III 6.4 Casi applicativi: tecnologia EM sulle colture di frumento in pieno campo

Sono stati impiegati i prodotti EM come antagonisti degli agenti patogeni del genere Fusarium spp, per contrastarne la diffusione, e diminuire così la concentrazione di micotossine nel prodotto raccolto.

Il problema delle micotossine, infatti, risulta essere particolarmente rilevante soprattutto per le produzioni di cereali in sistemi agricoli a basso input, quali ad esempio il regime biologico e biodinamico, a causa dell’impossibilità di utilizzare fungicidi e quindi di controllare i miceti del genere Fusarium, principali produttori di tossine.

Lo studio è stato effettuato utilizzando una cultivar di grano duro (cv. Simeto).
Allo stadio iniziale di fioritura le spighe di grano sono state inoculate con un mix di Fusarium graminearum e Fusarium culmorum (principali agenti patogeni della fusariosi della spiga), ad eccezione delle parcelle del controllo negativo, sulle quali verranno rilevati gli effetti della diffusione naturale della fusariosi. Trattamenti preventivi con i prodotti EM (EM5-1:100 e EM5-1:500) sono stati eseguiti 6 e 2 giorni prima dell’inoculo, mentre il trattamento con il prodotto fungicida BASF è stato eseguito, come suggerito dalla ditta fornitrice, 48 h prima dell’inoculo.
A 24h dall’inoculo,  sono stati nuovamente eseguiti i trattamenti con entrambi i prodotti EM (EM5-1:100 e EM5-1:500). Il trattamento EM5 (1:500) è poi proseguito, con cadenza settimanale, fino al momento della raccolta.

Al termine della prova, l’efficacia dei trattamenti è stata determinata prendendo in esame: 

1) Resa produttiva

Il controllo negativo ha fornito le rese produttive più elevate (56,25 ± 2,29 q/ha) in quanto su tali parcelle non è stato effettuato l’inoculo artificiale con F. graminearum e F. culmorum.

Altrettanto elevate sono state le rese medie ottenute sulle parcelle trattate con il prodotto fungicida BASF  (53,82  ±  3,04  q/ha), che ha permesso di minimizzare l’effetto causato dall’infezione artificiale. Per le parcelle inoculate e non trattate, invece, le riduzioni produttive rispetto al controllo non inoculato hanno superato il 30%, confermando così un’elevata incidenza del trattamento artificiale. Infine, per le parcelle trattate con i prodotti EM (EM5-1:100 e EM5-1:500), si sono osservate rese medie produttive statisticamente inferiori rispetto alle parcelle non inoculate e alle parcelle trattate con BASF , ma superiori rispetto al controllo inoculato e non trattato. Dall’analisi di tali risultati è quindi possibile ipotizzare un’efficacia del trattamento EM nel contenere lo sviluppo e la diffusione della fusariosi del grano

2) Caratteristiche qualitative: peso elettrolitico e contenuto in micotossine

Per quanto riguarda il peso elettrolitico, non si sono osservate differenze significative né rispetto al controllo, né tra i diversi trattamenti (dati non mostrati).

Per la determinazione del contenuto in micotossine, la presenza di micotossine è stata valutata utilizzando il test quantitativo ELISA AgraQuant®DON (Romer Labs).
La concentrazione limite fissata dal Reg. CE N. 1126/2007 per cereali non trasformati è pari a 1,250 ppm. Il controllo inoculato e non trattato ha fatto registrare le concentrazioni di micotossine maggiori rispetto agli altri trattamenti presi in esame, con valori di poco inferiori al limite massimo previsto dall’Unione Europea (1,20 ± 0,38 ppm).
Per quanto riguarda il controllo non inoculato, il contenuto medio in micotossine è risultato pari a 0,32 ± 0,02 ppm; tale dato risulta un indice importante per la valutazione dell’incidenza naturale del fungo patogeno.
Valori medi statisticamente uguali si sono ottenuti nelle parcelle trattate con il prodotto chimico BASF, che, come noto, assicura un ottimo controllo del patogeno, contenendo così anche la produzione di micotossine. Infine, entrambi i trattamenti effettuati con i prodotti EM hanno dimostrato un’azione positiva nel contrastare la diffusione degli agenti patogeni del genere Fusarium spp, facendo registrare una concentrazione media di micotossine pari a 0,82 ± 0,15 ppm.

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I risultati ottenuti è possibile ipotizzare un’efficacia del trattamento EM nel contenere lo sviluppo e la diffusione della fusariosi del grano, tuttavia dovranno essere nuovamente confermati da ulteriori prove da svolgersi sia in campo che in ambiente controllato, al fine di poter meglio chiarire il meccanismo d’azione dei prodotti EM.

Per tutti i dettagli della sperimentazione consultare l’allegato: Applicazioni Tecnologie EM.pdf


 

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III 6.3 Casi applicativi: tecnologia EM sulle colture di pomodoro in pieno campo

Al fine di valutare l’effetto delle condizioni del suolo sulla resa produttiva e sulla qualità di una coltura orticola, quale il pomodoro, sono state effettuate delle prove in pieno campo impiegando tre metodi di coltivazione diversi:

  •  trattamento biodinamico (BIODIN);
  •  tecnologia EM + Bokashi 2 FI (BOK + EM);
  •  trattamento biodinamico e tecnologia EM (BIODIN + EM);

I risultati sono stati confrontati tra loro e messi in relazione con quelli ottenuti dalla parcella di riferimento, ovvero quella che non ha subito alcun trattamento.

Per una valutazione corretta dei risultati si sono svolte analisi:

1.  Sensoriali 
Si sono svolte le analisi sensoriali sulle seguenti caratteristiche del prodotto:

  • visive,
  • odorose,
  • gustative.

In termini di preferenza visiva i risultati migliori sono stati ottenuti con il trattamento biodinamico, sia da solo che in associazione con gli EM.

Per quanto riguarda la preferenza odorosa, i punteggi più elevati sono stati ottenuti dal pomodoro che non aveva subito alcun trattamento, ovvero dal controllo.

Per la preferenza gustativa il trattamento contenente BOK + EM è risultato il migliore.

2.  Produttive 
Si sono presi in esami i seguenti parametri produttivi:

  •  resa produttiva,
  •  numero totale di bacche,
  •  numero medio di bacche per pianta, peso medio e resa media per pianta.

La resa produttiva per tutti i trattamenti in esame è risultata di 2 – 3 volte superiore rispetto al controllo non trattato. Rispetto al trattamento biodinamico, invece, il trattamento BOK + EM permette di incrementare le rese di circa il 20%, mentre il trattamento con EM associato al trattamento biodinamico determina una riduzione delle rese produttive di circa il 10%.

Per quanto riguarda il numero totale di bacche prodotte, si conferma nuovamente quanto già descritto per il parametro "resa totale": i trattamenti BIODIN; BIODIN + EM e BOK + EM hanno assicurato una produzione di bacche più che doppia rispetto al controllo, mentre, rispetto al trattamento con soli prodotti biodinamici, il trattamento con Bokashi ha determinato un incremento nella produzione di bacche pari a circa il 18%.

Non sono emerse differenze statisticamente significative tra i trattamenti (BIODIN; BIODIN + EM e BOK + EM) per quanto riguarda il numero medio di bacche  per pianta, il peso medio del frutto e la resa media per pianta; mentre tali differenze risultano invece significative se confrontate con il controllo.

 3. Qualitative misurabili 
Si sono analizzate le caratteristiche qualitative misurabili (pH, solidi solubili totali, acidità titolabile totale, DPPH, polifenoli totali, carotenoidi totali e contenuto in licopene). 

Nel pomodoro, un gusto apprezzabile e ben bilanciato è dato da un rapporto tra contenuto in zuccheri (TSS) e contenuto in acidi (TA) superiore a 10. Valori contenuti di acidità totale, associati a valori elevati di solidi solubili, sono spesso associati ad una perdita di aroma e di sapore. Tale combinazione si evidenzia soprattutto nei frutti trattati con prodotti EM (BIODIN + EM e BOK + EM ) che determinano valori di Maturity Index superiori a 19, con incrementi del 25% rispetto al controllo negativo (acqua) e positivo (prodotti biodinamici).

Le proprietà antiossidanti del pomodoro sono legate all’elevato contenuto in polifenoli, flavonoidi, vitamina C e numerosi altri composti dotati di attività antiradicalica. L’attività antiossidante non ha mostrato differenze significative tra le varie coltivazioni.

Per quanto riguarda il contenuto in polifenoli, carotenoidi e licopene, non si sono osservate differenze significative tra i trattamenti.

 4. Sulla qualità del prodotto 
L’analisi della qualità del pomodoro è stata svolta sia conla tecnicadella cristallizzazionedelle gocce,sia con la cristallizzazione1 sensibile.

Da entrambi i metodi è emerso che i campioni che offrivano le immagini migliori erano quelli coltivati con Biodin + EM.

Gli esperimenti hanno evidenziato come tra queste tecniche di coltivazione, la tecnologia EM + Bokashi 2 FI dia i risultati migliori in termini di resa, valutazioni sensoriali e grado di maturazione (Maturity Index superiore del 25% a quello del controllo), e un risultato leggermente inferiore a quello ottenuto dal prodotto coltivato con trattamento Biodin + EM nell’analisi della qualità del prodotto.

Nota

Cristallizzazione sensibile

La tecnica della cristallizzazione sensibile permette di analizzare il sistema di forze (etere di vita, etere chimico, etere di luce, etere di calore) e di relazioni che si manifestano attraverso il campo morfogenetico tipico ed esclusivo di ogni essere vivente. L’immagine dei cristalli al microscopio consente di analizzare il numero e la lunghezza delle formazioni principali (ramificazioni) e secondarie (diramazioni), la misurazione dei loro angoli di incidenza così come la valutazione nello spazio della cristallizzazione. Questa tecnica presenta però diverse difficoltà per un limite intrinseco dovuto alla difficoltà nell’estrapolare dati matematico-geometrici all’interno di un certo range di omogeneità, che permetterebbero un’analisi oggettiva e statisticamente accettabile, necessaria in campo scientifico

Maggiori dettagli sono visibili nell’allegato:  Applicazioni Tecnologie EM.pdf
 


 

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III 6.2 Stanchezza del terreno e malattie da reimpianto dei fruttiferi

Il problema del reimpianto e del declino produttivo (“stanchezza”) dei suoli sta diventando sempre più grave nelle aree frutticole e orticole specializzate. Esso è strettamente legato al generale declino della fertilità dei suoli e all’utilizzo di un limitato numero di colture elettive.

I fattori determinanti all’origine di questa che viene definita la malattia da reimpianto sono riconducibili a due:

  • componente biotica (rappresentata dal complesso di fungi patogeni agenti di necrosi radicale e dalle comunità microbiche responsabili dei processi funzionali dei suoli);
  • parametri fisici, chimici e biologici del suolo dipendenti dall’alterato ciclo della sostanza organica (struttura del terreno, disponibilità di elementi nutritivi, contenuto di biomassa, humus e processo di umificazione, presenza di sostanze fitotossiche, metalli pesanti e altro).

Questa sindrome è particolarmente visibile nei meleti, pescheti, mandorleti, come pure in coltivazioni di fragola.
La sindrome è detta anche plant vigour mediated disease ovvero una “malattia” delle piante mediata del loro stato fisiologico, a significare quanto essa sia legata allo stato generale di fertilità dei suoli e alla tecnica agronomica.

I sintomi di stanchezza da reimpianto nei frutteti sono per lo più evidenti nel periodo immediatamente successivo al trapianto (moria precoce delle piante, stentato sviluppo, ritardo della entrata in produzione), oppure possono apparire come alterazioni qualitative o quantitative durante il ciclo del frutteto, favoriti da stress abiotici (idrici, in particolare).

In allegato: Stanchezza terreno.pdf


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