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10_05pesticidi

Esposizione ai pesticidi, valutazione dell’impatto sulla salute

L’ANSES, l’Agenzia Francese per la Sicurezza Alimentare e l’EFSA, l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare, hanno organizzato a Maisons-Alfort (Francia) il 28-29 ottobre scorso una conferenza sull’esposizione professionale ai pesticidi. Si è ritenuto necessario promuovere una conferenza congiunta per riunire i risultati di due studi complementari effettuati nelle due diverse agenzie.

L’EFSA ha illustrato le linee guida da poco pubblicate sulla determinazione della quantità di fitofarmaco di fatto assorbita dal corpo a seconda del tipo di esposizione a cui si è soggetti e della tipologia del pesticida. L’ANSES, invece, ha illustrato i risultati ottenuti sull’efficacia dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e sulla correlazione tra l’esposizione a determinati pesticidi e l’insorgenza di alcune malattie croniche.
L’unione di questi risultati permette di avere una visione ampia e dettagliata dei rischi collegati all’esposizione ai pesticidi per gli addetti ai lavori, consumatori, animali e ambiente.

La pubblicazione dell’ESFA di ottobre illustra le nuove linee guida sull’esposizione ai pesticidi. Il documento analizza le varie forme di esposizione per tutti i tipi di pesticidi in commercio e crea una correlazione tra modalità di esposizione e tipo di pesticida con la quantità di fitofarmaco di fatto assorbito dalla persona, animale o ambiente sottoposto all’esposizione. Il documento vuole essere uno strumento utile di facile consultazione anche per gli addetti ai lavori e non solo per gli amministratori locali, pertanto è stato corredato di un semplice file in Excel capace di quantificare in numeri l’esposizione e il presunto assorbimento del pesticida. Infatti, è sufficiente riempire i campi relativamente al tipo di esposizione, pesticida, ecc. per ottenere in risposta il valore personalizzato del proprio fattore di esposizione.
Questi risultati adesso possono essere integrati con quelli comunicati dall’ANSES relativamente alla correlazione tra pesticida e insorgenza di malattie croniche. L’ANSES ha seguito per anni persone esposte a pesticidi per riuscire a vedere se esiste una relazione tra l’esposizione e l’insorgenza di patologie specifiche. Le ricerche sono state lunghe e complesse in quanto la correlazione tra questi due fattori non è quasi mai evidente a causa dell’esposizione simultanea a molteplici fattori potenzialmente pericolosi. Inoltre, l’uso nel passato di pesticidi molto pericolosi per la salute, ha in un certo senso inquinato le altre prove, rendendo più difficile il lavoro di isolamento e correlazione per ogni singolo pesticida.
Il lavoro dell’ANSES non è ancora terminato, ma le informazioni finora conseguite rappresentano già un buon passo avanti.
Con l’integrazione dei due studi è possibile quantificare l’esposizione del singolo operatore e determinare l’impatto sulla sua salute.
A questo punto le competenze dell’ANSES rientrano in gioco in quanto l’agenzia francese si occupa anche dello studio delle misure di protezione da fornire agli operatori.
Purtroppo lo studio e le ricerche hanno evidenziato che, sebbene siano diverse le misure protettive già a disposizione degli addetti al lavoro, non tutti gli operatori le impiegano in quanto spesso vengono considerate poco pratiche o funzionali per le operazioni che si devono svolgere.
Alla luce dei risultati del convegno, l’ANSES ha comunicato che continuerà la sua ricerca sui DPI per riuscire a venire meglio incontro alle esigenze dell’operatore mantenendo però un’idonea protezione per la salute dell’operatore stesso.

Per saperne di più:

EFSA
ANSES
Linee guida dell’EFSA

 

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Ynsect, la fabbrica pulita che alleva insetti per bioconvertire substrati organici

“Climate-KIC”, una delle Comunità Scientifiche sull’Innovazione (KIC) create nel 2010 dall’Istituto Europeo per l’Innovazione e la Tecnologia (EIT), si occupa di incentivare la crescita sostenibile e di aiutare ad affrontare le sfide della nostra era. All’interno di questo suo mandato ha creato un premio per supportare aziende e idee particolarmente brillanti nel settore delle tecnologie pulite, in particolare con basse emissioni CO2, e nel settore della green economy.

Il premio, denominato “Climate-KIC Accelerator”, quest’anno è stato assegnato alla start up francese Ynsect.
Ynsect è una “bioraffineria” di insetti: usa solo risorse naturali e non genera quasi rifiuti in quanto anche le deiezioni degli insetti possono essere valorizzate come fertilizzanti.
Ynsect può produrre cibo per animali domestici o di allevamento, nutrimenti per piante, prodotti di chimica verde, complementi alimentari, e alimenti il tutto con emissioni di CO2 nettamente inferiori rispetto quelle dei processi tradizionali.
Per tutte le sue produzioni Ynsect impiega gli insetti. Questi possono essere impiegati direttamente oppure utilizzati per bio-convertire substrati organici, tipo sottoprodotti agricoli. I prodotti finali hanno tutti un valore aggiunto e coprono svariati settori. Infatti lo stesso allevamento può produrre: mangimi per animali, alimenti per animali domestici, alimenti per esseri umani, nutrimenti per le piante, complementi alimentari e prodotti per una chimica verde.

Mangimi per animali

Gli insetti vengono impiegati direttamente per produrre complementi per l’alimentazione animale. I complementi destinati ai pesci, carnivori o onnivori, risultano essere particolarmente interessanti per gli acquacoltori in quanto il prezzo del mangime si è triplicato negli ultimi 10 anni. I complementi alimentari contengono: proteine, lipidi o idrolizzati ad alta digeribilità.

Alimenti per animali domestici

Gli alimenti creati sono direttamente a base di insetti e si presentano nutrienti e facilmente digeribili.

Alimenti per gli uomini

Gli alimenti (polveri e impasti) vengono creati impiegando soltanto insetti già in uso da molti anni in altri paesi, quindi di comprovata commestibilità. Questi prodotti si presentano nutrienti con un sano bilancio nutritivo.

Nutrimenti per le piante

Questi nutrimenti vengono ricavati direttamente dagli scarti e deiezioni degli insetti stessi. I test hanno provato trattarsi di un buon prodotto utile per lo sviluppo delle piante in quanto presenta una buona concentrazione di NPK e contiene metaboliti che possono stimolarne il sistema immunitario. Questo materiale è secco, facilmente trasportabile e mescolabile con altri fertilizzanti.

Complementi alimentari

Questi prodotti contengono composti bioattivi provenienti dagli insetti e comprendono: chitosano, glucosamine, glicosaccaridi e servono per stimolare la salute e il benessere negli animali, nelle piante ma anche negli esseri umani.

Prodotti per una chimica verde 

L’esoscheletro degli insetti è formato da chitina, un biopolimero che potrebbe essere impiegato come plastica biodegradabile in quanto resistente e flessibile, oppure come rivestimento nel settore industriale o agricolo.


Per saperne di più:

Eit Climate KIC
 

10_03jellyfish

Jellyfish Barge, una serra galleggiante completamente sostenibile

Organismi internazionali, come la Banca Mondiale, prevedono per il 2050 una popolazione del pianeta vicina ai 10 miliardi di persone. Uno dei maggiori problemi da affrontare è la soddisfazione della richiesta di cibo, considerato che in numerosi paesi si coltivano già quasi tutti i terreni disponibili. Inoltre, il crescente fabbisogno d’acqua per fini agricoli comporta, in alcune zone, come nel sud della Spagna, il consumo delle riserve idriche sotterranee con un ritmo più veloce di quanto le precipitazioni le restituiscano.

Un team completamente italiano, che vede la partecipazione di botanici e architetti, ha individuato una soluzione per risparmiare superficie coltivabile creando una serra agricola galleggiante: la Jellyfish Barge.
Jellyfish Barge è prodotto da Pnat srl, società spin-off dell’Università di Firenze, coordinata da Stefano Mancuso, direttore del Laboratorio Internazionale di Neurobiologia Vegetale (LINV) dell’Università di Firenze. Allo spin-off  partecipano alcuni ricercatori del LINV e due architetti di Studiomobile.
Il prototipo funzionante, realizzato dal LINV (Università di Firenze) grazie al contributo della Fondazione Ente Cassa di Risparmio di Firenze e della Regione Toscana, è installato nel canale Navicelli, tra Pisa e Livorno ed è stato inaugurato venerdì 31 ottobre 2014.

Pensata per comunità vulnerabili alla scarsità di acqua e di cibo, la Jellyfish Barge è costruita con tecnologie semplici e con materiali riciclati e a basso costo.
Innanzitutto, Jellyfish Barge è una serra modulare costruita su piattaforma galleggiante in grado di garantire sicurezza idrica e alimentare fornendo acqua e cibo senza pesare sulle risorse esistenti. La struttura impiega materiali a basso costo, assemblati con tecnologie semplici e facilmente realizzabili, ed è così composta:

  • un basamento in legno di circa 70 mq che galleggia su dei fusti in plastica riciclati;
  • una serra in vetro sorretta da una struttura in legno.

L’acqua dolce viene fornita da dei dissalatori solari disposti lungo il perimetro. Questi sono in grado di produrre fino a 150 litri al giorno di acqua dolce e pulita da acqua salata, salmastra o inquinata. La distillazione solare è un fenomeno naturale: nei mari, l’energia del sole fa evaporare l’acqua, che poi ricade come acqua piovana. In Jellyfish Barge il sistema di dissalazione replica questo fenomeno naturale in piccola scala, risucchiando l’aria umida e facendola condensare dentro a fusti a contatto con la superficie fredda del mare.
La poca energia necessaria a far funzionare le ventole e le pompe viene fornita da sistemi che sfruttano le energie rinnovabili, integrati nella struttura.
La serra incorpora un innovativo sistema di coltivazione idroponica che consente un risparmio di acqua fino al 70% rispetto alle culture tradizionali, grazie anche al riuso continuo dell’acqua.
Jellyfish Barge, inoltre, utilizza circa il 15% di acqua di mare che viene mescolata con l’acqua distillata, garantendo un’efficienza idrica ancora maggiore.
Il complesso funzionamento del sistema colturale è garantito da un impianto di automazione con monitoraggio e controllo remoto.

Jellyfish Barge è stata pensata per sostenere circa due nuclei familiari, quindi è appositamente di dimensioni contenute per rendere semplice e fattibile la sua costruzione anche in condizioni di ristrettezze economiche. È modulare, per cui un singolo elemento è completamente autonomo, mentre più serre affiancate possono garantire la sicurezza alimentare per un’intera comunità. La forma ottagonale della piattaforma consente di affiancare diversi moduli collegandoli con semplici basamenti galleggianti a base quadrata.


Per saperne di più:
PNAT
LINV
Studio Mobile