Gli insetti utili sono considerati e venduti come i mezzi di controllo dei fitofagi meno tossici che ci siano. Dal momento che il loro impiego cresce di anno in anno, il bisogno di capire quali siano i metodi migliori per utilizzarli diventa sempre più avvertito.
Per procedere nella difesa biologica delle colture bisogna:
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avere una fonte di approvvigionamento di entomofagi di elevata qualità;
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individuare il modo migliore con cui impiegare gli insetti.
La pratica del controllo biologico prevede diversi stadi:
a. identificare sia le specie dannose sia quelle utili;
b. stimare la consistenza numerica;
c. individuazione del problema;
d. individuare delle specie adatte a risolvere il problema;
e. corretta utilizzazione;
f. valutare il programma di controllo biologico
ed essere pronti ad intervenire con soluzioni alternative.
a) Identificare le specie dannose e quelle utili
Nella lotta biologica una precisa e tempestiva individuazione delle specie dannose è determinante, perché molto spesso gli insetti utili sono specializzati ad attaccare solo determinati fitofagi.
A supporto dell’agricoltore ci sono delle strutture a cui fare riferimento, quali gli Osservatori per le Malattie delle Piante (O.M.P.), gli Istituti di Entomologia Agraria delle Università e, infine, professionisti specializzati nella difesa biologica delle colture.
All’individuazione delle specie dannose segue l’individuazione dei loro nemici naturali.Se gli entomofagi vengono usati male è facile fallire, per cui diventa importante individuare le specie utili più adatte a risolvere il problema; verificare che la qualità degli insetti acquistati sia elevata e, infine, determinare quando intervenire e quanti insetti impiegare.
Una volta individuate le specie utili da introdurre bisogna scegliere il rivenditore. In generale, si consiglia di sceglierne uno affidabile che insieme al prodotto fornisca:
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un servizio di consulenza;
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precise istruzioni su come maneggiare gli insetti;
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il nome esatto della specie che fornisce;
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il numero di insetti che vengono recapitati;
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quanto vigorosi sono gli insetti;
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come effettuare da soli la verifica di quanti insetti vivi sono stati liberati.
b) Stimare la consistenza numerica
Al pari di altri metodi di lotta, il successo o il fallimento del controllo biologico è fortemente influenzato dalla consistenza numerica delle popolazioni delle specie dannose al momento dell’intervento.
Se per esempio sono troppo elevate è possibile che la lotta biologica diventi particolarmente difficile dato che le quantità di entomofagi da utilizzare sarebbero troppo grandi, oltre che costose, e il margine di tempo disponibile, prima che si superi il livello di dannosità economica, risulterebbe troppo breve. In questo caso, potrebbe essere sufficiente intervenire con un’applicazione di un insetticida dotato di bassa persistenza (dell’effetto tossico per le specie utili) e successivamente introdurre gli entomofagi.
Se nelle colture il livello di infestazione è molto basso e alcune specie utili sono naturalmente presenti, è possibile che basti solo aspettare che queste si riproducano ed esercitino la loro azione di controllo; in alternativa, potrebbe essere conveniente effettuare trattamenti localizzati con prodotti a bassa tossicità e/o persistenza solo sulle piante infestate.
Individuazione del problema
Se il fitofago da controllare è particolarmente pericoloso e si riesce ad intervenire tempestivamente, si introducono per più volte grossi quantitativi di insetti utili in modo da potenziare l’attività di controllo delle popolazioni naturalmente presenti.
Nella difesa biologica occorre impegnarsi ad individuare, studiare e pianificare con anticipo tutti i possibili problemi e le relative soluzioni; per non fallire è indispensabile essere continuamente aggiornati sulla consistenza numerica delle diverse specie che si può avere solo attraverso un costante monitoraggio. A tal fine, è opportuno sapere che esistono diverse tecniche disponibili di cui è possibile ottenere informazioni rivolgendosi alle aziende da cui si acquistano gli insetti, agli Istituti di Entomologia e agli O.M.P.
d) Individuare delle specie adatte a risolvere il problema
Una volta individuate le specie dannose e dopo aver deciso di intervenire biologicamente, bisogna decidere quali entomofagi acquistare e a chi rivolgersi.
Bisogna quindi scegliere il prodotto adatto alle proprie esigenze. Per farlo bisogna tenere presente che gli insetti utili sono esseri viventi che hanno specifici requisiti e limiti per la loro sopravvivenza. Prima di introdurli nelle colture, bisogna conoscere anche i loro bisogni e valutare attentamente le caratteristiche dell’ambiente d’impiego.
Per esempio, l’attività di alcune specie di acari predatori è buona anche in ambienti caldi e secchi (per es.Phytoseiulus longipes) mentre altre specie necessitano di un clima più mite e umido (per es. Phytoseiulus persimilis).
Basse temperature e scarsa luminosità possono condizionare il comportamento degli entomofagi a tal punto che nelle serre, nei mesi invernali, molti predatori (ditteri cecidomidi, rincoti antocoridi, coleotteri coccinellidi) rallentano o arrestano la propria attività, a meno che non si provveda ad adeguare artificialmente luminosità e temperatura ambientale.
In certi casi, se deve essere introdotto lo stadio mobile di una specie utile (es. adulto alato), potrebbe essere vantaggioso rinchiudere temporaneamente (per 1-2 giorni) gli insetti all’interno di gabbie con le piante infestate, al fine di favorirne l’acclimatamento nel nuovo ambiente; inoltre, la presenza della specie dannosa ne stimolerà l’attività riproduttiva, riducendo le probabilità che le colture da proteggere vengano abbandonate. In più, se nella coltura stessa (o nelle vicinanze) vi sono specie vegetali in grado di fornire risorse alimentari alternative (polline, nettare, melata degli afidi, ecc.) questo può incoraggiare gli insetti appena liberati a non spostarsi altrove.
Particolari raccomandazioni vanno fatte per l’eventuale impiego di pesticidi che in certi casi può essere necessario per combattere le specie dannose non controllabili dagli entomofagi presenti. Raramente gli insetticidi risparmiano le specie utili e anche i trattamenti anticrittogamici non vanno sottovalutatati: pur risultando generalmente molto più selettivi, talvolta danno origine ad indesiderati aumenti di mortalità. Comportamento intermedio possiedono gli acaricidi. Non potendo evitarne l’uso, è indispensabile effettuare una scelta attenta dei principi attivi meno tossici e persistenti.
e) Corretta utilizzazione
Le buone mosse da fare con gli insetti per ottenere il massimo del risultato: prima della consegna; al momento della liberazione;
successivamente alla prima liberazione
Prima della consegna
Precise istruzioni dovrebbero essere fornite dal rivenditore prima della consegna del materiale. Gli insetti utili sono piccolissimi esseri viventi che sono consegnati in contenitori refrigerati e sono da liberare il prima possibile, in generale entro le 24 ore. Nell’attesa di liberare gli insetti, le scatole dovrebbero essere conservate in una stanza fresca e al riparo della luce solare diretta.
La quantità di insetti da impiegare è espressa in numero di insetti per metro quadrato, oppure per pianta, oppure (più raramente) per foglia. Diversamente dagli insetticidi, le quantità consigliate possono variare di volta in volta in funzione della specie da combattere, della specie utile, dell’ambiente d’impiego, del momento d’impiego e del tipo di coltura da proteggere.
Al momento della liberazione
Il momento d’intervento è determinante per il successo del controllo biologico. Poiché gli insetti utili funzionano meglio come mezzo di lotta preventivo, piuttosto che curativo, è importante liberarli sulle colture non appena le infestazioni hanno avuto inizio e solo un attento monitoraggio delle specie dannose consente di individuare questo momento. In alcuni casi, l’elevata suscettibilità di alcune colture a certi fitofagi fa sì che si debba procedere con numerose introduzioni fin dall’inizio (a prescindere dall’effettivo avvistamento delle specie da combattere) oppure che si adottino particolari tecniche preventive come, per esempio, l’impiego di "banker plants".
Importante è anche il momento della giornata in cui si effettua la liberazione degli insetti: se fa caldo, può succedere che gli entomofagi siano troppo attivi e, invece che insediarsi sulla vegetazione, si disperdano troppo o abbandonino le colture da proteggere. Temperature troppo alte, al momento del rilascio, sono pericolose perché possono causare uno spiacevole aumento della mortalità degli insetti, riducendone complessivamente l’efficacia (ricordiamoci che vengono recapitati all’interno di contenitori in cui la temperatura media è di 8-10°C).
In pieno campo, anche altri fattori ambientali (specialmente la pioggia) possono avere un impatto drammatico sugli insetti appena liberati.
Come regola generale, le introduzioni dovrebbero essere effettuate nelle ore più fresche della giornata (d’estate: di primo mattino o verso sera), con condizioni meteorologiche favorevoli (se all’aperto) e in un periodo dell’anno favorevole all’attività delle specie utilizzate (informazione reperibile dal rivenditore).
Successivamente alla prima liberazione
In questa fase è importante:
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assicurarsi che un numero sufficiente di entomofagi si sia insediato nelle colture;
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favorire o, per lo meno, non ostacolare il loro sviluppo razionalizzando qualsiasi intervento nell’ambiente colturale (trattamenti antiparassitari, alleganti, potature, irrigazioni, ecc.);
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verificare, tramite monitoraggio, le dinamiche di popolazione sia dei fitofagi che degli entomofagi.
f) Valutare il programma di controllo biologico
Se si desidera valutare l’efficacia del programma di controllo biologico bisogna:
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Avere a disposizione parcelle "trattate" e almeno una "non trattate". Gli insetti utili devono essere impiegati solo nelle parcelle "trattate", mentre nella(e) rimanente(i) si impiegano solo i metodi di controllo tradizionali senza introdurre alcun insetto. Le parcelle dovrebbero essere abbastanza distanti da non venire interessate reciprocamente da fenomeni di "deriva", sia dei pesticidi, sia degli entomofagi.
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Individuare quali rilievi effettuare nelle diverse parcelle.
Per una corretta valutazione bisogna:
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verificare la quantità di insetti utili che effettivamente è stata impiegata;
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individuare la percentuale di fitofagi parassitizzata (se si sono impiegati parassitoidi);
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rilevare la densità (determinata come numero per pianta o per m2o per fila) degli stadi dannosi del fitofago prima e dopo l’impiego dei suoi nemici naturali (i quali, bisogna ricordare, hanno bisogno di più tempo rispetto agli insetticidi per ridurre numericamente le popolazioni di insetti dannosi);
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fare una stima del livello di dannosità raggiunto dai fitofagi e confrontarlo col raccolto ottenuto.
Bisogna inoltre ricordare che per alcune specie utili il periodo dell’anno in cui vengono impiegate può influenzarne il comportamento. Per esempio, basse temperature e fotoperiodo breve possono rallentare lo sviluppo o indurre la diapausa; in questo caso l’attività di controllo risulterà minore del previsto.
I materiali e i metodi necessari per effettuare i monitoraggi sono spesso disponibili presso i rivenditori di insetti. È sempre possibile rivolgersi agli Osservatori per le Malattie delle Piante o agli Istituti di Entomologia per aiuto e supporto.
Essere pronti ad intervenire con soluzioni alternative
Se si aspetta troppo è possibile che l’azione di controllo risulti tardiva e non si possano ottenere dei risultati accettabili.
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