Articoli da inserire nella Newsletter del PSR Lombardia

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Con VLHC minori costi energetici e minore impatto di fitopatie in serra

La richiesta di tecnologie innovative per mantenere alte le rese e abbassare l’impatto energetico porta allo sviluppo di tecnologie nuove. Una tecnologia innovativa interessante è presentata da “AGAM-greenhouses” che sta esportando in tutto il mondo il suo VLHC (Ventilated Latent Heat Converter), ovvero uno strumento in grado di riscaldare la serra consumando meno energia e al tempo stesso diminuendo l’umidità relativa.

VLHC funziona prendendo l’acqua dall’umidità dell’aria all’interno della serra insieme con aria fresca. Innanzitutto converte il vapor d’acqua in acqua liquida e calore soffiando l’aria in una soluzione salina, quindi il flusso passa attraverso una matrice riempita di elementi de-essicanti all’interno di una torre di raffreddamento compatta. A questo punto, il vapore scalda naturalmente il de-essiccatore e il calore prodotto viene rilasciato dall’unità fornendo così aria calda e secca alla serra.
Di fatto, l’unità VLHC converte in modo efficace in calore utilizzabile il calore latente immagazzinato nel vapore acqueo, abbattendo così i costi energetici per il mantenimento delle serre alla giusta temperatura.
L’unità VLHC diminuisce anche l’umidità relativa, con conseguenze benefiche anche sulla propagazione di funghi. La minor facilità a proliferare dei funghi, comporta una minor necessità di ricorrere a pesticidi. La diminuzione nell’umidità relative dell’aria è tanto più marcata quanto maggiore è la tenuta della serra. In generale si riscontra un’umidità relativa media del 78% contro un’umidità relativa dell’82% nelle serre riscaldate con tubi ad acqua calda. In condizioni estreme, l’unità VLHC ha totalizzato un’umidità del 83% mentre quella tradizionale è arrivata a 88%.
Inoltre, l’abbattimento nei filtri di CO2 consente di minimizzare l’apporto esterno di aria fredda con un conseguente ulteriore risparmio energetico.
In totale si stima un risparmio del 40-60% di spese energetiche.

VLHC funziona utilizzando una potenza elettrica pari a 2 kW. In ingresso impiega una potenza totale di 25kW mentre la potenza totale in uscita è di 95kW.
Il tempo di ammortamento o di ritorno dell’investimento dipende da diversi fattori, tra cui il clima, il costo dell’energia e il tipo di coltura. In generale si ha il rientro dell’investimento nel tempo minimo di un anno e mezzo fino ad un massimo di quattro anni.

Sperimentazioni sono state effettuate in diversi paesi, tra cui Israele, luogo di origine della tecnologia VLHC, in paesi del nord Europa (Scandinavia, Benelux, Germania, Finlandia) e in Stati Uniti, Cina e Giappone.
Una sperimentazione svedese ha dimostrato come l’impiego di questo dispositivo riduca significativamente la diffusione della botrite (Botrytis) e, in generale, di muffe, batteri e funghi che proliferano in presenza di umidità. La diminuzione della diffusione di malattie, che comporta un minor ricorso ai fitofarmaci, rende l’unità VLHC un mezzo consigliato anche per l’agricoltura biologica.

I risultati di alcune sperimentazioni sono visibili negli allegati.

Per saperne di più: Agam-greenhouses

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Certificazione scientifica e legislazione più severa per gli integratori alimentari a base vegetale

Il rapporto dell’uomo con i vegetali è di lunga data. Da sempre le piante e le erbe hanno fatto parte della dieta dell’uomo per le loro qualità nutritive e proprietà salutistiche. L’utilizzo di preparati alimentari con ingredienti botanici quali il tè, gli infusi ed altri estratti di piante, ha origini antiche e negli ultimi anni si è ancora più accentuato, costituendo un mercato in continuo sviluppo. I preparati vegetali, commercializzati sotto forma di pasticche, capsule, tavolette, ecc., vengono denominati nel loro insieme "integratori alimentari a base di piante o di loro estratti" (regolamentati dalla Direttiva Europea 2002/46/CE); il loro consumo ha raggiunto oggi alti livelli.

Tra le piante di più comune utilizzazione ci sono:

  • la melissa (Melissa officinalis): ingrediente per tisane e integratori alimentari utili per la digestione, il relax e il benessere;
  • il mirtillo (Vaccinium myrtillis): usato negli integratori alimentari per i suoi benefici sulla vista;
  • il dente di leone (Taraxacum officinalis): dati i suoi effetti benefici sulle vie urinarie, è usato negli integratori alimentari per aiutare a mantenere in salute il sistema urinario, per stimolare l’appetito e favorire la digestione e per favorire la fisiologica funzionalità epatica.

Gli integratori alimentari sono fonti concentrate di sostanze nutritive o altre sostanze con effetto nutrizionale o fisiologico il cui scopo è quello di integrare la normale dieta. Sono commercializzati ‘in dosi’, cioè sotto forma di pillole, compresse, capsule, liquidi in dosi definite. Dal 12 luglio 2002 gli integratori alimentari sono stati armonizzati a livello comunitario in base al diritto alimentare (direttiva 2002/46/CE). Quelli a base vegetale sono soggetti a tutte le disposizioni previste dalla legislazione alimentare (Regolamento 178/2002/CE).
Questi prodotti sono in libera vendita nelle farmacie e nei supermercati, erboristerie e altri negozi, e si possono anche acquistare tramite internet. La loro ampia disponibilità sul mercato e il loro diffuso utilizzo – costituiscono quasi parte integrante della dieta comune – comportano per l’uomo l’esposizione significativa a rischi in termini di salute, mentre sorgono timori in termini di sicurezza e qualità, soprattutto perché, essendo classificati come integratori, sottostanno ad una legislazione e a dei controlli più blandi rispetto ai prodotti farmaceutici veri e propri.
“Prodotto naturale”, infatti, non è sempre sinonimo di “sicuro” e alcuni vegetali, o loro parti, sono velenosi. Ne è esempio la patata le cui foglie sono tossiche, mentre i tuberi sono pregevoli alimenti.

A tutela del consumatore, ma anche del produttore, l’Europa ha finanziato un progetto che, iniziato nel 2010, si è appena concluso: PlantLIBRA (PLANT food supplements: Levels of Intake, Benefit and Risk Assessment). Finanziato all’interno del 7° programma quadro, ha coinvolto 26 centri di ricerca di 4 continenti. È stato coordinato dalla farmacologa Patrizia Restani del Dipartimento di Scienze farmacologiche e biomolecolari dell’Università di Milano, e si è ufficialmente concluso durante la conferenza di Vienna (“International PlantLIBRA Conference”, 12-14 maggio 2014) a cui hanno partecipato tutti i Paesi coinvolti.

Questo progetto, nato con lo scopo di promuovere la sicurezza nell’impiego degli integratori alimentari contenenti prodotti provenienti da piante ed erbe, ha aumentato la conoscenza scientifica sui loro effetti e benefici e anche sulla qualità.
A beneficiare di queste nuove informazioni, messe a disposizione in un database, sono le amministrazioni pubbliche e gli operatori di settore. È molto importante la verifica della qualità del prodotto commercializzato; molti aspetti della qualità degli ingredienti e dei prodotti vegetali sono ad esempio legati all’adeguatezza dell’intero processo produttivo, dall’acquisizione della pianta, alla sua lavorazione, fino al prodotto finito.
Per certificare la qualità del prodotto il progetto indica una lista di laboratori di analisi certificati, presenti in tutta Europa.

Un incontro formativo sulle tecniche e le attrezzature per la distillazione delle piante officinali è organizzato dalla F.I.P.P.O. (Federazione Italiana Produttori Piante Officinali) e si terrà presso il Giardino delle erbe, il 21 Giugno 2014, in Via del Corso 6 a Casola Valsenio – 48010 – (Ravenna).

Per saperne di più:

Progetto PlantLIBRA
MoniQa – The global Food Safety Network
International Association for Cereal Science and Technology (ICC)
International PlantLIBRA Conference
Articolo Prof. Restani su Plos One
Università di Milano
Università degli Studi di Medicina Veterinaria di Vienna
UIC Botanical Center – Focus on Safety and Efficacy of Botanicals
Incontro formativo sulle tecniche e le attrezzature per la distillazione delle piante officinali

 

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Dalla ricerca spagnola un pioppo ibrido resistente agli stress ambientali

L’Università Politecnica di Madrid, la Scuola Tecnica Superiore di Ingegneria e il Centro di Biotecnologia e Genomica delle Piante di Malaga hanno scoperto come migliorare la tolleranza degli alberi alle temperature elevate e ad altri stress ambientali. La possibilità di avere piante maggiormente resistenti agli stress ambientali comporta uno sfruttamento più sostenibile delle risorse forestali nonché una salvaguardia del patrimonio boschivo. L’equipe di ricercatori spagnoli ha pubblicato di recente sulla rivista scientifica Plant Physiology i risultati ottenuti.

La ricerca si è concentrata sul pioppo. Il pioppo rappresenta un albero modello, in quanto tutto il suo genoma è stato decodificato.Trova largo impiego in piantagioni di tipo intensivo e il suo legno viene impiegato sia nel settore della produzione di energia, come biomassa, sia nell’industria del legno e della carta.
La ricerca condotta dai ricercatori spagnoli ha portato alla creazione di un esemplare ibrido (Populus tremula× Populus alba) che presenta caratteristiche molto interessanti, soprattutto in  relazione alle problematiche inerenti al cambiamento climatico. Infatti, i pioppi ibridi creati presentano una tolleranza decisamente più elevata alle alte temperature rispetto agli alberi di controllo, e, contemporaneamente, dimostrano una maggior resistenza alla siccità, alla presenza di erbicidi, alle contaminazioni e ad altre forme di stress abiotico tipici del settore forestale.
Questa ricerca è partita dai risultati di una precedente indagine, sempre spagnola, che ha studiato nel dettaglio i meccanismi utilizzati dalle cellule vegetali per proteggersi da alcuni fattori di stress. L’aumento della temperatura a seguito del cambiamento climatico risulta essere una delle maggiori cause di moria delle foreste.

La ricerca ha messo in luce che Il calore promuove lo svolgimento e la riaggregazione delle proteine e che la pianta reagisce allo stress mediante la messa in funzione di proteine termoresistenti (HSP – Heat Shock Protein)). Queste proteine hanno la capacità di riconoscere altre proteine in stati alterati e intervengono prevenendo o invertendo le aggregazioni “anomale” e promuovendo meccanismi e soluzioni alternativi. Nei casi in cui le HSP non riescono a ripristinare la proteina alterata, agiscono in modo che quest’ultima venga avviata alla sua scomposizione.
Tra le proteine termoresistenti, la più comune nelle piante è la sHSP. È proprio con una sovresposizione alla sHSP che i ricercatori spagnoli sono riusciti ad aumentare la tolleranza termica del pioppo ibrido. Le tecniche impiegate per ottenere tale ibrido includono manipolazioni molecolari e biotecnologiche.

L’attenzione, oggi particolarmente viva, per gli studi di  ricerca sul pioppo deriva anche dagli indubbi vantaggi positivi del suo impiego per la produzione di biomassa a scopo energetico. Inoltre, la FAO stessa promuove le piantagioni intensive come una alternativa possibile per supplire alla domanda mondiale di legno e di altri prodotti forestali.

I vantaggi diretti della scoperta riguardano i settori sociali ed economici (creazione d’impiego, sviluppo rurale…), ma ne beneficiano indubbiamente anche il settore ambientale e la ricerca scientifica.

La ricerca è parte di progetti finanziati dal Piano Nazionale Spagnolo (AGL2007–64761/FOR e BIO2012–33797), dal progetto EIADES (S2009AMB–1478 EIADES) e da un progetto all’interno del programma LIFE+ dell’Unione Europea (LIFE/ENV/ES/505 BIOXISOIL).

Per saperne di più:

Universidad Politécnica de Madrid
Plant Physiology
On the inside of Plant Physiology
Centro de Biotecnología y Genómica de Plantas Escuela Técnica Superior de Ingeniería de Montes, Forestal y del Medio Natural
Progetto BIOXISOIL
Life + – Bioxisoil
Progetto EIADES