La Via di Schenèr. Un’esplorazione storica nelle Alpi

In copertina l’asino stracarico tirato dal somiere affondato nella neve illumina l’immaginazione: Schenèr, schena, schiena, ecco il legame: trasporto a schiena di somaro o di uomo. Ecco il senso del titolo del libro e del nome della via che da Feltre arrivava a Primiero attraverso un passo, solo con i passi di bipedi o quadrupedi da sud a nord e da nord a sud per sentiero impervio, ora abbandonato. Quanti frequentano quest’angolo di montagne tra il Pavione e il Campon d’Avena ha senza dubbio sentito nominare questo antico percorso non più in uso da decenni. La sua ragion d’essere viene individuata dall’autore con ricerche storiche e deduzioni logiche: a nord il Primiero ricco di legname e minerali, a sud Feltre con i suoi manufatti e il vino! Più in basso, nella profonda incisione del torrente Cismon fluitavano i tronchi fino al Brenta e di qui in pianura. Ma il rafting non era di moda ai tempi della Serenissima e gli uomini dovevano utilizzare la “scorciatoia” attraverso il passo Croce d’Aune e la stretta via sui dirupi rocciosi dello Schenèr ben sopra il corso d’acqua!

La via studiata negli archivi, descritta e in parte percorsa, fin dove praticabile serpeggia in un ambiente particolare che potremmo definire Alpi minori, quelle che fanno da corona alla vilipesa pianura. Alpi dense di storia quella dei grandi, la Chiesa con il suo potere temporale e quella dei piccoli che per secoli hanno percorso lo stretto valico che univa il sud e il nord: il feltrino d’influsso veneziano e il Primiero d’influsso austro germanico.
Da qui parte un volo d’angelo dell’autore che sa unire la ricerca storica in archivio,  all’immaginazione, al sogno e alle uscite nel territorio. È così che avvince il lettore arricchendo, pagina dopo pagina in un fluire leggero ma intenso, la storia vera. Aggiunge avventure e personaggi frutto di fantasia fortemente legati agli elementi storici e geomorfologici dei luoghi.

Chiunque legga questo libro fa un tuffo nella storia e nel paesaggio.
L’attenzione al paesaggio, alla sua valorizzazione pur nella sua salvaguardia è forse l’elemento che ha influito principalmente nell’assegnazione a questo libro del premio dedicato a Mario Rigoni Stern narratore di Storia dura e dolorosa e autore di storie che danno al paesaggio un’anima. Rigoni Stern dalle alte vette approva sicuramente.

Questo è anche il messaggio di  Melchiorre alla ricerca della scala storta che dovrebbe arrivare a Pontet, delle tracce di quanti hanno fatto la storia minore in tempi di pace e di guerra, nello scambio delle culture e nel fluire delle merci.

Un libro da leggere per conoscere e per amare un angolo tra Veneto e Trentino, tutto da riscoprire; poco importa se i ruderi del castello di Schenèr sono proprio tali, basta far scorrere lo sguardo verso il Cismon in basso oltre il dirupo dove l’acqua rallenta e fa una pozza smeraldina per essere appagati.

Alberta Vittadello