Articoli da inserire nella Newsletter del PSR Lombardia

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Un allevamento a basso impatto ambientale è possibile. I dettagli di un progetto Europeo

Durante il periodo 2007-2013 si è svolto in Europa il progetto BATFarm con lo scopo di analizzare le realtà europee esistenti e quindi delineare la strategia per trovare le Pratiche Migliori (Best Available Practice – BAT) nelle realtà agricole (Farm).

Il progetto risponde alle richieste della Comunità europea che dal 1991 mira a ridurre l’impatto ambientale delle attività agricole, e non solo, e quindi a regolare le emissioni di gas in atmosfera e la diffusione nel terreno e nell’acqua di inquinanti o di elementi che comunque hanno un impatto ambientale negativo qualora vengano rilasciati in quantità eccessive.
La direttiva 2010/75/UE impone l’adozione della Miglior Pratica Disponibile sul mercato per diminuire l’impatto ambientale. Nella scelta della miglior pratica il fattore economico è ritenuto importante, per cui è uno dei fattori che lo stesso progetto BATFarm prende in esame.
A coordinare il progetto, che interessa diversi stati europei dell’area atlantica, c’è l’Istituto Basco per la Ricerca e lo Sviluppo in Agricoltura (Neiker Tecnalia). Gli altri enti partecipanti sono: Teagasc (Irlanda), IRSTEA (Francia), INTIA (Spagna), l’University di Glasgow (Caledonia) (Scozia), e il Higher Institute for Agronomy (Portogallo).

L’allevamento intensivo è una pratica agricola comune e largamente diffusa specialmente nelle aree interessate dal progetto. Questo tipo di attività consente un buon rientro economico, ma pone diversi problemi ambientali, come le emissioni di gas inquinanti (ammoniaca, ossido d’azoto e metano) in atmosfera e il rilascio di nitrati nel suolo e nell’acqua.
Nella prima parte del progetto si sono raccolti dati sulle pratiche e sulle tecnologie relative all’allevamento attualmente in uso e si sono studiati possibili scenari per verificare come sia possibile ridurre l’impatto ambientale su aria, acqua e suolo.
Tra le pratiche prese in esame ci sono il tipo di suolo negli allevamenti a terra, l’impiego di additivi nello stoccaggio dei reflui, l’impiego e la rotazione del letame, contenitori flessibili per lo stoccaggio collettivo dei reflui, depuratori di gas all’esterno dei capannoni, l’impiego dei reflui.

Dalla ricerca emerge che non esiste un metodo unico migliore, ma ogni caso è particolare e deve essere analizzato come tale. Per ottimizzare ciascuna realtà agricola si è proceduto alla creazione di un software capace di analizzare la situazione e fornire soluzioni su come quella specifica realtà si possa muovere al fine di rilasciare meno elementi nutritivi nell’ambiente (azoto, potassio, fosforo, rame e zinco) e diminuire la produzione di ammoniaca, metano e ossido nitroso durante tutte le fasi di produzioni (alloggiamento, stoccaggio dei rifiuti, gestione dei reflui e applicazioni sul terreno).
Dal progetto emerge pure l’efficacia dei sistemi di raccolta collettivi per il trattamento dei rifiuti, elemento che si è rivelato ottimale per tutte le realtà agricole.

Il progetto è appena finito e il 13 maggio scorso si è svolta a Bilbao la conferenza conclusiva che apre alla diffusione dei risultati al grande pubblico. Infatti, i risultati ottenuti sono stati finora diffusi principalmente ad Istituzioni e centri di ricerca a livello europeo e ora tutti detti organismi devono collaborare e diffondere le nuove informazioni.
Il software messo a punto sarà disponibile a breve sul sito web di tutte le istituzioni partecipanti.

 

Per saperne di più:
Basque Research
Neiker Technalia
Batfarm
Direttiva 2010/75/UE
Direttiva nitrati 91/676/UE
Direttiva acque 2000/60/UE
Direttiva emissioni 2001/81/UE
Direttiva suolo 2004/35/UE
Direttiva IPPC– Kyoto 96/61/UE

 

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BEI e UniCredit insieme per l’agricoltura

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) e il Gruppo UniCredit hanno siglato tre nuovi accordi per un totale di 700 milioni di euro per finanziamenti a medio-lungo termine destinati a fornire nuove risorse al tessuto produttivo italiano.
Tre le linee di credito:

  • prestiti destinati alle PMI (400 milioni di euro);
  • crediti ad aziende che creano nuova occupazione giovanile (200 milioni di euro);
  • finanziamenti di progetti finalizzati a fronteggiare e prevenire i danni delle calamità naturali (100 milioni di euro).

Alle PMI italiane saranno destinati 400 milioni di euro impiego di fondi BEI a condizioni di particolare favore. Le linee di credito, canalizzate sempre attraverso UniCredit e UniCredit Leasing, sono destinate al finanziamento sia di nuovi investimentisia di quelli in corso, purché non ancora ultimati. I progetti finanziabili non potranno superare l’importo di 25 milioni.
Gli interventi, relativi ad aziende attive in tutti i settori produttivi (agricoltura, artigianato, industria, commercio, turismo e servizi) potranno riguardare l’acquisto, la costruzione, l’ampliamento e la ristrutturazione di fabbricati; l’acquisto di impianti, attrezzature, automezzi o macchinari; le spese, gli oneri accessori e le immobilizzazioni immateriali collegate ai progetti, incluse le spese di ricerca, sviluppo e innovazione; la necessità permanente di capitale circolante legata all’attività operativa.

Dei 200 milioni destinati all’occupazione giovanile possono beneficiare le PMI (fino a 250 dipendenti) e le Mid-Cap (fino a 3000 dipendenti) che rispondano almeno a uno dei seguenti requisiti: hanno assunto almeno un lavoratore (tre per le Mid-Cap) di età compresa fra i 15 ed i 29 anni nei sei mesi precedenti la domanda di prestito o lo assumeranno nei sei mesi successivi; offrono programmi di formazione professionale per i giovani, o stage/programmi di formazione per i giovani; hanno stipulato un accordo di cooperazione con un istituto tecnico o scuola o università per impiegare giovani (per esempio durante stage estivi); presentano un assetto proprietario in cui la maggioranza del capitale (oltre il 50%) è detenuto da giovani sotto i 29 anni.
I progetti finanziabili non potranno superare l’importo di 25 milioni.

La terza linea di credito (100 milioni)è destinata al finanziamento di investimenti, a opera di PMI e Mid-Cap, finalizzati alla ricostruzione di infrastrutture nei settori dell’industria, del turismo e dell’agricoltura situati nelle regioni colpite da disastri naturali (Sardegna, Emilia Romagna, Toscana e Liguria i casi più recenti). Con tale linea sarà possibilità anche finanziare le opere di prevenzione come, a titolo esemplificativo, quelle antisismiche o quelle destinate al risanamento idrogeologico dei territori italiani.

L’accordo tra UniCredit e le associazioni di categoria e SGFA-ISMEA è finalizzato al supporto degli operatori del settore agricolo con nuove linee di credito per un ammontare che, nel biennio 2014-15, potrà arrivare a 1 miliardo di euro.

Gli strumenti e le linee di intervento messi a punto da UniCredit sono:

  • Agribond: prodotto di finanziamento con un budget biennale di 600 milioni di euro che prevede l’intervento di garanzia della Società di Gestione Fondi per l’Agroalimentare (SGFA), ente pubblico facente riferimento all’ISMEA (Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare).Si tratta di prestiti a tasso agevolato della durata di sei anni di cui le imprese della filiera agricola italiana potranno usufruire per sostenere investimenti con un orizzonte temporale di medio o lungo periodo. Il fondo di 600 milioni potrebbe anche aumentare se le singole regioni decideranno di incrementare i finanziamenti per l’agricoltura destinando a SGFA altre risorse.
  • Anticipo Pluriennale Pac: 27 miliardi di euro complessivi messi a disposizione tramite i contributi previsti dalla Politica agricola comune recentemente approvata dall’UE, di cui circa 8 miliardi per il biennio 2014/15;
  • Anticipazione dei contributi dei Piani di Sviluppo Rurale: contributi pubblici per circa 2,5 miliardi l’anno, oggi sfruttati solo per il 55% del totale;
  • Supercash rotativo: per l’anticipo di fatture e contratti verso i buyer;
  • Reverse Factoring: per lo smobilizzo dei crediti vantati dai fornitori.

Per saperne di più:

Unicredit
Horizon 2020

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Le nuove linee guida dell’EFSA sul degrado dei pesticidi

L’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), su richiesta della Commissione Europea, ha preparato delle linea guida per valutare in laboratorio i tempi di degradazione dei pesticidi e la dispersione nell’ambiente. Il parametro fondamentale è il DegT50, ovvero il tempo impiegato dal pesticida in esame per dimezzare la sua concentrazione iniziale per effetto della degradazione “naturale”; la dispersione nell’ambiente infatti non è da considerarsi una degradazione. Chiaramente, devono essere presi in esami anche gli intermedi e i sottoprodotti di degradazione che a loro volta possono rappresentare un pericolo per l’ambiente. Anche per questi bisogna definire il DegT50.
Un altro parametro importante è rappresentato dal Koc, ovvero il coefficiente di ripartizione espresso sulla base del contenuto in carbonio organico del sedimento. Questo parametro dà indicazioni sulla capacità del composto chimico di legarsi al suolo e varia a seconda delle caratteristiche del suolo.

La guida dell’EFSA fornisce agli utenti i mezzi per poter calcolare il DegT50 e il Koc nell’analisi di rischio effettuata a seguito delle richieste poste dal Regolamento Europeo 1107/2009. In particolare la guida contiene:

  • informazioni su valori di DegT50 ottenuti da esperimenti in laboratorio e su campo, da usare nell’analisi di rischio;
  • informazioni su come calcolare il DegT50;
  • descrizioni di esperimenti per ottenere i valori di DegT50 nel terreno;
  • descrizione di come integrare i risultati di DegT50 ottenuti in laboratorio con quelli ottenuti sul campo in determinate condizioni;
  • indicazioni sull’uso del parametro Kom (coefficiente di distribuzione normalizzato per la sostanza organica) e Koc;
  • informazioni sull’impiego dei valori di intercettazione delle colture;
  • esempi pratici su come usare la guida.

La presenza del manuale procedurale consentirà di valutare e paragonare tra loro i diversi prodotti; pertanto oltre ad una stima dell’efficacia del fitofarmaco sarà possibile anche tenere in considerazione l’impatto ambientale.

La presenza di questa guida ha come conseguenza la richiesta alle case produttrici di valutare il DegT50 dei loro prodotti, ma comporta notevoli vantaggi per l’utente finale che avrà a disposizione dati più precisi e univoci.

Il 17-18 giugno prossimi l’EFSA organizza a Parma un meeting dove verranno illustrate nel dettaglio il significato delle linee guida e indicazioni su come valutare il DegT50 dei prodotti. Possono partecipare al meeting, che si svolge interamente in lingua inglese, soltanto coloro che si siano precedentemente iscritti. Dato il taglio molto tecnico di detto convegno, saranno interessati quanti operano nel settore della regolamentazione dei fitofarmaci.

 

Per saperne di più:
EFSA
Press Release EFSA
Meeting di Parma del 17-18 giugno
Regolamento Europeo 1107/2009