi sociali, accoglienza e ristorazione). Anche per loro Coldiretti ha aperto un portale dedicato.

I giovani e le donne che decidono di diventare agricoltori oggi sembrano fare una scelta imprenditoriale precisa, orientando i fattori produttivi alle esigenze della filiera e dei consumatori. I comportamenti aziendali sperimentati sottolineano l’esistenza di nuove esigenze e fabbisogni a cui le politiche pubbliche stentano ad adeguarsi. Fino ad oggi, le politiche agricole si sono, infatti, concentrate sul problema del primo insediamento guardando essenzialmente alla nascita dell’impresa e non alla sua competitività e alle numerose difficoltà operative che sono alla base della mortalità imprenditoriale.


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2.1. La situazione in Europa

L’agricoltura familiare garantisce da secoli la crescita del settore agricolo europeo. L’attuale quadro politico dell’UE si concentra soprattutto sulla necessità di fornire una risposta chiara alle esigenze dei cittadini in termini di sicurezza alimentare e di soddisfare le aspettative sempre crescenti riguardo alla qualità, al valore, all’origine e alla diversità dei prodotti alimentari. Nel contempo, la politica agricola comune consente di mantenere gli stili di vita rurali e contribuisce in misura considerevole allo sviluppo economico e sociale delle zone rurali.

Il 97 % dei 12 milioni di aziende agricole presenti nell’Unione Europea sono di tipo familiare e risultano di proprietà di un’unica persona fisica che continua a gestire terreni coltivati in precedenza dai genitori e dai nonni e che cerca di farlo mantenendo determinati valori e tradizioni culturali.
Si tratta di agricoltori, e delle relative famiglie, che solitamente svolgono la maggior parte dei lavori agricoli nell’azienda, ricavano il loro reddito prevalentemente dall’agricoltura e vivono nell’azienda stessa o nelle vicinanze.

Tabella 2- Fonte: Rete Rurale UE

Le aziende agricole a conduzione familiare occupano circa il 69 % dei terreni agricoli dell’UE e in media le loro dimensioni sono pari a 10 ettari (ha), mentre le aziende condotte da società hanno dimensioni in genere pari a 152 ha.

Le aziende agricole a conduzione familiare presentano inoltre una considerevole variabilità per quanto riguarda l’ampia gamma di attività svolte, le varie risorse da cui dipendono, il grado di integrazione nel mercato, la competitività e la quota di manodopera di cui si avvalgono per la propria gestione.


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2. L’agricoltura familiare

L’agricoltura, soprattutto quella familiare, non si limita a produrre alimenti, ma fornisce servizi all’ambiente e alla comunità; pertanto il Consiglio dell’Unione Europea l’ha così definita:

“L’agricoltura familiare è più di una professione: è un modo di vivere”.

Visto che l’agricoltura familiare rappresenta il 90% delle aziende agricole mondiali con un contributo al fabbisogno alimentare mondiale intorno all’80%, di fatto rappresenta un fattore determinante per la sicurezza alimentare globale nonché per la salvaguardia dell’ambiente. Tuttavia, nonostante questo ruolo chiave, la maggior parte di queste famiglie di agricoltori è povera e spesso non è nemmeno in grado di assicurare un approvvigionamento alimentare per lei stessa.

Le aziende agricole familiari sono molto eterogenee, pertanto le strategie e le politiche per l’innovazione devono tenere in dovuta considerazione la situazione agro-ecologica e socio-economica di partenza. I governi dovrebbero, inoltre, inserire tra gli obiettivi primari le ricerche applicative per il miglioramento nelle tecniche e tecnologie di allevamento, coltivazione e pratiche gestionali, nonché la diffusione dei risultati di ricerca e le consulenze.
Le ricerche e i miglioramenti in questo settore devono essere considerati pubblici servizi, in quanto portano benefici a favore di tutta la popolazione.

Per un corretto sviluppo agricolo c’è bisogno di una buona amministrazione politica, condizioni macroeconomiche stabili, regole chiare e trasparenti, certezza dei diritti di proprietà, strumenti per la gestione dei rischi e infrastrutture per il mercato. L’accesso ai mercati, anche a livello locale, è molto importante in quanto non solo migliora la condizione economica dell’agricoltore, ma permette lo scambio di idee, la visione di altre soluzione e stimola all’innovazione.
Infine, per un miglior sviluppo rurale agli agricoltori deve essere data la possibilità di organizzarsi in associazioni che incentivino lo scambio di informazioni e l’accesso al mercato, e, al tempo stesso, che riescano ad avere un peso a livello decisionale.


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