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Bonifica di siti inquinati: una soluzione viene dalle coltivazioni a scopo energetico

I ricercatori di Versailles-Grignon dell’INRA (Institute National de la Recherche Agronomique – Istituto Nazionale Francese per la Ricerca in Agricoltura) hanno pubblicato un articolo su Science Direct che riporta i risultati di uno studio sulla bonifica di siti inquinati. Questo studio prova come coltivazioni a scopo energetico abbiano un effetto benefico sulla macrofauna dei suoli contaminati da metalli pesanti. I processi biologici sono considerati la base per realizzare la decontaminazione in situ di siti inquinati.

I ricercatori si sono concentrati sullo studio di invertebrati, animali di piccole dimensioni, privi di scheletro, visibili ad occhio nudo, che vivono nel terreno o sulla sua superficie. Hanno quindi analizzato l’effetto delle diverse coltivazioni su questo tipo di macrofauna in condizioni normali (siti non contaminati) e in condizioni di stress (siti contaminati).
Le coltivazioni perenni a scopo energetico prese in esame sono state: pioppeto o miscanto a rapida rotazione, coltivazioni annuali di grano per animali e parcelle boschive.
Le aree oggetto dello studio sono:

  • la pianura di Pierrelaye, nella regione parigina, piana che copre un’area  di oltre 20 km2 e utilizzata in passato per la produzione vivaistica e che ha impiegato acqua contenente i reflui non trattati della città di Parigi;
  • la pianura di Artois, nella regione di Lens, dove si trovavano 12.400 km2 di industrie manifatturiere che per quasi un secolo hanno prodotto grandi quantitativi di polveri.

L’impiego di acque reflue e il rilascio atmosferico di polveri hanno entrambi contribuito all’inquinamento del suolo con metalli pesanti. I metalli maggiormente presenti in queste aree sono zinco, piombo, rame, cadmio. La presenza di tali metalli rende queste aree inutilizzabili per l’agricoltura tradizionale.

Durante il periodo di ricerca sono stati esaminati 10.500 invertebrati appartenenti a 130 specie, 76 famiglie e 23 ordini che vanno dalle lumache ai mille piedi, dagli onischi ai lombrichi, oltre che insetti e ragni. I ricercatori hanno confrontato la macrofauna dei suoli inquinati in cui era presente una coltivazione annuale di grano, con una con coltivazione a scopo energetico. Hanno potuto così constatare che nei campi con le coltivazioni a scopo energetico era presente una macrofauna molto più abbondante, con numero di individui da 3 a 9 volte superiore rispetto alle coltivazioni annuali. Si parla di 6-18 individui per m2 contro 2 individui).
Da un punto di vista di tipologia di specie, non è rilevata una differenza, se non molto piccola, mentre la proporzione di invertebrati “residenti” ovvero non mobili (rientrano in questa categoria i lombrichi) è decisamente maggiore nelle colture a scopo energetico.
La macrofauna presente in suoli contaminati con colture energetiche è comunque nettamente inferiore a quella riscontrabile in zone boschive (siano o no siti contaminati). In questi casi, infatti, si possono contare in media 200 individui per m2.
Dalle analisi emerge che la macrofauna sembra beneficiare dell’assenza di arature e della diminuzione della presenza di prodotti per la salute delle piante. Questi due fattori limitano la crescita e la stabilizzazione delle comunità animali.

La presenza di macrofauna comporta la maggior possibilità di bonificare il terreno attraverso “l’elaborazione” dei metalli pesanti e rendendoli biodisponibili, quindi assimilabili dall’ambiente. Tuttavia, la presenza maggiore di macrofauna comporta anche la maggior presenza di metalli biodisponibili che possono quindi avere altri impatti sull’ambiente, cosa che deve essere tenuta in dovuta considerazione.

Per saperne di più:

INRA
Science Direct

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Finanziamenti per lo sviluppo del settore vitivinicolo

L’imprenditoria vitivinicola è molto frammentata con scarsa coordinazione tra i vari operatori del settore. Molte aziende si presentano sottodimensionate e riscontrano pertanto problemi legati alla scarsità delle risorse umane ed economiche, mentre la base produttiva risulta essere molto ampia rispetto al numero di imbottigliatori e confezionatori. Il settore necessita quindi di una riorganizzazione se vuole restare competitivo. La Comunità Europea e le Regioni vedono nell’innovazione la chiave strategica per una riorganizzazione efficace; gli ultimi finanziamenti mirano proprio a stimolare gli operatori del settore vitivinicolo in questa direzione.

La novità più importante è l’obiettivo di finanziare sia innovazioni organizzative materiali, sia quelle immateriali costituite dai network: lo sviluppo di tecnologie di informazioni e per trasferire e diffondere conoscenze e studi pilota e per sviluppare piattaforme per la vendita on-line, vengono considerate, dalla UE e dalle Regioni, quali la Regione Lombardia, strategie vincenti per il miglioramento economico-produttivo delle aziende e rafforzare la competitività delle imprese e la presenza sui mercati esteri. Che finora non si sia riscontrato un miglioramento netto laddove si sono apportate queste modifiche, viene imputato anche alla situazione economica generale, per cui l’Europa e le Regioni insistono per il rinnovamento.

I finanziamenti sono quindi rivolti a sostenere la strada ancora poco percorsa dello sviluppo di network d’impresa e della progettazione di sistemi di logistica aziendale. In questo modo si dovrebbe arrivare ad un’ottimizzazione dei costi massimizzando le rese. La creazione di una rete viene considerata un elemento strategico per raggiungere traguardi di qualità, tipicità e di mercato, e basilare per poter superare la frammentazione, il sottodimensionamento delle singole strutture e i problemi legati alla scarsità delle risorse umane e economiche.
Comunque il concetto di network d’impresa è già noto nel settore vitivinicolo; validi esempi sono le cooperative e i più nuovi network, collegati alle pratiche enologiche avanzate, dove, data l’alta specializzazione, le aziende ricorrono a partner esterni specializzati. I finanziamenti mirano a svilupparli. Un’innovazione vera e propria è rappresentata dal network logistico, ovvero un collegamento tra le varie imprese e con i diversi soggetti che già operano nelle aree della ricerca, sperimentazione e formazione/divulgazione, allo scopo di realizzare una maggiore efficienza operativa e migliorare la capacità di produrre innovazione applicata in enologia e viticoltura, e di fornire agli operatori della filiera informazioni utili al miglioramento del sistema.
I settori di intervento del network sono soprattutto quelli rivolti al miglioramento genetico della vite (vitis vinifera, varietà resistenti), all’impianto e alla gestione viticola, al risparmio idrico e al cambiamento climatico, alla trasformazione e al condizionamento, alla sicurezza alimentare, alla qualità e alla certificazione.
L’innovazione tecnologica tradizionale resta comunque importante, ad esempio per lo sviluppo di tecnologie a minor impatto ambientale. Tuttavia, la scelta dell’Unione Europea e delle Regioni è stata quella di finanziare soltanto chi prevede l’innovazione del tipo sopra descritto. Si tratta di piani costosi e di grande sforzo progettuale, che prevedono una riorganizzazione delle attività dell’impresa, ma possono risultare estremamente efficaci in un prossimo futuro.

Per saperne di più:

Regione Lombardia
Agricoltura Lombardia
Regione Veneto
Agricoltura 24
OCM Vino

 

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Progetto “Pure”. Nuove tecnologie per il controllo integrato delle infestanti

La naturale evoluzione di parassiti, malattie e infestanti rappresenta una sfida continua per l’agricoltura sostenibile. Infatti i parassiti si adeguano ai cambiamenti ambientali apportati dall’agricoltura siano questi di tipo varietale o collegati al controllo delle infestanti. Infatti non solo l’impiego di fitofarmaci altera l’equilibrio, ma anche l’IPM e l’agricoltura biologica non sono a impatto zero.

Risulta quindi indispensabile sviluppare strategie da cui ricavare dovute informazioni sulle possibili evoluzioni delle specie per evitare di intraprendere strade che portino allo sviluppo di specie super-resistenti, ovvero capaci di resistere a qualsiasi tipo di controllo.
Sono a disposizione diversi modelli matematici, ma si è alla continua ricerca di un modello il più reale possibile, ovvero capace di prendere in considerazione la genetica e la dinamica della popolazione di insetti infestanti, la biologia degli insetti infestanti e delle colture target, e i possibili danni che le colture possono subire.
Per far fronte e stimolare un’agricoltura sostenibile, l’Unione Europea ha finanziato all’interno del 7° programma quadro il progetto “PURE”. Questo progetto è nato con lo scopo di trovare e quindi diffondere soluzioni di facile realizzazione e gestione, applicabili in diversi contesti, con una visione su duplice scala (nazionale e regionale) in un contesto di agricoltura sostenibile a basso impatto ambientale, con attenzione alla salute umana e alla qualità dei prodotti.
All’interno del progetto PURE vengono studiati modelli matematici in grado di ben simulare l’andamento della popolazione e la sua diffusione a livello regionale e nazionale, e vengono messe a punto tecnologie innovative per il monitoraggio delle infestanti, per il controllo biologico nell’ottica dell’IPM e per l’applicazione dei prodotti seguendo i principi dell’agricoltura di precisione.
Oggetto di studio del progetto sono appezzamenti agricoli con colture di tipo annuale o orticolo in pieno campo, perenni e protette.

Dall’inizio del progetto PURE ha pubblicato diversi libretti in lingua inglese per diffondere i risultati ottenuti.
L’ultimo libretto pubblicato riguarda i risultati ottenuti in 24 mesi di ricerca sullo sviluppo di campionatori d’aria e sensori ottici per il rilevamento di malattie. Questi sensori sono in grado di monitorare ampie aree geografiche e al tempo stesso dare informazioni su aree piccole, anche inferiori al m2.
Il sistema messo a punto prevede il monitoraggio e l’analisi dei dati che sono quindi elaborati da un modello matematico e quindi vengono fornite le soluzioni che vanno dal controllo biologico all’applicazione di fitofarmaci in modo selettivo e controllato.

Per il controllo biologico sono state messe a punto delle tecniche nuove per disturbare la fase di accoppiamento. In particolare, sono stati messi a punto degli emettitori di vibrazioni non udibili all’orecchio umano ma disturbanti a livello dell’accoppiamento, e delle trappole di ferormoni capaci di emettere odori sempre non percepiti dagli esseri umani, ma che alterano la percezione degli insetti Tuta.

Per la dispersione degli spray sono stati sviluppati degli spruzzatori ad hoc in grado di disperdere il prodotto solo dove è necessario. Sono delle attrezzature di precisione in grado di applicare il giusto quantitativo di prodotto al posto giusto.
Le prove sono state fatte su grano, mais e vigne ma sono applicabili anche su orticole, pomodori e alberi da frutto.
Al momento sono disponibili solo i prototipi. La commercializzazione è prevista a breve.

Per saperne di più:
Progetto “PURE
European Research Media Center
Sensori aerei per il controllo delle infestanti