III 1.4 Modalità di impiego degli antiparassitari

I prodotti antiparassitari possono essere di origine animale o vegetale ed essere impiegati in trappole o distributori automatici, si possono spargere direttamente sulle colture, si applicano direttamente sui semi oppure si trattano gli alberi con pennellature e iniezioni.

Le modalità di impiego sono regolate da precise norme.

Le trappole e/o i distributori automatici devono essere tali da impedire che le sostanze si diffondano nell’ambiente o entrino in contatto con le coltivazioni. Inoltre particolare attenzione deve essere posta nella raccolta e nello smaltimento delle trappole stesse.

Gli antiparassitari di impiego diretto sulle colture possono essere:

  • concentrati emulsionabili: in questo caso devono essere diluiti prima dell’uso. La diluizione può avvenire in acqua per prodotti idrosolubili o in solventi per prodotti liposolubili. L’emulsione ottenuta deve essere omogenea e a seconda della tecnica di applicazione si impiegherà una forte diluizione (distribuzione con irroratori a terra) o una bassa diluizione (distribuzione con irroratori a terra o aerei);
  • polveri bagnabili: concentrati in polveri o adsorbiti su polveri che possono essere sospesi in acqua con l’aiuto di sostanze bagnanti e tensioattivi;
  • paste: concentrati allo stato semisolido da disperdere in acqua;
  • polveri secche: si applicano direttamente tramite polverizzatori;
  • granuli: si spargono direttamente sul terreno, in questo caso si ha un rilascio graduale del principio attivo;
  • prodotti gassosi: vengono impiegati nella fumigazione.

I semi possono venire protetti con sostanze pesticida prima della semina tramite un meccanismo detto di concia.

Il trattamento del fusto degli alberi con pennellature e iniezioni di pesticidi vengono in genere effettuate a scopo preventivo.


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III 1.3 Interazione principio attivo e pianta da trattare

Nella scelta dell’antiparassitario ha fondamentale importanza la scelta del rapporto fra principio attivo e pianta da trattare. Di solito si distingue:

  •  principio attivo di copertura: si tratta di composti che non penetrano nella pianta, bensì restano all’esterno. Un esempio tipico di questo genere di azione è quello dei composti del rame. È chiaro che in questi casi risulta importante agire preventivamente e favorire il contatto fra il principio attivo e il patogeno che si vuole colpire.
  • principio attivo citotropico: si tratta di principi attivi che riescono a penetrare nei primi strati di cellule e naturalmente hanno il vantaggio di poter colpire il patogeno anche dopo un certo tempo dall’infezione.
  • principio attivo translaminare: hanno la capacità di passare da una pagina all’altra della foglia. Questo modalità di penetrazione rende decisamente più sicuri i trattamenti contro patogeni che attaccano le foglie.
  • principio attivo sistemico: ha la possibilità di penetrare nei tessuti della pianta e traslocare all’interno di essa in modo da colpire il patogeno dall’interno. Sono quindi efficaci in casi difficili: infezioni fungine avvenute da più ore, tracheomicosi, presenza di insetti ad apparato boccale succhiatore pungente che non sono facilmente attaccabili per contatto (esempio tipico: le cocciniglie).

Di fatto, bisogna tenere presente che tutti i principi attivi possono essere in qualche modo sistemici e che la traslocazione avviene secondo flussi preferenziali. Nella maggior parte dei casi la traslocazione avviene dal basso vero l’alto, seguendo le trachee che trasportano la linfa grezza dalle radici verso le foglie (sistemici acropeti). Solo poche molecole sono sistemiche basipete, cioè vanno preferenzialmente dall’alto verso il basso e alcune molecole come il phosetyl alluminio presentano una traslocazione bidirezionale.
Nello scegliere l’antiparassitario sistemico è quindi necessario intersecare le informazioni sulla posizione dell’infezione con il metodo di irrorazione utilizzato e quindi scegliere il principio attivo anche in base al tipo di traslocazione necessaria.


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