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D.Lgs 13/01/2003 n. 36, Attuazione della direttiva 1999/31/CE relativa alle discariche di rifiuti, GU n. 59 del 12/03/2003, Suppl. Ordinario n.40.
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D.Lgs. 16/01/2008 n. 4, Ulteriori Disposizioni correttive e integrative del D.Lgs. 3/04/2006 n. 152, recante norme in materia ambientale, S.O. GURI 29/01/2008, n. 24.
D.Lgs. 29/06/2010 n. 128, Modifiche ed integrazioni al d.lgs. 3/04/2006, n. 152, recante norme in materia ambientale, a norma dell’art. 12 della legge 8 giugno 2009, n. 69, S.O. GU 11/08/2010, n. 186.
D.Lgs. 3/12/2010 n. 205, Disposizioni di attuazione della Direttiva 2008/98/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 19/11/2008 relativa ai rifiuti e che abroga alcune direttive, S.O. n. 269 GU 10/12/2010, n. 288.
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Vismara R., 2001, Depurazione biologica – Teoria e processi, Editore Ulrico Hoepli, Milano.
5. Conclusioni
/in Pagine di articoli/by NoNameI valori relativi agli anni 2006-2009 indicano che la produzione regionale di fanghi ammonta a circa 350.000 t/anno corrispondente a 40 kg/AE. Confrontando tale dato con analoghi elementi riscontrabili in letteratura, i valori ottenuti sono al di sotto di quelli che teoricamente sarebbero prevedibili. Per una stima più corretta bisognerebbe disporre oltre ai dati di produzione anche delle caratteristiche dei fanghi e, in particolare, del loro contenuto in sostanza secca e della potenzialità reale degli impianti di depurazione.
Va sottolineato che spesso gli impianti di trattamento delle acque reflue urbane di maggiore potenzialità possono ricevere fanghi dagli impianti più piccoli che non dispongono di una linea fanghi completa: questa pratica non consente di effettuare stime corrette poiché risulta difficile con il sistema attuale di censimento dei flussi dei fanghi (MUD) e di elaborazione dei dati grezzi stabilire quanto fango viene effettivamente prodotto dal sistema: nei casi sopra citati lo stesso fango può essere contato due volte in quanto prodotto dall’impianto primario (più piccolo) e da quello secondario (più grande); pertanto, tutti i valori riportati seppur indicativi potrebbero essere in parte sovrastimati, anche se è stato evidenziato che la potenzialità complessiva dei piccoli impianti (<10.000 A.E.) è solo l’8,7% del totale. In sostanza il sistema di raccolta dei dati (MUD) utilizzato per tracciare e seguire il destino finale del rifiuto non presenta un sufficiente livello di dettaglio per la comprensione dei flussi di gestione dei fanghi di depurazione.
Per quanto riguarda il destino finale, i fanghi prodotti negli impianti vengono per lo più compostati o stabilizzati (80-90%) e meno frequentemente smaltiti (10-20%); l’utilizzo diretto in agricoltura rappresenta una pratica marginale, in quanto riguarda solo il 3-4% del totale; un po’ più significativo è l’utilizzo in agricoltura dopo condizionamento che rappresenta il 10-20% dei fanghi che subiscono trattamenti di recupero R3.
Relativamente ai fanghi riutilizzati in agricoltura si sottolinea l’elevato contenuto di azoto, come riscontrato per il triennio 2007-2010. In generale per gli elementi nutritivi principali (C, N, P) la composizione media dei fanghi utilizzati in agricoltura risente del fatto che la composizione finale del fango è data dal contributo di matrici di partenza eterogenee (ovvero di fanghi che provengono anche da attività produttive di tipo agroindustriale, cartario, tessile, ecc.) e quindi presenta variazioni annuali anche piuttosto consistenti.
Per quanto riguarda la distribuzione per ettaro dei fanghi i valori determinati sono compatibili con i limiti normativi visto che sono interessate alla distribuzione sia aree vulnerabili che aree non soggette a vincoli.
Sulla base del quadro delineato si ritiene utile che nella gestione dei fanghi da depurazione siano valutate e messe in atto le seguenti azioni. La destinazione dei fanghi di depurazione a smaltimento in discarica è pratica da ridurre per gli impatti ambientali che comporta; va posta sempre maggior attenzione alla necessità di migliorare la qualità dei fanghi di depurazione sia riducendo le concentrazioni di inquinanti negli effluenti trattati, sia aumentando la quantità di sostanza secca anche attraverso lo sfruttamento del calore prodotto dagli impianti di produzione di energia che sempre più si sono diffusi nel territorio veneto.
Parallelamente il miglioramento della dotazione impiantistica per il trattamento dei reflui dovrebbe tener conto della opportunità di ridurre progressivamente il conferimento dei fanghi liquidi prodotti dai piccoli impianti agli impianti di maggiore potenzialità in modo da eliminare gli effetti negativi dovuti al trasporto dei fanghi e all’occupazione di capacità di trattamento degli impianti di depurazione. Tutti questi accorgimenti dovrebbero favorire sempre di più il recupero mediante compostaggio e l’utilizzo in agricoltura che rappresentano le destinazioni finali maggiormente compatibili con la necessità di chiusura del ciclo naturale del carbonio.
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