Articoli da inserire nella Newsletter del PSR Lombardia

09_06cambiamento clima

Cinque mosse per affrontare con successo il cambiamento climatico

Gli effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura italiana sono oggi più visibili che mai. Il Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) sta finanziando il progetto Agroscenari coordinato dal CRA (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura).

Il progetto ha identificato 6 aree studio, rappresentative dei principali sistemi produttivi italiani:

  • Viticoltura;
  • Olivicoltura;
  • Cerealicoltura;
  • Orticoltura;
  • Cerealicoltura per alimentazione zootecnica;
  • Frutticoltura intensiva.

In attesa di consigli specifici per il nostro territorio, la federazione mondiale delle industrie che si occupano di scienza delle piante, CropLife International, diffonde un volantino con cinque semplici azioni che gli stessi agricoltori possono fare per rispondere ed adattarsi a questi cambiamenti.
Le industrie del seme sono partite dal presupposto che le piante sono fatte per resistere a periodi di siccità, inondazioni e salinità eccessiva, quindi si sono concentrate sullo studio delle varietà resistenti alle diverse condizioni climatiche e non solo.
Inoltre, la necessità oggettiva di ridurre l’impatto ambientale dell’agricoltura, ha spinto anche i centri di ricerca privati a cercare soluzioni che inglobassero nel loro interno una visione di agricoltura sostenibile.
Le soluzioni proposte da CropLife International sono le seguenti:

Attuare un’agricoltura conservativa
L’agricoltura conservativa, ovvero senza o con minima preparazione del terreno, mantiene il terreno più fertile in quanto il suolo non lavorato conserva l’umidità, la materia organica e i nutrienti. Aiuta, inoltre, a evitare fenomeni di erosione e il mancato utilizzo di macchinari evita l’aaccentuarsi dei fenomeni di compattamento del terreno e l’emessione di ulteriori quantitativi di gas serra.

Impiegare varietà resistenti al caldo
La ricerca in questo settore è avanzata e quindi sono disponibili sul mercato varietà di piante tolleranti al caldo. In Florida (Stati Uniti) dove si sono sperimentate delle varietà di mais, grano e riso si sono ottenuti dei risultati molto interessanti.

Utilizzare colture tolleranti alla siccità
Tra gli eventi estremi, quello della siccità si qualifica come quello più grave in quanto l’acqua è essenziale per la crescita delle piante. La ricerca biotecnologica sta lavorando su varietà che non solo si dimostrano più resistenti alla siccità, ma che presentano anche una maggiore efficienza idrica.

Effettuare una corretta protezione delle colture
Il cambiamento climatico sta cambiando la tipologia e la distribuzione delle popolazioni di infestanti. L’agricoltore deve quindi adattarsi ai cambiamenti e intervenire correttamente per rispondere in modo adeguato.

Minimizzare l’impiego di azoto
L’azoto contribuisce ad aumentare le rese delle colture ma se impiegato in maniera eccessiva o scorretta, può essere dannoso per l’ambiente (falde acquifere, terreni circostanti). Anche in questo campo, sono disponibili varietà di colture a maggiore efficienza di azoto, in grado cioè di mantenere invariate le rese anche in presenza di una diminuzione della quantità di azoto disponibile.

Per saperne di più:

CropLife International

 

09_04PLF_small

Allevamenti di precisione. Problemi e soluzioni

Il progetto europeo EU-PLF (Precision Livestock Farming – Allevamenti di Precisione) è iniziato nel novembre 2012 e terminerà ad ottobre 2016. A questo progetto partecipano diverse istituzioni scientifiche europee e 5 allevamenti di polli, 10 di maiali e uno di vacche anche questi sparsi in tutta Europa. L’Italia partecipa al progetto con l’Università di Milano e due allevamenti, uno di polli e uno di maiali.

Il 26 agosto 2014 in occasione dell’incontro annuale della Federazione Europea della Scienza Animale (EAAP) a Copenaghen, i ricercatori coinvolti nel progetto EU-PLF hanno incontrato gli allevatori che partecipano al progetto.
Questo incontro ha permesso lo scambio di informazioni fondamentali sono state affrontate le diverse problematiche riscontrate dagli allevatori in fase di attuazione del progetto. Molte delle soluzioni sono state trovate sul posto grazie alla partecipazione di tutti gli attori coinvolti. Parte di queste discussioni è stata pubblicata qualche giorno fa sul sito web del progetto. Per la totalità degli atti, e quindi delle discussioni, bisognerà aspettare la pubblicazione da parte di Wageningen Academic Publishers degli atti completi che avverrà a fine marzo 2015.

Durante l’incontro gli allevatori hanno sollevato una trentina di problematiche diverse su cui avevano difficoltà a trovare una soluzione da soli.
I problemi maggiori li hanno riscontrati gli allevatori di maiali. Infatti, a differenza degli altri tipi di allevamenti che stavano adottando tecniche ed apparecchiature già collaudate con manuali chiari ed esaustivi, negli allevamenti di maiali sono state installate cinque tecnologie completamente nuove e mai applicate in precedenza. Si tratta di:

  • SoundTalk’s Cough-monitor: sistema per il monitoraggio sonoro, in particolare viene rilevata l’eventuale presenza e tipologia della tosse. Questo dato fornisce indicazioni sullo stato di salute dell’animale.
  • Fancom’s eYeNamic: sistema di telecamere per il monitoraggio del comportamento animale.
  • PLF Agritech’s Weight-DetectTM: sistema per il monitoraggio del peso degli animali.
  • PLF Agritech’s Feed-DetectTM: sistema per il monitoraggio dell’alimentazione degli animali.
  • PLF Agritech’s Enviro-DetectTM: sistema per il monitoraggio delle condizioni ambientali, quindi delle emissioni e dei parametri fondamentali in modo da fornire soluzioni per mantenere l’ambiente il più sano possibile per l’animale e l’operatore.

Le 30 difficoltà riscontrate sono state raggruppate in cinque categorie:

  • Manutenzione: corretta manutenzione e funzionamento delle apparecchiature;
  • Tecniche: corretto funzionamento delle apparecchiature in presenza di difficoltà esterne;
  • Sociali: scambio di informazioni e feedback;
  • Installazione: modalità di installazione delle apparecchiature e specifiche della stalla;
  • Aziendali: funzionamento dell’azienda alla luce delle nuove tecnologie impiegate.

Le problematiche più diffuse nella categoria manutenzione sono collegate ai cavi e telecamere. Diversi allevatori infatti hanno lamentato danni sui cavi creati da roditori o dai maiali stessi e la presenza di sporcizie depositate dagli insetti sulle lenti delle telecamere.
Tra le soluzioni possibili citiamo la messa in sicurezza dei cavi e una pulizia frequente delle lenti e delle telecamere.

Tra i problemi tecnici, molti hanno lamentato l’assenza di una connessione ad internet adeguata. In questo caso sono state offerte delle soluzioni innovative che hanno aiutato a risolvere il problema anche se i ricercatori si sono riservati di effettuare ulteriori indagini al fine di trovare soluzioni ancora migliori.
Un altro problema tecnico abbastanza diffuso era l’instabilità della potenza elettrica e la presenza di improvvisi ammanchi di corrente. Su questo punto non si sono trovate soluzioni immediate.

I problemi sociali saranno risolti mediante l’attivazione di una rete di comunicazione tra tutti gli attori coinvolti nel progetto.

I problemi di installazione hanno riguardato la fase iniziale del progetto e sono principalmente dovuti alla struttura stessa della stalla: presenza di amianto sui tetti e soffitto troppo alto. Le regole rigide imposte per salvaguardare la salute dei lavoratori e le norme per un corretto funzionamento delle apparecchiature, hanno fatto sì che le strutture apportassero le dovute modifiche pena l’esclusione dal progetto.

 

Per saperne di più:
EU-PLF
Incontro EAAP/EU-PLF

09_03_compost

Compost urbano in agricoltura. Concreti risultati dopo lunga sperimentazione

Ricercatori dell’INRA a Versailles-Grignon (Istituto Nazionale per la Ricerca in Agricoltura Francese) e Veolia Recherche & Innovation, dal 1998 stanno collaborando sul campo di sperimentazione QualiAgro con lo scopo di valutare gli effetti degli apporti di prodotti residui organici (PRO) sul suolo impiegato per uso agricolo.

In questi 16 anni di sperimentazioni sul campo, i ricercatori hanno rilevato un interessante impatto agronomico in presenza di apporti regolari di PRO senza peraltro avere un impatto ambientale significativo. Il 3ottobre scorso, i ricercatori dell’INRA hanno presentato le loro conclusioni scientifiche e tecniche sui risultati ottenuti con la sperimentazione QualiAgro.
Questo sito sperimentale per 16 anni consecutivi è stato unicamente dedicato all’impiego dei PRO.
I PRO possono essere suddivisi in tre categorie di compost di origine urbana:

  • compost da verde
  • frazione umida dei rifiuti solidi urbani
  • fanghi di depurazione

I PRO sono quindi stati confrontati con fertilizzanti tradizionali quali:

  • fertilizzante minerale
  • letame bovino

Il contenuto in contaminanti nei PRO impiegati era entro i limiti di legge attualmente vigenti in Francia.
Una superficie di 6 ha è stata suddivisa in 40 parcelle sperimentali per la ripetizione dei vari trattamenti. Sul sito si coltiva dal 1998 rispettando una rotazione mais/grano. La sperimentazione è stata seguita da ricercatori dell’INRA e del Veolia Recherche & Innovation e dall’agricoltore proprietario dei terreni.
Sono stati monitorati e quantificati i vari effetti dei diversi fertilizzanti sulle colture nonché l’evoluzione della qualità del suolo, delle colture e delle acque circolanti nel suolo e sottosuolo. Alla fine è stato possibile valutare l’impatto dei prodotti organici residui anche in un ottica di agro-ecologia e agricoltura sostenibile.

Apporti successivi di compost e letame hanno dimostrato che il tenore in materia organica del suolo aumenta da 30 a 50% rispetto ad una fertilizzazione solo minerale, e sono i compost da verde e da fanghi di depurazione a rivelarsi più efficaci in quanto più stabili. Quest’aumento si traduce in un miglioramento delle proprietà fisiche del suolo (struttura, disponibilità di acqua) e biologiche (dimensioni delle popolazioni e attività). Inoltre la stessa la disponibilità di azoto nel suolo a disposizione delle colture aumenta significativamente. I rendimenti delle colture primaverili seminate subito dopo lo spargimento del compost sono simili a quelli ottenuti con la sola fertilizzazione minerale. Tuttavia durante il secondo anno di semina del grano, una minima fertilizzazione minerale complementare rimane necessaria.

Dal monitoraggio delle popolazioni batteriche (Listeria monocytogenes, Salmonella, Pseudomonas aeruginosa…) e dall’analisi dei contaminanti organici (HAP, PCB, ftalati, nonilfenoli) si è visto che gli apporti ripetuti di PRO e letame non hanno alcun impatto sanitario sul suolo e sulle colture. Si nota, invece, un aumento della concentrazione di rame (da +23 a +46%) e di zinco (da +18 a +28%) sulla superfice del suolo interessata al trattamento. Tuttavia, si nota che queste concentrazioni rimangono all’interno dell’intervallo di valori tipici per i suoli della regione. Gli elementi metallici restano maggioritari nello strato di suolo dove vengono sparsi i PRO e la loro percolazione verso le acque sotterranee sono minime e dipendono dalle proprietà chimico-fisiche del suolo. Indipendentemente dalla natura degli apporti, la qualità dei raccolti in termini di presenza di metalli o contaminanti organici all’interno delle colture rimane invariata.

I dati raccolti hanno permesso di creare un modello per simulare gli effetti degli apporti di PRO sull’agricoltura e l’ambiente. Il modello fornisce informazioni su quali PRO impiegare e la miglior rotazione colturale attuabile in base alla tipologia di suolo e al contesto pedoclimatico.

Per saperne di più:

INRA