6. Figure

Figura 1 – Struttura cristallina dell’Idrato di metano


Figura 2 – Distribuzione di depositi di clatrati di metano nelle  diverse aree geografiche (Riso, 2005)

 


Figura 3 – Diagramma di fase dell’idrato di metano


Figura 4 – Gulf Coast [16]

 


 

5. Conclusioni

Secondo il rapporto della Commissione Europea “Energy Roadmap 2050”, il gas dovrà giocare un ruolo chiave nella transizione del sistema energetico verso le fonti rinnovabili, di cui rappresenta peraltro il complemento ideale, potendone compensare la discontinuità. Tra i fattori che renderanno tale ruolo sempre più incisivo a livello mondiale, oltre alla combustione molto più pulita rispetto agli altri combustibili e alla versatilità d’impiego, vi è senza dubbio l’enorme disponibilità delle risorse, in particolare di quelle non convenzionali, come lo shale gas, divenuto ormai una realtà nel panorama energetico soprattutto statunitense. Non meno interessanti, tuttavia, appaiono in prospettiva gli idrati di metano, ai quali stanno rivolgendo la loro attenzione ricercatori di diversi Paesi, in primo luogo USA e Giappone, supportati da finanziamenti importanti da parte dei rispettivi governi, in virtù degli enormi quantitativi stimati. Negli USA, l’agenzia scientifica del Governo USGS (US Geological Survey) ha calcolato che, nel solo versante Nord dell’Alaska, vi sarebbero risorse potenzialmente recuperabili per oltre 2.400 miliardi di metri cubi [18], mentre secondo la JOGMEC i depositi di idrati di metano situati sotto l’oceano al largo delle coste giapponesi sarebbero tali da poter coprire la domanda interna di gas per decenni, anche se una tecnologia di estrazione economicamente conveniente non sarà disponibile entro i prossimi dieci anni [17].

Gli idrati di metano sono, comunque, distribuiti diffusamente su larga parte del pianeta e ciò li rende ancora più interessanti, perché il loro sfruttamento consentirebbe di sottrarre il commercio internazionale del gas alle strumentalizzazioni politiche attuate dai Paesi in cui sono concentrate le maggiori riserve di idrocarburi. Come giustamente sostiene qualche autore [09], ne potrebbe derivare un effetto dirompente sul mercato globale dell’energia, rendendo indipendenti Paesi attuali importatori, come il Giappone e l’intera Asia.

Certamente, perché si possa giungere ad una fase di commercializzazione, bisognerà superare, prima ancora delle difficoltà tecniche ed economiche, i non trascurabili rischi ambientali che la loro estrazione comporta, e dunque i tempi non saranno brevissimi, ma l’impulso dato alla ricerca negli ultimi tempi ed il successo delle sperimentazioni citate aprono prospettive interessanti.

Peraltro, proprio in riferimento a quella realizzata nel 2012 dagli USA in Alaska, molti studiosi evidenziano la possibilità, che il metodo di estrazione adottato consente, di stoccare in maniera permanente sotto forma di clatrati l’anidride carbonica proveniente da fonti concentrate, come, ad esempio, le centrali termoelettriche, contribuendo alla riduzione della sua concentrazione nell’atmosfera.

 

4. Lo stato delle ricerche

I rischi sopra richiamati e la complessità tecnica del processo di estrazione rendono al momento problematico lo sfruttamento commerciale del metano contenuto negli idrati, tuttavia diversi Paesi – in primo luogo USA e Giappone, ma anche Canada, India, Cina, Corea del Sud, Norvegia- stanno lavorando per cercare una soluzione che possa ridurre al minimo i pericoli e risultare, al contempo, economicamente sostenibile.

La prima produzione al mondo risale al 1971 e riguarda il campo di Messoyakha, nella Siberia Nord-Occidentale.

Estrazioni sperimentali e di breve durata si sono avute, ad opera di un team internazionale di ricerca, a Mallik, nel Nord-Ovest del Canada, in particolare nel permafrost del delta del fiume McKenzie, dove sono stati scoperti giacimenti di idrati sin dal 1972 e dove sono state effettuate due prove di produzione: la prima, nell’inverno 2001-2002, quando, utilizzando il metodo della stimolazione termica, sono stati ottenuti 500 mc di metano; la seconda, durata sei giorni, nel marzo 2008, quando sono stati estratti 13.000 mc mediante depressurizzazione [13].