questione di futuro

Questione di Futuro – Guida per famiglie Ecologiche


Interrogarsi sul futuro con il supporto di evidenze scientifiche, è questo il tema fondante del libro. E tante risposte alle domande attualmente ricorrenti come i cambiamenti climatici, hanno già un valore non opinabile: negli ultimi 100 anni l’uso di carburante fossile ha portato la CO2 nell’atmosfera a dati superiori a quelli presenti agli albori dell’umanità; 800.000 anni fa l’homo Erectus viveva in un’atmosfera con 280 parti per milione (ppm) di CO2, nell’ultimo secolo, questo gas è progressivamente aumentato fino alle attuali 410 ppm (settembre 2019). La conseguenza è il riscaldamento troppo veloce del pianeta a causa dell’effetto serra. Stiamo uscendo dall’Olocene entrando in un Antropocene, nel quale chi ha causato i cambiamenti continua in larga parte a non prenderne in considerazione le conseguenze per supposti interessi maggiori come quelli economici. E a pagare il prezzo non saranno solo le nuove generazione umane ma tutta la vita sulla Terra.
L’autrice di questo che possiamo definire manuale, racconta in modo semplice e immediato come lei stessa abbia fatto delle scelte personali e famigliari controcorrente mettendo in atto una notevole diminuzione dei consumi in ogni ambito di vita. Parte dal presupposto, semplice, che ciascuno di noi deve fare la propria parte per ridurre l’impatto ecologico individuale e planetario. Perché, banalmente, produrre meno rifiuti significa produrre meno imballi, minor utilizzo di energia da fonti non rinnovabili in una catena comprensibile anche ai bambini. Ma il messaggio deve giungere a quanti governano le nazioni, i politici, e a coloro che si occupano di economia: è così importante produrre e consumare innescando un circolo vizioso volto ad aumentare il PIL? L’Unione Europea si impegna a far la propria parte finanziando azioni precise ma è necessario fare un passo oltre, attingendo dai presupposti di Lathouche sulla decrescita felice. L’imperativo della crescita economica con attenzione al PIL deve essere superato. Già nel 1968 Robert Kennedy di fronte a una numerosa platea studentesca afferma: il PIL di una nazione non è indicatore di benessere, esso comprende infatti l’inquinamento, la produzione di armi, la pubblicità per vendita delle sigarette, le scorie radioattive, la distruzione delle foreste e dell’ambiente. Il PIL non quantifica il benessere delle generazioni future inteso come salute, istruzione, bellezza: misura tutto tranne ciò che rende la vita degna di essere vissuta. Queste riflessioni fatte 50 anni fa sono ancor più cogenti in questo periodo di pandemia nel quale l’attenzione alla salute non fa il paio con l’attenzione all’ambiente e ancor peggio sarà la post pandemia in ragione della necessità di rincorrere il profitto perso durante il lockdown in particolare dal settore terziario.
Si vive bene consumando meno? L’autrice ne è convinta, attraverso alcune semplici scelte di vita lo dimostra in modo convincente. Il punto è: se non lo fanno gli altri perché lo devo fare io? Se l’amministrazione pubblica non mi fornisce un trasporto facilmente fruibile, se i prodotti bio a km0 costano di più di quelli che trovo nella grande distribuzione, se è più comodo l’usa e getta? Sono forse domande legittime se ci pensiamo solo individui e non parte di una società che ha la responsabilità di lasciare alle generazioni future un pianeta vivibile e magari più verde e più ricco di biodiversità a partire dal suolo. Al lettore resta una riflessione: non possiamo più pensare che il piacere a breve termine possa pesare di più della sopravvivenza a lungo termine! Siamo gli unici animali presenti sul pianeta a danneggiarlo con consapevolezza!

Alberta Vittadello