III 3.6 Effetto della messa al bando dei Neonicotinoidi

Nel 2013 la UE ha messo al bando tre neonicotinoidi e si riserva di riconsiderare la decisione tra due anni in base ai nuovi possibili risultati di ricerca. I neonicotinoidi sono impiegati nel trattamento primaverile delle piante oleaginose e sono reimpiegati prima della fioritura.

Non essendoci al momento valide alternative ai neonicotinoidi, la loro messa al bando può compromettere la stessa coltivazione delle piante oleaginose. Al tempo stesso la carenza di impollinatori mette a rischio il raccolto stesso.

Problematiche dovute ai non utilizzo dei neonicotidinoidi in frtticoltura 

In conseguenza dell’applicazione del Reg. UE n° 485/2013 del 30/09/2013, che vieta l’uso dei seguenti neonicotinoidi: Imidacloprid, Thiametoxan e Clothianidin in prefioritura nelle colture frutticole, si possono fare le seguenti considerazioni tecniche riferite alla pianura veronese:

  • sul melo, i neonicotinoidi non sono molto usati in prefioritura, le alternative sono Fluvalinate, Acetamiprid e Flonicamid;
  • sul pesco l’uso dei neonicotinoidi in prefioritura è una prassi consolidata, non mancano le alternative, si possono usare altri prodotti, per esempio: Fluvalinate, Acetamiprid e Flonicamid;
  • sul ciliegio normalmente i neonicotinoidi non si usano in prefioritura (si preferisce usarli in post per sfruttare l’effetto contro la mosca), si possono usare comunque Fluvalinate e Acetamiprid;
  • sul pero i neonicotinoidi in oggetto non sono molto usati in prefioritura, in quanto è consolidato l’uso di Acetamiprid e non ci sono prodotti alternativi contro la tentredine. Il posizionamento in post fioritura coincide con la fioritura del melo se coltivato nelle vicinanze.

Ipotizzando la difesa in frutticoltura senza neonicotinoidi, gli effetti possono essere:

  • controllo non ottimale degli afidi in generale e altri fitofagi (fillominatori, carpocapsa, mosca del ciliegio ecc.);
  • insufficiente controllo dell’Afide Lanigero del melo;
  • insufficiente controllo della tentredine del pero;
  • aumento del numero di insetticidi/aficidi;
  • aumento dei costi della difesa;
  • possibile aumento di frutta non commerciabile.

 

Problematiche create dall’uso dei neonicotinoidi

In oltre metà delle nazioni europee non sono presenti api da miele sufficienti ad impollinare le colture e bisogna fare sempre più affidamento sugli impollinatori selvatici. Anche in Italia la situazione è molto delicata. La ragione della moria di api è stata imputata ai neonicotinoidi che sono quindi stati messi provvisoriamente al bando. Le ricerche per provare questa correlazione sono molteplici e vengono effettuate sia in laboratorio, sia sul campo. I risultati ottenuti dagli esperimenti di laboratorio però spesso differiscono diametralmente da quelli ottenuti sul campo.

Gli studi in laboratori danno sicuramente risultati riproducibili in condizioni controllate, le quali però non rispecchiano sempre in modo efficace le realtà sul campo. Tutti gli studi in laboratorio hanno provato una relazione tra il malessere delle api e la presenza di neonicotinoidi. In generale cambiano la comunicazione sociale tra le api, le modalità di ricerca di cibo, la capacità di rientrare nell’alveare e si abbassano le loro difese immunitarie, per cui le api sono più vulnerabili a virus e altre malattie.
Le prove su campo, invece, non sempre dimostrano una tale correlazione diretta. Infatti spesso le api non sembrano subire alterazioni in misura determinante dai neonicotinoidi.

Dal Joint Meeting “The Impact of Pesticides on Bee Health”, tenutosi a Londra nel gennaio 2014, è emersa la correlazione tra il malessere delle api e l’impiego di neonicotinoidi, con l’aggiunta che il malessere si estende anche agli impollinatori selvatici.
Uno studio statunitense presentato in tale sede aggiunge i fungicidi tra le concause; infatti è stato trovato che le api si ammalavano più facilmente di Nosema se consumavano polline con alte concentrazioni di fungicida.
Altri studi ancora hanno dimostrato come le api siano sensibili all’odore dell’imidachloprid; non è però ancora chiaro come venga recepito e come alteri la percezione di altri odori.
In ogni caso, gli studi sottolineano come gli effetti si notino più chiaramente a distanza di tempo, ovvero quando l’esposizione ai neonicotinoidi perdura negli anni.

Alcuni degli studi effettuati sul campo e presentati al convegno, nonché uno studio sempre su campo, portato avanti dagli istituti finlandesi per la ricerca in agricoltura MTT e l’autorità per la sicurezza alimentare EVIRA, suggeriscono invece che gli insetticidi non provochino un danno rilevante e diretto sulle api. Il progetto finlandese afferma di non aver registrato alcune correlazioni tra i trattamenti chimici e la sofferenza nelle colonie durante questo primo anno di osservazione.

Le differenze e le controversie negli studi sono principalmente dovute alla difficoltà di riprodurre in laboratorio tutte le condizioni ambientali; comunque gli esperimenti svolti sul campo hanno una maggior difficoltà ad essere riproducibili anche perché alcuni insetticidi sono impiegati fino alla fioritura e dati con spray. Questo comporta alte variabilità nella valutazione dell’esposizione delle api a tali pesticidi.

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MTT


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III 3.5 Modelli di previsione sulla diffusione delle specie aliene invasive

Le specie si dicono invasive quando, superato il periodo di acclimatazione, mostrano capacità di espansione nel nuovo ambiente e provocano danni ecologici, economici e/o alla salute pubblica.

In tutta Europa si sta affrontando l’invasione di specie che sono intenzionalmente o accidentalmente trasportate dall’uomo al di fuori del loro areale biogeografico e si sono dimostrate invasive. Ci sono attualmente più di mille specie considerate invasive e tra queste specie ci sono numerosi insetti di interesse sia sanitario (ad esempio la zanzara tigre e la zanzara coreana) sia agricolo (ad esempio la Drosophila suzukii).

Per prevedere la diffusione di dette specie si usano dei modelli matematici. Il modello in uso fino a poco tempo fa aveva però parecchi limiti, infatti non era in grado di prevedere la variabilità della velocità di propagazione. Nuovi studi hanno portato alla formulazione di modelli più complessi in grado di fornire una previsione più realistica sulla diffusione delle specie invasive e quindi capaci di fornire indicazioni utili su come contrastarne la diffusione stessa.

Modello svizzero di previsione sulla diffusione delle specie aliene invasive

Il nuovo modello svizzero si basa sul fatto che il processo demografico delle popolazioni è soggetto a delle variazioni che non dipendono direttamente dai fattori ecologici, infatti non tutti gli individui si riproducono allo stesso modo nonostante vivano nelle stesse condizioni. I ricercatori sono riusciti a descrivere tale fattore impiegando un calcolo delle probabilità applicato ad una funzione che permette di quantificare le differenze aleatorie e individuali a livello della riproduzione.
Il modello è stato testato in via sperimentale e ha dato una buona correlazione validando così il modello.

Questo stesso modello può essere impiegato anche per organizzare la ripopolazione di specie minacciate o in pericolo di estinzione.

 

Modello italiano di previsione sulla diffusione delle specie aliene invasive

Il nuovo modello svizzero si basa sul fatto che il processo demografico delle popolazioni è soggetto a delle variazioni che non dipendono direttamente dai fattori ecologici, infatti non tutti gli individui si riproducono allo stesso modo nonostante vivano nelle stesse condizioni. I ricercatori sono riusciti a descrivere tale fattore impiegando un calcolo delle probabilità applicato ad una funzione che permette di quantificare le differenze aleatorie e individuali a livello della riproduzione.
Il modello è stato testato in via sperimentale e ha dato una buona correlazione validando così il modello.

Questo stesso modello può essere impiegato anche per organizzare la ripopolazione di specie minacciate o in pericolo di estinzione.

Per maggiori dettagli vedi allegato


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III 3.4 Esempio di riduzione della deriva con i coadiuvanti

I coadiuvanti con azione antideriva sono dei prodotti fitosanitari regolarmente autorizzati in Italia che oltre ad esercitare altre azione tipiche dei coadiuvanti (aumento della bagnabilità, adesività, ecc.), manifestano una spiccata attività antideriva nell’ordine dal 30 al 60% a secondo degli ugelli impiegati e delle modalità di trattamento. Sono efficaci, semplici da impiegare (basta aggiungerli in miscela alla soluzione antiparassitaria poco prima del trattamento) e poco costosi. I coadiuvanti antideriva hanno dimostrato di poter essere utilizzati vantaggiosamente anche in combinazione con gli ugelli antideriva, così da sommarsi alla positiva azione fisica di questi ultimi, senza alcuna interferenza negativa.

Attualmente i coadiuvanti non sono compresi tra le misure ufficiali di mitigazione ambientale dei trattamenti con pesticidi.

Per maggiori dettagli sugli esperimenti vedere:

*Marucco P., Balsari P &Bozzer C. – 2012 
Assessment of effects of anti-drift adjuvants on spray quality and potential drift generated by field crop sprayers.
*Marucco P., Balsari P &Bozzer C. – 2012
Valutazione dell’effetto di coadiuvanti antideriva sulla dimensione delle gocce erogate e sulla deriva potenziale generata da barre irroratrici


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