4.7.4. Lotta alla batteriosi del kiwi

La coltivazione di kiwi (actinidia) dal 2008 è stata colpita da una nuova fitopatia provocata dal batterio Pseudomonas syringae pv. Actinidiae (PSA), e sta subendo ingenti danni.

La massima virulenza appare sulle varietà di frutto a polpa gialla, appartenenti tutte alla specie Actinidia chinensis; a questa specie appartengono anche genotipi con frutto a polpa verde ma non sono attualmente commercializzati. Il frutto più noto, quello a polpa verde, appartiene alla varietà Hayward, che è la più estesamente coltivata al mondo e appartiene alla specie A. deliciosa. Anche Hayward e altre varietà della stessa specie appaiono suscettibili alla batteriosi ma in forma meno grave.

Foglia di kiwi infetta
Crediti immagine: Comune di Lagnasco

Il C.R.A. (Consiglio per la Ricerca e la sperimentazione in Agricoltura) ha coordinato due ricerche finanziate dal MiPAAF con lo scopo di:

  • aumentare le conoscenze di base sul batterio e sull’interazione batterio –pianta;
  • definire tecniche agronomiche utili per contrastare la diffusione e ridurre la pericolosità del patogeno;
  • migliorare le tecniche diagnostiche;
  • impostare uno specifico piano di miglioramento genetico per l’individuazione di germoplasma di actinidia tollerante o resistente alla malattia.

 Pianta di kiwi malata. Sono evidenti gli avvizzimenti dei germogli e la propagazione verso il basso
Crediti immagine: Regione Piemonte

I progetti in questione sono due:

  • INTERACT: "Interventi di coordinamento ed implementazione delle azioni di ricerca, lotta e difesa al cancro batterico dell’Actinidia (Psa)";
  • ARDICA: "Azioni di ricerca e difesa al cancro batterico dell’Actinidia (Psa)".

Sito web patrocinato dal MiPAAF che contiene risultati aggiornati della ricerca in tutto in mondo e riporta i risultati dei progetto INTERACT e ARDICA

Entrambi i progetti si sono conclusi la scorsa estate e hanno portato i seguenti risultati:

  • Il sequenziamento e l’annotazione del genoma e delle proteine dei ceppi del patogeno, la sua capacità di competizione ambientale e la sua resistenza nei confronti dei mezzi di contrasto comunemente impiegati. L’avvenuto sequenziamento dei ceppi batterici del PSA, apre ora nuove e favorevoli prospettive per il contrasto e la prevenzione della malattia.
  • L’origine dell’attuale popolazione del patogeno. Questo patogeno, che risulta essere molto aggressivo e diffuso, non ha origine dalla precedente popolazione, risalente in Italia a circa 20 anni fa, ma è stato invece introdotto con buona probabilità nel nostro Paese mediante materiale infetto a lungo periodo di latenza.
  • I fattori scatenanti. I notevoli danni prodotti, anche a livello economico, sulle coltivazioni sono stati favoriti dalla concomitanza di fattori scatenanti, quali forti gelate e notevole contiguità degli impianti di actinidia lungo ampie superfici. Dagli studi è emerso che i principali fattori predisponenti la malattia sono gelate e forte piovosità, e i periodi più a rischio sono autunno-inverno e inizio primavera. Queste conoscenze hanno portato all’individuazione del momento più opportuno per i trattamenti di difesa della piante riducono al massimo la possibilità di diffusione nei e tra i frutteti.
  • Correlazione batteriosi e chimica del suolo. È stata accertata una chiara correlazione tra composizione chimica del suolo e la predisposizione alla batteriosi; tale relazione risulta differente per il kiwi giallo e il kiwi verde. Sono state quindi proposte forme di allevamento della pianta che, aumentando la circolazione dell’aria all’interno della chioma e riducendo il volume di legno colonizzabile dal batterio, riducono significativamente l’incidenza della malattia.
  • Forme di lotta. Sono stati individuati alcuni nuovi composti chimici e di origine biologica in grado di ridurre efficacemente la severità e l’incidenza della malattia in pieno campo.

Per maggiori dettagli e aggiornamenti si consiglia di visitare il sito del progetto.

4.7.3. Il controllo della Carpocapsa

La Carpocapsa del melo (Cydia pomonella) appartiene alla famiglia dei lepidottero torticide ed è tra i lepidotteri più dannosi per meli e peri. La Carpocarsa sverna come larva matura racchiusa in un bozzolo all’interno della pianta ospite oppure nel terreno, e può compiere fino a 3 generazioni annuali.

Le larve danneggiano i frutti, scavando al loro interno gallerie in cui rimangono fino a terminare il proprio sviluppo. Il danno si esplicita nella caduta prematura dei frutti.

Larva di Carpocapsa
Crediti immagine: Agraria

 Adulto di Carpocaspa
Crediti immagine: Agraria

L’azienda Santa Bianca ha messo a punto il metodo “Ecodian” che agisce attraverso la tecnica del "disorientamento sessuale" degli insetti. Le trappole a ferormoni impiegate sono completamente biodegradabili in quanto in Mater-Bi. Le tracce odorose emesse sono più intense di quelle rilasciate normalmente dalle femmine presenti, quindi attraggono maggiormente i maschi della Carpocapsa che possono essere quindi catturati.

Il numero di diffusori da impiegare è elevato, infatti si necessitano da 2.800 a 3.300 diffusori per ettaro. È importante in questo caso creare una rete molto fitta di punti di attrazione. Per un risultato ottimale servono in media 3 applicazioni di diffusori l’anno, contro le circa 10 degli altri sistemi di lotta.

Fase di applicazione di ECODIAN
Crediti immagine: Sumitomo

Il beneficio più evidente è che si riduce drasticamente (fino al 90%) il quantitativo di insetticida utilizzato, il che permette, tra l’altro, di salvare gli insetti utili. Il sistema, inoltre, non lascia alcun residuo sulla frutta e i diffusori utilizzati non vanno raccolti a fine campagna: la loro composizione a base di amido di mais, infatti, li rende completamente biodegradabili.
Meno insetticida significa un prodotto più naturale, ma anche un minor numero di ore di lavoro, con un considerevole risparmio di tempo, di energie e di risorse economiche per l’azienda.

Effetto della Carpocaspa sul melo
Crediti immagine: ERSA Friuli Venezia Giulia

4.7.2. Il controllo del brusone del riso

Le malattie del riso sono in genere originate da funghi e possono causare delle perdite ingenti. La scelta varietale ricopre un aspetto importantissimo a cui segue l’adozione di adeguate pratiche agronomiche nonché l’utilizzo di alcuni fungicidi ad azione preventiva. Tra le varie malattie che possono colpire il riso, il brusone è la più pericolosa malattia fungina. Questa malattia viene causata dal fungo patogeno Pyricularia oryzae Cav.

Le spore infettive di Pyricularia oryzae osservate al microscopio ottico
Crediti immagine: Università di Pavia

Fitopatia e patogeno si caratterizzano per una eccezionale complessità, sia puramente biologica che relazionabile a parametri fisiologici, colturali, meteorologici, ambientali. Pertanto le ricerche devono essere condotte con approcci multidisciplinari, volti a monitorare il patogeno nell’ambiente, a collezionarlo, a valutarne la sua potenzialità e adattabilità infettiva, la sua variabilità e plasticità genetica.
I territori coinvolti nella produzione di riso nelle regioni Piemonte e Lombardia hanno nell’Università di Pavia l’interlocutore fondamentale per avere le indicazioni su come e quando intervenire. Infatti, gli studi svolti ricercatori del Laboratorio di Micologia e Patologia Vegetale (responsabile Prof.ssa Anna Maria Picco) del Dipartimento di Scienze della Terra e dell’Ambiente si sono concretizzati in un sistema di sorveglianza delle risaie che permette di proteggere la risaia non “a calendario”, ma nei periodi caratterizzati da un effettivo rischio di infezione; questo è calcolato sulla base della presenza/abbondanza del patogeno nell’aria, dello stadio fenologico della pianta, dell’ambiente e delle pratiche colturali predisponenti l’infezione.
Il Laboratorio di Micologia e Patologia Vegetale da oltre vent’anni raccoglie dati e informazioni sull’intero andamento della campagna risicola (caratteristiche degli areali coltivati e specificità dei singoli agro-ecosistemi, sensibilità/resistenza varietale, pratiche colturali e interventi fitoiatrici, andamento meteorologico,..) e questo ha permesso di correlare e validare ogni aspetto in riferimento all’andamento della campagna risicola.

Una tipica lesione fogliare da brusone del riso
Crediti immagine: Università di Pavia