K2 Sogno vissuto

Mario Fantin: K2 sogno vissuto – Collana “Alpinismi”
Editore: CAI edizioniPrima pubblicazione novembre 2024
A cura di Mauro Bartoli.
272 illustrazioni e foto per la maggior parte dell’autore del diario.
Prezzo di copertina € 22,00

ISBN 978-88-7982-152

Il libro sull’ascesa al K2 è stato pubblicato la prima volta nel 1958 da Tamari edizioni.

Mario Fantin, cineoperatore e appassionato scalatore ci accompagna in quello che lui definisce “Sogno vissuto”, ovvero la spedizione al K2 organizzata nel 1954 dal gruppo di alpinisti guidati dal Prof. Ardito Desio. Fantin, appassionato di fotografia e riprese si propone come cineoperatore per documentare quella che era una spedizione con finalità scientifiche, dalla geologia alla paleontologia, dalla geografia all’alpinismo inteso come ricerca dei limiti umani. Mario Fantin nel suo dettagliato diario, coglie particolari e sfumature delle dinamiche del gruppo di alpinisti che componevano la spedizione, sottolinea di sentirsi spesso ostacolato dal capo spedizione che continuamente gli ricorda che lui era lì per documentare, non intralciare quanti stavano con pazienza e fatica montando i campi da I a VIII. Lui che camminava sulla neve e sulle morene del Baltoro portandosi dietro la pesante attrezzatura per fotografare e riprendere. Lui che spesso considerava l’attrezzatura più importante delle sue mani intirizzite a meno 20 gradi, sferzato dal vento e dalla neve.

Le difficoltà e il disagio fisico passano in secondo piano, Fantin avverte il privilegio di far parte della spedizione, evita di fare polemica con Desio ma sente forte il desiderio di salire al campo VIII. Durante l’avvicinamento, documenta un mondo affascinante che va scomparendo. Riprende e fotografa i compagni, mentre sulla carta trasferisce in presa diretta l’emozione di trovarsi al cospetto di una Natura selvaggia e maestosa. Sottostà, come tutti, ai duri ordini di Desio, che non lo tollera. Ma nulla scalfisce l’emozione di vivere un sogno, giunto all’apice il 31 luglio, quando la vetta del K2 è finalmente raggiunta.

Chi legge questo straordinario diario, coglie ogni dettaglio di quei giorni di fatica e di sofferenza ma anche di umana condivisione. Ecco Fantin che, costretto ad attendere coloro che rientrano dalle fatiche e dai pericoli affrontati per allestire campi a quote sempre più elevate e vie attrezzate per raggiungerle, prepara con pazienza una bevanda calda a quanti rientrano. Ecco Fantin che si improvvisa cuoco per rifocillare coloro che fanno avanti e indietro con un tempo sfavorevole. Per disposizioni superiori rimane a quota 5600 al campo I, dove arriva con un carico di 15Kg di attrezzatura, e fa riprese della slittovia carica, degli Unza e di Puchoz che fanno la spola tra il campo I e la selletta di carico.

Puchoz, guida alpina valdostana giovane vigoroso e generoso muore il 21 giugno, le cure del medico non sono bastate, la bronchite gli ha tolto il respiro. Fantin immortala in commoventi immagini il trasporto della salma e la sua tumulazione con i compagni che cantano “Montagnes Valdôtaines vous êtes mes amours”. Il laconico commento di Desio è “questa non ci voleva”.

Nel suo diario Fantin condivide sempre elementi positivi, un esempio: 13 luglio raggiunge il campo II e ci fa immaginare paesaggi notturni sereni con la luna e la catena montuosa che fa da cornice con quelle piramidi “giovani” che si susseguono.
È davvero secondario il ruolo assegnato a Fantin nella spedizione italiana al Karakorum-K2 del 1954? Certo la sua è una sfida come alpinista ma il suo diario giorno dopo giorno ci fa capire la sua sensibilità e umanità. L’attenzione ai compagni di spedizione, ai portatori Unza e Baltì, spesso criticati e visti come scansa fatiche anche dai capi spedizione. Lui, Fantin cineoperatore regala a noi il privilegio di “vedere” tempeste di vento e neve che accucciano le tende e scalatori costretti a scuoterle energicamente per liberarle. Lui riesce a strappare un sorriso con un piatto di riso e lardo preparato in una pentola che fatica a bollire. Non cita la frase “conquistare la vetta”, sembra consapevole che non sono gli umani a conquistare le montagne, bensì le montagne a conquistare gli umani.

«Perché il K2, dopo aver scatenato tutte le sue furie sugli alpinisti durante l’assedio, sorrise placato nel vederli scendere, divertito nel far loro lo sgambetto mandandoli più volte con la faccia nella neve. Una cosa da nulla davvero, in confronto al grosso scherzo che gli italiani gli avevano combinato, andando a camminargli in testa, sul bianco cappuccio di neve!». (Mario Fantin)

Il curatore di questo testo, Mauro Bartoli, mette a disposizione di appassionati di montagna o meno, l’archivio privato di Mario Fantin, restaurato in collaborazione con la cineteca di Bologna, foto e film prodotti dall’alpinista che ha partecipato alla spedizione sul K2 nel 1954 come cineoperatore.

Alberta