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Politica europea sull’olio d’oliva

La produzione, il controllo del commercio e il consumo dell’olio d’oliva sono materia chiave per la politica europea visto che l’Europa risulta essere non solo la maggior produttrice ma anche la maggiore consumatrice di olio di oliva. In particolare, la produzione coinvolge i tre paesi mediterranei: Italia, Grecia e Spagna.

Al fine di continuare a garantire un olio di oliva di qualità controllata e autenticata, la Commissione Europea per l’agricoltura e lo sviluppo rurale ha proposto nel 2012 un piano di azione che prevede diversi interventi da sviluppare entro il 2020 sui seguenti 6 temi chiave:

  • Controllo e Qualità
  • Ristrutturazione del settore
  • Strutturazione della filiera produttiva
  • Promozione
  • Consiglio Oleicolo Internazionale (COI)
  • Competitività con i paesi terzi

Rientra nella strategia del piano d'azione il workshop “Scientific workshop on olive oil authentication”, seminario scientifico interattivo tenutosi il 10-11 giugno a Madrid. La centralità e l’importanza del controllo qualità sono stati i temi affrontati e sviluppati con l’aiuto di diversi esperti del settore. In particolare si è parlato di:

·  Standard commerciali, regolamenti e frodi;

·  Stato dell’arte e opportunità nell’autentificazione dell’olio d’oliva;

·  Come rilevare piccole modificazioni dell’odore e adulterazioni nell’olio d’oliva.

Il taglio del seminario è stato di alto livello tecnico scientifico. Sono intervenuti 22 esperti rappresentanti il mondo scientifico internazionale; l’Italia ha partecipato con tre relatori e con l’esposizione di due poster.

Lanfranco Conte dell’Università di Udine ha illustrato l’attuale affidabilità e/o inaffidabilità dei metodi ufficiali per la determinazione della qualità dell’olio, sottolineando come certe nuove sofisticazioni non vengano sempre rilevate dai metodi classici, per cui sono necessarie nuove tecniche. Specificamente ha illustrato il problema degli oli deodorati introdotti nel mercato. La loro esistenza è stata evidenziata a seguito dell'adozione del parametro aggiuntivo degli alchili esteri da parte del COI (Consiglio Oleicolo Internazionale) e dell'UE; la pratica di tagliare gli oli etichettati come “extravergine” è illegale, come illegale è la miscela degli oli vergini commestibili con altri oli vegetali.

Nelson Marmiroli, dell’Università di Parma, ha illustrato una tecnica basata sul DNA dell’olio d’oliva per poterne identificare la provenienza e la composizione. Una sorta di carta d’identità dell’olio che specifica: autenticità, origine geografica e composizione varietale.

Tullia Gallina Toschi dell’Università Alma Mater di Bologna ha illustrato alcune tecniche utilizzabili per poter determinare anche lievi deodorizzazioni effettuate su campioni di olio d’oliva commercializzato come extra vergine.

Gli interventi sono disponibili sul sito della Commissione Europea.

Il convegno è stato organizzato dalla Commissione Europea – Direzione Generale per l’agricoltura e lo sviluppo rurale e dalla Commissione Europea – Centro Comune di Ricerca, Istituto di Riferimento per Materiali e Misurazioni (Geel, Belgio) con la partecipazione del Consiglio Oleicolo Internazionale.
Da questo workshop saranno ricavate le prime linee guida per la stesura dei termini di riferimento applicabili nel progetto internazionale sull’autentificazione dell’olio d’oliva, che sarà incluso all’interno del programma europeo HORIZON 2020 per il periodo 2014-2020.

Tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2014, sarà pubblicato l’invito a presentare progetti di ricerca sull’autentificazione dell’olio d’oliva, aperto a tutti gli stati membri con eventuali cooperazioni internazionali nel settore scientifico e tecnologico. Il controllo della qualità risulta infatti essere di vitale importanza sia per il mercato europeo sia per l’esportazione, e di conseguenza è indispensabile mettere a punto strumenti e metodi utili per determinare la qualità dell’olio d’oliva e sventare eventuali frodi.

L’organizzazione internazionale COI (Consiglio Oleicolo Internazionale) si pone come punto di riferimento per tutte le notizie inerenti al settore.

Per saperne di più:
Workshop di Madrid del 10-11 giugno 2013 
Abstract “Workshop on Olive Oil Authentication”, Madrid 10-11.6.2013  
Consiglio Oleicolo Internazionale  
Piano di azione 2012-2020

Fonti:
Commissione Europea
Agricoltura 24

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Trichosafe®. Nuova tecnologia per attuare biocontrollo su piralide del mais

Il 18 luglio 2013, nelle provincie di Novara, Milano e Lodi, è stata presentata sul campo in anteprima europea la nuova tecnologia Tricosafe® per la distribuzione meccanica di Trichogramma brassicae.

Trichosafe® è una tecnologia altamente innovativa che consente di accelerare i tempi di distribuzione.

Lanciatore di contenitori Tricosafe@

Il lanciatore di Trichosafe®

Allo stato attuale, il prodotto distribuito da DE SANGOSSE ITALIA e fabbricato da BIOCARE, consiste in una tavoletta da applicare a mano sulle foglie del mais. Con la tecnologia Trichosafe®la distribuzione è affidata ad un apposito lanciatore pneumatico montato frontalmente o posteriormente a un "trampolo" agganciato a sua volta al trattore.

 

Il lanciatore montato frontalmente al trattore

Dal lanciatore vengono eiettati degli ovuli che non sono altro che dei contenitori di alcuni centimetri di diametro che ospitano al loro interno uova di trichogramma a diversi stadi di maturazione (7 nella formulazione adottata). L'ovulo garantisce la protezione delle uova dalla luce ed è adeguato a sopportare la cinetica di lancio.
Trichosafe®è in grado di diffondere 100 ovuli ad ettaro contenenti uova fertili di Trichogramma.

Il trichogramma brassicae è un insetto imenottero parassitoide le cui femmine depongono l’uovo all’interno dell’uovo di lepidotteri come l’Ostrinia nubilalis (piralide del mais) per poi nutrirsi della larva del lepidottero ospitante. I trichogrammi sono della stessa famiglia delle vespe, sono completamente inoffensivi e misurano circa 0.5 mm, infatti si parla di micro vespe.

Da ogni ovulo si schiuderanno e prenderanno il volo, in 7 ondate successive e programmate (circa 1 ogni 4 giorni, in 28 giorni) tanti individui di trichogramma brassicae che parassitizzeranno le uova di Ostrinia nubilalis e di altri lepidotteri parassiti, deponendo il proprio uovo all'interno delle uova del lepidottero, presenti in quell'arco di tempo sulle pagine inferiori delle foglie di mais.

Il numero di femmine di trichogramma introdotte con questo prodotto risulta essere ottimale e addirittura superiore rispetto alla norme stabilite dall’Organizzazione Internazionale per la Lotta Biologica(OILB); BIOCARE infatti garantisce un’immissione di 220.000 femmine di trichogramma brassicae a ettaro.
Sono previsti 2 trattamenti con caratteristiche differenti: il primo, detto G1, per la piralide di prima generazione, il secondo, G2, per la piralide di seconda generazione.

Il trasporto e lo stoccaggio degli ovuli ha gli stessi limiti delle tavolette già in uso. Il trichogramma infatti è sensibile alla temperatura, all’umidità e al fumo. Si consiglia infatti di applicarlo entro 3-4 giorni dall’acquisto e nel frattempo cercare di mantenerlo tra i 10-15°C con umidità pari al 70% e di limitare al massimo i trasporti in auto.

Il lanciatore, sicuro e di uso semplice, rappresenta un'evoluzione importante per aumentare la possibilità di biocontrollo dei danni da piralide, spesso ingenti sia riguardo alla quantità che alla qualità e alla salubrità degli alimenti, anche zootecnici, prodotti da mais.
La tecnologia Trichosafe®infatti consente di intervenire in anticipo, rispetto alla soglia normalmente individuata per il trattamento "chimico" e di "coprire" un periodo di sviluppo della piralide molto superiore e difficilmente confrontabile con altre tecnologie.
Trichosafe®inoltre non ha tempi di carenza, non presenta residui sulle colture, è utilizzabile in agricoltura biologica ed è uno strumento che ben si inserisce nei programmi di difesa integrata.

Fonti:
Organizzazione Internazionale per la Lotta Biologica (OILB)
Ufficio Federale dell’Agricoltura – UFAG
De Sangosse Italia

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Siero di latte: biotecnologie per valorizzare un sottoprodotto dell’industria alimentare italiana

Il comparto lattiero caseario figura al primo posto del “Made in Italy” alimentare con un fatturato sempre in crescita nell’ultimo decennio. Circa il 94% in volume del latte impiegato per la caseificazione è costituito da siero; si tratta di un prodotto ad alto valore aggiunto che in Italia viene destinato prevalentemente all'uso zootecnico, mentre in altri paesi viene utilizzato per produrre bevande e integratori alimentari.

Nel nostro paese il siero non trova collocazione nei settori alimentare e nutraceutico perché viene considerato un rifiuto speciale dall’attuale normativa ambientale, a causa del suo alto carico inquinante. Il problema dello smaltimento è pertanto molto sentito presso i caseifici, i quali, soprattutto al nord, cedono ingenti quantitativi di siero a grandi gruppi industriali esteri che ne ricavano prodotti raffinati ad alto valore aggiunto, ampiamente ricollocati anche sul mercato italiano.

Sono in corso, ormai da anni in Italia, studi e sperimentazioni su come controllare la carica batterica e stabilizzare il prodotto; azioni necessarie per poter procedere alla lavorazione in loco del siero e ricavarne un prodotto commerciabile ad uso umano e zootecnico.

Facciamo qui riferimento a:

– una recente sperimentazione condotta presso l’Università di Padova, Dipartimento di Medicina animale, Produzione e Salute, che mette in rilevo il ruolo dei Microorganismi EM in grado di abbattere la carica batterica che danneggia in breve tempo la qualità del siero di latte.

– un processo messo a punto dall’ENEA e brevettato nel 2003 (brevetto n.RM2003A000114), per depurazione/recupero del siero di latte.

La sperimentazione dell’Università di Padova, guidata dal Prof. Valerio Giaccone, conclusasi a febbraio 2013, è stata condotta per valutare l’efficacia stabilizzante di uno specifico preparato a base di fermenti probiotici naturali sul siero di caseificazione non acido. Lo scopo del proponente, la ditta Punto EM s.r.l., è di usare il suddetto preparato EM per aumentare la conservabilità del siero dolce di caseificazione, in modo da sfruttare al meglio il valore nutritivo quando viene somministrato agli animali in allevamento.

La microflora nel siero di caseificazione è mediamente alta. I batteri lattici, di regola, costituiscono una frazione significativa di questa carica microbica, che annovera anche parte dei coliformi totali e fecali che erano presenti nel latte; inoltre, se il formaggio è prodotto con latte crudo, nel corso del processo produttivo nel siero possono raccogliersi anche cariche consistenti di micrococchi, lieviti e muffe che, col loro metabolismo degradativo, possono rapidamente degradare il siero, impedendone un suo razionale utilizzo in zootecnia. Per valutare l’efficacia antimicrobica stabilizzante del prodotto EM sono state condotte analisi microbiologiche su due tipologie di campioni: uno trattato con EM e uno non trattato.

L’esame microbiologico ha riguardato la determinazione quantitativa di: pH, Carica Microbica Totale (CMT), Batteri lattici (Lactobacillus e cocchi lattici), Coliformi Totali, Pseudomonas spp., Micrococcus spp., Staphylococcus spp., muffe e lieviti.

I risultati delle determinazioni analitiche condotte evidenziano l’abbattimento della flora negativa. Questa biotecnologia può permettere quindi la “sterilizzazione” del siero attraverso l’uso di microorganismi efficaci senza alterare le caratteristiche e le proprietà originali del prodotto.

L’invenzione ENEA consiste, invece, in un procedimento per il trattamento del siero basato su tecnologie di membrana che consentono di separare e valorizzare efficacemente tutte le sue componenti chimiche: in tal modo esse possono essere destinate alla produzione di prodotti ad alto valore aggiunto, come integratori alimentari a base di sieroproteine, zuccheri più o meno idrolizzati, che insieme ad un’acqua ultrapura possono dare origine a una bevanda speciale interamente ottenuta dalla matrice siero.
In questo schema di processo l’iniziale carico inquinante del siero scompare definitivamente. La bevanda contiene zuccheri, fra cui derivati ad attività prebiotica (Galattooligosaccaridi – GOS), vitamine, sali minerali in equilibrio osmotico con il sangue e altri prodotti speciali come i peptidi bioattivi, vale a dire frazioni di molecole proteiche, molto importanti perché regolano la pressione arteriosa, modulano la difesa immunitaria e la condizione di benessere (sostanze ad attività oppioide).

La tecnologia oggetto del brevetto[1] ENEA, per la sua facilità di impiego ha già trovato inserimento in caseifici di piccole dimensioni nel Sud Italia che ne usufruiscono, ad esempio, per un recupero notevole di energia sotto forma di acqua calda.

Fonti:

ENEA: 
In funzione ad Eboli il primo impianto industriale per il trattamento dei reflui caseari basato su brevetto ENEA
Pagina ENEA sul brevetto RM2003A000114

Punto EM 
Benvenuti in Punto EM S.r.l
Studio effettuato dall'Università di Padova 
Prof. Valerio Giaccone

 



[1] L'invenzione riguarda un procedimento di depurazione/recupero del siero di latte e, più in generale, degli effluenti liquidi provenienti dalle industrie lattiero-casearie, per ottenere prodotti utilizzabili in agricoltura, zootecnia e per vari usi industriali, oltre ad acqua riutilizzabile all’interno della stessa azienda o da altri utenti del circondario, o direttamente scaricabile nella rete fognaria in conformità alle vigenti leggi di tutela ambientale. Il procedimento consiste nella concentrazione termica del siero e, più in generale degli effluenti liquidi di caseificio ed è destinato essenzialmente alle piccole e medie aziende casearie che intendono trattare il siero al termine delle lavorazioni quotidiane e/o all’inizio del ciclo di lavorazione successivo. E' inoltre tecnicamente individuato un schema di impianto, per l'attuazione del detto procedimento, costituito sostanzialmente da un concentratore a volume costante con scambiatore a circolazione forzata alimentato con vapore d’acqua a bassa pressione, che consente di produrre un concentrato di siero e riscaldare acqua di consumo per gli usi del caseificio.