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Come aumentare rese e qualità delle colture migliorando anche l’ambiente

Gli insetti impollinatori sono responsabili dell’impollinazione delle colture e quindi sono direttamente responsabili della rese delle stesse. Purtroppo in questi ultimi anni si è verificata una diminuzione nella biodiversità che ha comportato diversi squilibri, tra cui una diminuzione di insetti fondamentali per la sopravvivenza dell’agricoltura. Attualmente in Europa più dell’80% delle coltivazioni dipende direttamente da questi insetti utili per l’impollinazione. La diminuzione degli insetti utili è direttamente collegata alla scomparsa dei loro habitat naturali.

L’importanza di tali insetti è al centro dell’attenzione anche delle multinazionali e delle associazioni dei produttori di fitofarmaci. Non è a caso che la ricerca internazionale di Syngenta si sia attivata per creare e promuovere il progetto “Operation Pollinator”.
L’importanza di un habitat ricco va, infatti, ben oltre l’aspetto etico. Il progetto infatti mira a sensibilizzare l’agricoltore dimostrandogli che con una gestione più sostenibile del territorio si possono praticamente ricevere gratuitamente anche dei benefici economici.

Gli insetti impollinatori infatti lavorano senza che ci siano dei costi, basta fornir loro un ambiente idoneo per vivere e svilupparsi. In cambio con la loro attività di impollinazione fanno migliorare resa e qualità dei prodotti. Per ottenere tutto questo l’agricoltore deve sacrificare terreni marginali e di scarsa produttività per la creazione degli habitat essenziali per la vita degli insetti impollinatori.
Il progetto di Syngenta però va oltre la semplice sensibilizzazione del coltivatore, infatti aiuta a definire quali piante e fiori possono essere maggiormente utili nei diversi luoghi. Per questo motivo in Italia sono attive sperimentazioni in quattro diverse zone: Faenza, Foggia, Perugia, Pisa. Ciascuna di esse presenta caratteristiche diverse.

In ogni caso, le aree da dedicare agli insetti sono le meno produttive, quali quelle a bordo campo. Queste zone possono essere seminate con essenze specifiche ricche in nettare e polline che attirano gli impollinatori. Tali aree servono da rifugio anche per altri animali, quali piccoli mammiferi e uccelli, che possono aiutare, sempre gratuitamente, a mantenere sotto controllo i parassiti.
La presenza di terreni di questo tipo a bordo campo può far aumentare fino al 600% il numero di bombi presenti, fino a 12 volte il numero di farfalle e oltre 10 volte il numero di altri insetti in tre anni, andando a migliorare anche le rese e la qualità delle colture.

Come maggiore garanzia di rientri economici, Syngenta mette a disposizione la possibilità di utilizzare il logo di “Operation Pollinator” sui prodotti coltivati secondo i principi del progetto.
Questo marchio informa rapidamente il consumatore che il prodotto che si accinge a comprare è stato coltivato seguendo una strategia di agricoltura sostenibile e incentivante la biodiversità.

 

Per saperne di più:
Syngenta
Operation Pollinator

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Ricercatori statunitensi identificano l’odore che attrae le cimici

I ricercatori del Servizio di Ricerca Scientifica (Agricultural Research Service – ARS) del Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti (USDA) sono riusciti a isolare, decodificare e quindi sintetizzare i segnali chimici di richiamo della cimice Halyomorpha halys. I risultati ottenuti sono stati pubblicati a giugno 2014 sul Journal of Natural Products.

La scoperta è di notevole valore scientifico in quanto apre la strada alla possibilità di creare trappole veramente efficienti ed efficaci contro questo insetto che provoca danni ingenti a moltissime colture. Questa cimice, infatti, è un insetto di origine asiatica che si è diffuso in moltissime regioni. Ha una dieta molto varia, al momento si contano ben 300 piante diverse che possono subire l’attacco della cimice. Oltre al fastidio che può provocare all’interno di abitazioni e giardini, a subire danni ingenti sono soprattutto le colture di mele, pesche, mais e soia.

I risultati di questa ricerca sono frutto di una collaborazione tra diversi Enti di ricerca negli Stati Uniti e a Taiwan.
Per riuscire a trovare il ferormone giusto, i ricercatori hanno analizzato i componenti degli odori emessi dalla cimice. Tra tutti i composti analizzati, sono stati notati due ferormoni particolarmente interessanti, emessi solo dai maschi adulti.
Questi due ferormoni sono stati identificati, caratterizzati e quindi riprodotti in laboratorio. Successivamente questi composti sono stati testati come agenti attrattivi e, visti i risultati promettenti, i ricercatori hanno proceduto con la preparazione di trappole contenenti al loro interno i due ferormoni. Sono state testate trappole contenenti i due composti da soli, come pure trappole contenti miscele dei due ferormoni.
I risultati ottenuti hanno dimostrato che in effetti i ferormoni individuati possiedono delle forti capacità attrattive verso altre cimici senza far differenza di sesso o stato di maturazione dell’insetto. Infatti attraggono indistintamente maschi, femmine e ninfe.
Dalla conta degli esemplari catturati emerge inoltre che i richiami sono più efficaci quando i due ferormoni sono miscelati tra loro rispetto a quando sono impiegati singolarmente.

Questa scoperta risulta di particolare rilievo vista la comprovata inefficace azione delle trappole finora in commercio.
Infatti, proprio poco prima della scoperta dei ricercatori di ARS, altri ricercatori avevano pubblicato su Environmental Entomology un articolo riportante i dati raccolti con un’altra ricerca mirante a verificare la bontà delle trappole in commercio. In questa ricerca, alcuni scienziati dell’Università del Maryland (USA) hanno messo alla prova l’efficacia delle trappole per cimici sui campi di pomodoro.
Per misurare l’efficacia di dette trappole, queste ultime sono state posizionate soltanto in alcuni dei campi selezionati per la ricerca, mentre altri campi non sono stati trattati in alcun modo al fine di poter essere impiegati come riferimento per la ricerca.
Gli esperimenti effettuati hanno dimostrato che le trappole attraevano sicuramente le cimici, le quali sono arrivate in gran numero sui campi grazie ai richiami delle esche, ma, una volta sui campi, preferivano i pomodori alle esche. Risultato: i campi forniti di trappole avevano molte più cimici dei campi non trattati e privi di trappole. Di conseguenza i campi con le esche hanno subito danni maggiori rispetto a quelli senza.

Per saperne di più:
USDA
Journal of Natural Products
Environmental entomology

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Piccoli frutti. Aumentarne la produzione è un investimento redditizio

Il Centro Ricerche Produzioni Vegetali (CRPV) il 16 ottobre 2014 ha organizzato a Bettola (PC) un convegno sulla fattibilità di coltivazione dei piccoli frutti sulle colline piacentine. La realtà ambientale piacentina non è molto diversa da tante altre realtà collinari, quindi le soluzioni trovate per questa zona bene si adattano anche ad altre zone.

La possibilità di coltivare piccoli frutti risulta economicamente vantaggiosa in quanto, nonostante il calo dei consumi per frutta e verdura in generale, il consumo dei piccoli frutti continua a crescere e la produzione attuale non riesce a soddisfare la richiesta del mercato interno; infatti ben il 70% delle vendite di questi frutti è di importazione.
In Italia si sta diffondendo in diverse regioni la coltivazione del mirtillo, specie di quello gigante americano, in quanto esistono varietà che sopportano bene anche il clima caldo.
Attualmente la regione leader della produzione è il Trentino, seguito dal Piemonte e quindi dalla Lombardia. Le zone con una maggior concentrazione di coltivazioni sono Sondrio e la Valtellina, in cui sono ben 50 gli ettari coltivati a piccoli frutti. I più coltivati sono lamponi e mirtilli e in entrambi i casi rappresentano il 40% delle coltivazioni,  mentre il restante 20% è coltivato a more e ribes.
Durante il convegno sono state analizzate diverse realtà, e sebbene sia chiaro che la produzione è possibile, ci sono diversi aspetti che devono essere approfonditi e migliorati.

I vantaggi di iniziare questo tipo di coltivazione sono riassumibili in:

  • possibilità di sfruttare terreni difficili e attualmente non coltivati;
  • investimenti iniziali bassissimi;
  • alta domanda da parte del mercato.

Tuttavia, prima di iniziare questo tipo di coltivazione è utile tenere presente che:

  • la manodopera incide per il 70% sulle spese;
  • i piccoli frutti richiedono un terreno acido;

La Drosophila suzukii può essere un problema visto che è attratta anche dai piccoli frutti.

Nelle colline piacentine, grazie alla Misura 411, Azione 7 del PSR, diverse aziende hanno incominciato negli ultimi anni a produrre e commercializzare piccoli frutti. Nella maggior parte sono le aziende familiari a  coltivare questi frutti su terreni agronomicamente difficili da gestire. La vendita in genere è diretta e vista l’alta richiesta tutto il prodotto viene venduto.
Dai dati presentati dalla Cooperativa Agrifrutta di Peveragno (Cuneo) si vede che la coltivazione del lampone può avvenire tra i 300 e i 900 metri, in questo modo si ha la possibilità di dilazionare la produzione. Inoltre, la presenza di un terreno non idoneo (ad esempio quello calcareo tipico dell’appennino) può essere ovviata mediante la coltivazione in vaso.
Anche i dati di produzione sono interessanti, infatti i piccoli frutti entrano in produzione molto velocemente, durano in genere 8 anni di piena raccolta (il mirtillo può anche arrivare anche a 20) e le rese per 1.000 m2 in media sono:

  • lampone: 8-12 q;
  • mora: 15-20 q;
  • ribes: 10-15 q;
  • mirtillo: 12-15 q.

Dai dati emersi dal convegno si nota quindi un inizio promettente, tuttavia sono emerse anche le difficoltà riscontrate e quindi individuate le linee di azione futura.
Risulta infatti necessario potenziare:

  • l’assistenza tecnica soprattutto sul tipo di terreno maggiormente idoneo;
  • la ricerca di nuove varietà con caratteristiche migliori al nostro clima e con periodo di commercializzazione più lungo;
  • la catena del freddo per incrementare la commercializzazione.

Per saperne di più: Atti di "Piccoli Frutti  nuove oppotunità per le colline Piacentine".
I documenti del convegno di Bettola il 16 ottobre 2014 sul tema: 

L’intervento Carli

Gli altri interventi in allegato

Centro Ricerche Produzioni Vegetali