Articoli da inserire nella Newsletter del PSR Lombardia

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Aumentare la solubilizzazione e biodisponibilità del fosforo nel suolo

Il fosforo (P) è un elemento essenziale per lo sviluppo delle piante ed è presente in discrete quantità nei terreni in tutta Europa. Tuttavia lo si aggiunge sempre nei piani di fertilizzazione perché è scarsamente disponibile per le piante. Questa strada non è però sostenibile vista la limitata disponibilità di fosforo minerale (si prevede l’esaurimento delle scorte per il 2033), la scarsissima resa (solo il 5% del P aggiunto viene assimilato dalle piante) e l’impatto ambientale negativo (ad es. eutrofizzazione delle acque).
Vista la tipologia dei suoli del continente europeo, si fanno strada nuove soluzioni ecosostenibili ed economicamente vantaggiose.

Il fosforo inorganico presente nel suolo è trasformato in fosforo solubile e disponibile da alcuni batteri quali Pseudomonas fluorescens, Bacillus amyloliquefaciens e Bacillus megaterium. Questi batteri sono naturalmente presenti nei nostri suoli ma essendo sensibili all’inquinamento e ad una eccessiva fertilizzazione, la loro quantità è scarsa se non addirittura assente nei suoli altamente inquinati. Una soluzione è quindi quella di moltiplicare questi batteri in laboratorio e inserirli successivamente all’interno dei fertilizzanti, superando così il problema dell’inquinamento e dei competitori naturali.
Attualmente in commercio sono disponibili diversi concimi di questo tipo.

Il fosforo organico è reso disponibile per le piante grazie a degli enzimi (fitasi e fosfatasi) presenti in alcuni funghi che formano endomicorrize. Le endomicorrize vivono sulle radici delle piante e tra loro e la pianta si instaura una simbiosi. Alcune di loro sono capaci di fornire fosforo e acqua alle radici e in cambio prendono dello zucchero. Le modalità di interazione col fosforo sono diverse per ogni endomicorriza: ci sono endomicorrize che agiscono rapidamente liberando P in tempi rapidi, altre invece agiscono in tempi lunghi, altre ancora sono capaci di liberare fosforo in modo costante e infine ci sono endomicorrize che non interagiscono affatto col fosforo.
La società francese Agrinutrition ha messo a punto una combinazione di tre diversi tipi di micorrize. Questa composizione risulta essere ottimale in quanto porta ad una disponibilità immediata di fosforo che rimane costante nel tempo. Le tre endomicorrize impiegate sono Glomusintraradices, Glomus claroideum, Gigaspora margarita.
Il limite nell’uso delle micorrize è dato dalla quantità di fosforo già presente nel suolo. Infatti perché la simbiosi si instauri ci deve essere convenienza per entrambi le parti. Se la pianta ha già a diposizione fosforo a sufficienza, non ha nessun interesse ad entrare in simbiosi con il fungo.
I risultati della sperimentazione su campo sono riportate sul Soil. Biol. Biochem. 43.

Un’altra soluzione è rappresentata dalla co-coltivazione, ovvero coltivazioni diverse in contemporanea. Un esempio tra tutti è la co-coltivazione di cereali e legumi, dove la disponibilità di P aumenta nella rizosfera. I risultati sono stati pubblicati sul Soil Biol. Biochem. 46.

Ci sono, infine, delle soluzioni di tipo chimico. Queste soluzioni agiscono solamente sul fosforo inorganico già presente nel suolo. Un esempio è dato dal co-formulante di nuova generazione dei fertilizzanti fosfatici con la tecnologia di conservazione del fosforo ® PPT messo a punto dalla De Sangosse. La disponibilità del P inorganico aumenta in quanto i cationi presenti nel suolo (ferro, alluminio, calcio) che hanno un effetto bloccante sui fosfati solubili, vengono resi “inoffensivi”, con conseguente aumento della biodisponibilità del P per le piante.

Per saperne di più

Mäder et al., 2011 – Soil Biol. Biochem. 43
Betencourt et al., 2012– Soil Biol. Biochem. 46
De Sangosse
Agronutrition

Dr Hicham Ferhout: "Il fosforo nel suolo agrario. Metodi compatibili
per la migliore solubilizzazione e biodisponibilità… (vedi allegato)

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Biogas da scarti agrozootecnici: alcune esperienze innovative

La valorizzazione dei sottoprodotti agricoli attraverso la produzione di biogas è un obiettivo che il "decreto rinnovabili" ha sancito in maniera chiara. Infatti, saranno maggiormente incentivati i nuovi impianti di biogas di piccola taglia (potenza elettrica minore di 300 kW) che impiegano principalmente sottoprodotti di origine agrozootecnica.
Inoltre, al fine di arginare la competizione tra destinazione d’uso delle colture agricole per uso alimentare (umano e animale) o energetico – la cosiddetta “food-feed-fuel competition”- la nuova norma ha posto un limite alle colture dedicate per la produzione di biogas.
La filiera biogas per gli impianti in attività prima dell’entrata in vigore della nuova legge, è fortemente legata al mais e in misura minore al triticale. Integrare la dieta di un digestore con matrici differenti dal silomais è auspicabile per migliorare la sostenibilità agronomica e ambientale dell’azienda agroenergetica.
Presso la CAT (Cooperativa Agricola Territoriale) di Correggio (RE) è stata eseguita una prova di conservazione in silobag di radici di bietola e paglia di grano duro. La prova è stata realizzata da Beta con la collaborazione di Bioalter, spin-off dell’università di Udine. Le determinazioni del potenziale metanigeno sono state condotte dal CRPA all’interno del progetto SEBE (Central Europe), mentre le attrezzature per il riempimento del silobag e trinciatura della paglia sono state messe a disposizione da Crono srl.
Il silobag è stato realizzato il 23 novembre 2012 e la prova è durata 200 giorni (il silobag è stato aperto l’11 giugno 2013). L’evoluzione della conservazione è stata monitorata prelevando dei campioni dopo 77, 165 e 200 giorni. Sono state utilizzate 8 t di paglia di grano duro e 80 tonnellate di radici di bietola. Incoraggianti i risultati che mettono in evidenza la maggior produzione di metano negli insilati che contengono radici di bietola.

I primi parziali risultati suggeriscono che insilare assieme le radici di bietola con paglia migliora il processo di conservazione riducendo il percolato e stabilizzando, da un punto di vista fisico, il silobag. In questo modo le due matrici si completano determinando un beneficio sia di carattere economico sia di natura ambientale grazie all’utilizzo di un sottoprodotto. I tempi di conservazione (circa 7 mesi) inoltre, sono sufficientemente lunghi per consentire la pianificazione di una dieta diversificata (fibra dalla paglia e sostanze facilmente digeribili presenti nella radice di bietola) e aumentare la velocità di produzione di metano per unità di volume di digestore. Nel corso del 2014 verranno eseguiti ulteriori approfondimenti, anche di carattere economico, che prevedono l’impiego di altri sottoprodotti come gli stocchi di mais e paglia di grano tenero.

L’analisi sull’uso di sottoprodotti agrozootecnici è stata anche al centro del quinto incontro della rete locale del progetto europeo BIOMASTER svoltosi a San Michele all’Adige il 19 settembre cui hanno partecipato imprenditori agricoli, funzionari pubblici, amministratori locali e tecnici del settore. Il progetto del quale è partner la fondazione Edmund Mach vede come protagonisti il Centro Ricerche Fiat, Dolomiti Energia, l’Azienda consorziale servizi municipalizzati del Primiero e il Centro ricerche produzioni animali di Reggio Emilia. L’incontro aveva l'intento di favorire lo scambio di informazioni e di conoscenze tra tutti gli attori coinvolti e di individuare soluzioni idonee per una gestione migliore degli effluenti zootecnici nel territorio trentino di montagna. Significativa l’esperienza diretta riportata dagli allevatori che hanno già realizzato un impianto, così come la discussione sugli aspetti finanziari, determinanti per l’avvio delle iniziative, che sarà oggetto di approfondimento del prossimo incontro.

Anche il progetto V.E.R.O.BIO (Valorizzazione Energetica di Residui Organici di attività agroindustriali mediante utilizzo in celle a combustibile del BIOgas da digestione anaerobica), finanziato dal Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, ha l’obiettivo di sperimentare e testare l’uso delle biomasse agricole residuali; esso è stato sviluppato con un approccio multidisciplinare da ENEA, Università “La Sapienza” di Roma, Università di Cagliari e CRA-RPS di Torino. Durante il workshop tenutosi il 23 settembre scorso, presso la sede dell’ENEA, sono stati presentati i risultati delle sperimentazioni condotte nell’ambito del progetto citato. Lo studio ha messo in evidenza la fattibilità di accoppiare il processo di digestione anaerobica a un sistema di cogenerazione ad alta efficienza come le Celle a Combustibile a Carbonati Fusi (MCFC), per la trasformazione di alcune tipologie di biomasse di scarto in energia elettrica e termica. Le attività di ricerca hanno offerto informazioni inedite sui processi di co-digestione, sulla compatibilità del biogas prodotto con l’alimentazione di celle a combustibile a carbonati fusi e, viceversa, sulla possibilità di adattare le celle a una diversa qualità di combustibile. Lo studio ha inoltre fornito indicazioni sulla possibilità di riutilizzare il “digestato” anche a fini energetici e ha contribuito ad approfondire la conoscenza degli aspetti meno noti della microbiologia dei processi di digestione, mettendo in luce nuove informazioni sulla composizione delle comunità microbiche che governano le fasi chiave del processo.

Per saperne di più

Progetto BIOMASTER

Fondazione Mach

ENEA, biomasse agroindustriali residue

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L’Italia incentiva l’agricoltura al femminile

Il premio De@Terra giunge alla sua 13° edizione. Anche quest’anno, infatti, il Ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali in collaborazione con la Rete Rurale Nazionale (RRN) ha indetto il premio De@Terra, destinato a sei imprenditrici agricole o coltivatrici dirette che si sono distinte per l’introduzione di aspetti innovativi nella conduzione della propria azienda. Il bando è stato pubblicato il 25 settembre scorso con il D.M. 1857.

Le candidate selezionate potranno usufruire di 5 giornate studio in alcune realtà agricole dell’Unione Europea precedentemente selezionate dal Programma Rete Rurale Europea.
Un riconoscimento pubblico con la consegna del premio De@Terra avverrà all’interno di un incontro organizzato per la celebrazione della giornata mondiale della donna rurale.
Il premio non prevede pagamenti diretti in denaro, ma solo servizi agevolati come specificato nel bando e nell’art. 15 del Reg. (CE) 1857/2006. Le giornate studio e l’incontro celebrativo saranno completamente a carico dal Programma RRN. Qualora una candidata selezionata non potesse partecipare alle giornate studio, non è previsto nessun rimborso, le subentrerà chi la segue in graduatoria.

Possono partecipare al Bando donne che

· svolgono la loro attività sul territorio italiano;

· posseggono la qualifica di imprenditrice agricola professionale (IAP) o di coltivatrice diretta.

Non possono presentare domanda le imprenditrici agricole che:

· hanno ricevuto e, successivamente, non rimborsato o depositato in un conto bloccato aiuti che le Autorità Italiane sono tenute a recuperare;

· le titolari d iimprese considerate in difficoltà ai sensi degli orientamenti comunitari sugli aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà.

La graduatoria delle ammesse sarà formata attraverso l'attribuzione dei seguenti punteggi, per un massimo di 30 punti:

REQUISITO

PUNTEGGIO

Aspetti innovativi apportati  nella conduzione dell'azienda

Da 0 a 8 punti

Valorizzazione dell'ambiente  e  salvaguardia del patrimonio naturalistico

Da 0 a 7 punti

Capacitàdi  creare "reti" per la crescita e la promozione del territorio

Da 0 a 5 punti

Realizzazione di attività multifunzionali

Da 0 a 5 punti

Apporto significativo alla crescita economica, sociale e culturale delle aree rurali incuil'aziendaopera

Da 0 a 5punti

Le candidature dovranno essere presentate, su carta semplice, tramite il MOD. A  (allegato).
Al modello A dovrà essere allegata la seguente documentazione:

  •  copia del documento di identità della candidata;
  •  relazione descrittiva dell'azienda con particolare riferimento ai requisiti indicati nella tabella soprastante;
  • curriculumprofessionaledella candidata;
  • documentazione attestante la qualifica posseduta.

Le domande di partecipazione corredate dalla documentazione necessaria e da eventuali supporti cartaceie/o audio-visivi, dovrà pervenire al seguentei ndirizzo:

Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – Direzione Generale dello Sviluppo Rurale – Ufficio DISR II – Via XX Settembre, 20 – 00187 ROMA

entro e non oltre le ore 14:00 del 15 novembre 2013.

Per saperne di più:
ONILFA (Osservatorio Nazionale per l’Imprenditoria e il Lavoro Femminile in Agricoltura)
MiPAAF
Rete Rurale Nazionale

Scarica gli allegati sotto indicati