* Stagione Lirica di Padova 2015

La Stagione Lirica di Padova 2015, organizzata dal Comune di Padova-Assessorato alla Cultura  in collaborazione con il Teatro Stabile del Veneto – Teatro Nazionale e realizzata grazie al Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con il sostegno della Regione Veneto e il contributo della Fondazione Antonveneta, avrà inizio venerdì 16 ottobre, alle 20.45, con la Norma di Vincenzo Bellini, riproposta anche domenica 19alle ore 16

L’opera  sarà proposta in un allestimento di grande interesse realizzato nel 2005 per il Teatro Carlo Felice di Genova dal regista e visual director Paolo Miccichè che arriva a Padova dopo una lunga attività internazionale come regista e visual director specializzato nell’applicazione teatrale delle nuove tecnologie visive, linguaggio che per primo ha portato in Italia nel luglio 1999 all’Arena di Verona.

In cartellone anche, domenica 27 dicembre, alle ore 18 e martedì 29 dicembre alle 20.45, l’Aida di Giuseppe Verdi con la regia di Franco Zeffirelli, ripresa di Stefano Trespidi. L’orchestra Filarmonia Veneta e il coro Li.Ve., preparato dal M. Giorgio Mazzucato, saranno diretti dal M. Marco Boemi.

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Ufficio Stampa:
Studio Pierrepi di Alessandra Canella
www.studiopierrepi.it

 

Bibliografia

Battistel P., “Serre e pacciamature, la carica dei materiali plastici innovativi”, Terra e vita, n. 25, 2012, pp. 59-63.

Battistel P., “L’azione sul micro clima”, Colture Protette, n. 5-maggio 2014, pp.24-28.

Dieci m. – Marinilli c. – Sparago E.,“Rose, impatto ambientale ridotto con le rinnovabili”, Colture Protette, n.9-settembre 2011, pp. 48-53.

Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali, Piano Nazionale del Settore Florovivaistico 2014-2016, approvato dalla Conferenza Permanente   per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e Bolzano del 5 agosto 2014.

Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali – ismea, Il florovivaismo italiano. Una scelta di qualità, 2014.

Niola I., “La qualificazione della produzione floricola campana, condizione necessaria per la competizione nel mercato globale”, Quaderni del Dipartimento di Analisi dei processi economico-sociali, linguistici, produttivi e territoriali, Università di Napoli Federico II, 2003, pp.165-178.

Sportelli G. F.,Per una nutrizione sostenibile”, Colture Protette, n. 7/8- luglio/agosto 2013, pp.38-52.

 


Sitografia

[01]www.regioni.it/conferenze/2010/10/29/doc-approvato-ricerca-agraria-e-forestale-obiettivi-e-azioni-prioritarie-2010-12-104580/ (Accesso: 7 luglio 2015)

[02 ]DE PASCALE S., “Luci e ombre del florovivaismo italiano”, Convegno Florovivaismo: ricerca, innovazione e passione, Pistoia, 8 luglio 2013, www.garantes.it/doc/Convegno_Pistoia_8_luglio_2013/DePascale%20UNINA.pdf  (Accesso: 7 Luglio 2015)

[03] CERESA M. CRISTINA, “Florovivaisti sulla strada della sostenibilità”, 4 Marzo 2015, http://magazine.greenplanner.it/2015/03/04/florovivaisti-sulla-strada-della-sostenibilita/  (Accesso: 7 luglio 2015)

 [04] INCROCCI L. – PARDOSSI A. – MARZIALETTI P., “Introduzione”, Gestione sostenibile dei vivai, Progetto VIS – “Vivaismo Sostenibile”, marzo 2013, www.cespevi.it/vis/Manuale_VIS.pdf Accesso: 7 luglio 2015)

 [05] LERCARI G., Tavola rotonda Una valutazione sull’opportunità dell’utilizzo di un marchio ecocompatibile, 23 aprile 2001, Genova, www.ggeteam.com/piante/genova2001.pdf  (Accesso: 8 luglio 2015)

[06] CIRIO U., “Tecnologie ecocompatibili per le colture protette”, http://www1.inea.it/arssa/cirio.htm  (Accesso: 8 luglio 2015)

 [07] CAPONERO A., “Solarizzazione alternativa ai fumiganti”, 8 giugno 2015, www.coltureprotette.it/solarizzazione-alternativa-ai-fumiganti/  (Accesso: 8 luglio 2015)

 [08] PECCHIA S. – PATALANO G. – VANNACCI G., “Riutilizzo dei substrati”, Gestione sostenibile dei vivai, Progetto VIS – “Vivaismo Sostenibile”, marzo 2013 www.cespevi.it/vis/Manuale_VIS.pdf  (Accesso: 7 luglio 2015)

[09] PARDOSSI A., “Relazione introduttiva al Progetto IDRI” Razionalizzazione dell’impiego delle risorse idriche e dei fertilizzanti nel florovivaismo, www.cespevi.it/art/introidri.htm  (Accesso: 10 luglio 2015)

[10] BIOCCA M. – RINALDI M., “Evoluzione delle tecniche produttive nel florovivaismo”,  www1.inea.it/isa/rinaldi/Biocca,%20Rinaldi,%201998,%20evoluzione%20delle%20

tecniche%20produttive%20in%20florovivaismo,%20FLO-ricerca,%20191-253.pdf (Accesso: 10 luglio 2015)

 [11] LA REDAZIONE DI AMBIENTE RISORSE SALUTE, “Biofertilizzanti e batteri, il binomio per un’agricoltura sostenibile”, 28 novembre 2014, www.scienzaegoverno.org/article/biofertilizzanti-e-batteri-il-binomio-un%E2%80%99agricoltura-sostenibile  (Accesso: 10 luglio 2015)

 [12] www.conipiediperterra.com/plastiche-intelligenti-in-una-filiera-agricola-di-qualita-l11-maggio-un-convegno-a-milano-0503.htm  (Accesso: 15 luglio 2015)

[13] www.rinnovabili.it/greenbuilding/cuscinetti-in-etfe-per-la-serra-intelligente-che-si-autoregola-543/ 
(Accesso: 10 agosto 2015)

[14] www.pianidisettore.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/366  (Accesso: 10 agosto 2015)

[15] INCROCCI L. – PARDOSSI A. – MARZIALETTI P., “Irrigazione e concimazione”, Gestione sostenibile dei vivai, Progetto VIS – “Vivaismo Sostenibile”, marzo 2013, www.cespevi.it/vis/Manuale_VIS.pdf  (Accesso: 7 luglio 2015)

 

6. Conclusioni

Il florovivaismo potrebbe essere un settore trainante per l’agricoltura italiana per numero di occupati e attività indotte; eppure, nonostante le notevoli potenzialità, ormai da diversi anni risulta poco competitivo rispetto all’agguerrita concorrenza di operatori stranieri, comunitari e non. Il punto debole che penalizza i floricoltori nazionali non è dato dalla qualità delle produzioni, mediamente più che soddisfacente, quanto piuttosto dai ritardi nell’introduzione di innovazioni, dagli elevati costi di produzione e dalla scarsa organizzazione a livello logistico e commerciale. Per guadagnare posizioni nel mercato internazionale sarebbe importante, come suggerisce il Piano Nazionale del settore florovivaistico per il triennio 2014-2016, operare su più fronti: l’aggregazione, per ottenere economie di scala, l’ottimizzazione dei costi, la pianificazione della produzione, lo sviluppo di iniziative nel settore della promozione e della commercializzazione, ma anche l’adozione di metodi di produzione ecocompatibili, puntando ad un uso sostenibile delle risorse, all’efficienza energetica e ad una gestione corretta dei sottoprodotti e dei rifiuti.

Diverse sono le opzioni possibili per la riduzione dell’impatto ambientale e quelle cui si è fatto cenno in questa nota sono solo alcune di esse: altri metodi, infatti, possono essere messi in atto al fine di ridurre le emissioni inquinanti o di contenere il consumo di risorse energetiche, idriche e di composti chimici. Si può citare, ad esempio, l’impiego in cogenerazione di centrali termiche a biomassa, che producono un bilancio delle emissioni di anidride carbonica praticamente nullo tra volumi assorbiti durante la vita vegetativa delle piante e quelli immessi in atmosfera con la combustione (Dieci-Morinilli-Sparago, 2011), o l’uso di pannelli fotovoltaici innovativi a base di diseleniuro  doppio di rame e indio nella struttura di serre “a duplice attitudine”, tali, cioè, da garantire una produzione florovivaistica di qualità apprezzabile e, nel contempo, la generazione di energia elettrica da utilizzare in azienda o da commercializzare [14].Sempre in tema energetico si può citare l’interesse, che risale già ad alcuni anni fa, per l’applicazione nelle serre di tecnologie elettriche mediante l’uso di fogli in alluminio, alimentati alla tensione di circa 24 V, per riscaldare le zone di radicazione e germinazione (Niola, 2003), mentre altri metodi puntano ad una migliore gestione dei sistemi di irrigazione e di fertilizzazione. Tra essi, la coltivazione fuori suolo [1] a ciclo chiuso, grazie al recupero della soluzione nutritiva, consente di evitare la dispersione nell’ambiente di fertilizzanti e acqua in eccesso e di utilizzare tali sostanze in modo più efficiente; ovviamente, occorrerà monitorare, eventualmente con dei chemosensori, le variazioni della composizione chimica della soluzione ricircolante, reintegrando al bisogno i sali minerali consumati.
Un contributo alla razionalizzazione dell’irrigazione e della concimazione può essere fornito dai sensori di umidità del terreno o del substrato, che attivano l’irrigazione quando la tensione di umidità raggiunge determinati valori, e dai fertirrigatori intelligenti, che, avvalendosi di sensori dielettrici, possono modulare la frequenza dell’irrigazione, nonché la conducibilità elettrica dell’acqua o della soluzione nutritiva fornita alle piante [15].

Sensori e regolatori automatici possono essere utilizzati anche per il controllo e la regolazione del microclima nelle colture protette, così da consentire l’instaurarsi di condizioni ottimali per la crescita delle diverse specie vegetali e, viceversa, poco favorevoli allo sviluppo degli organismi indesiderabili. Insieme ad altri metodi di lotta, possono così contribuire alla riduzione dell’impatto ambientale dei pesticidi, in linea con quelli che sono gli obiettivi del “Piano di Azione Nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari”, adottato con il Decreto 22 gennaio 2014 [2] del Ministero delle Politiche  Agricole Alimentari e Forestali di concerto con il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare e con il Ministro della Salute. Pubblicato sulla G. U. n. 35 del 12 febbraio 2014, il Piano “si prefigge di guidare, garantire e monitorare un processo di cambiamento delle pratiche di utilizzo dei prodotti fitosanitari verso forme caratterizzate da maggiore compatibilità e sostenibilità ambientale e sanitaria, con particolare riferimento alle pratiche agronomiche per la prevenzione e/o la soppressione di organismi nocivi…”.

Il legislatore, dunque, fornisce un ulteriore input a quanti, operando nel settore agricolo, siano propensi ad adottare metodologie ecocompatibili. Al di là della sensibilità ambientale, che può appartenere in misura maggiore o minore ai diversi imprenditori, tale impegno potrebbe essere consigliato anche soltanto da motivi di opportunità, rappresentando spesso la qualità ambientale dei prodotti un non trascurabile elemento di competitività sul mercato.



[1] La coltivazione fuori suolo è, com’è noto, una tecnica agronomica che segna il passaggio dalle coltivazioni in terra a quelle idroponiche e aeroponiche: le prime sono caratterizzate dalla presenza di un substrato inerte (perlite, vermiculite ecc.) avente la funzione di sostenere le piante e far circolare la soluzione nutritiva; le seconde sono, invece, prive di qualsiasi substrato, per cui questa viene irrorata direttamente sulle radici, opportunamente protette dalla luce. Tale metodo consente di superare due inconvenienti delle coltivazioni convenzionali, ossia la stanchezza del terreno, che dopo due o tre cicli comincia ad impoverirsi, e la limitata produttività.

[2] Il Decreto è stato emanato in attuazione della direttiva 2009/128/CE, che ha istituito un quadro per l’azione comunitaria ai fini dell’utilizzo sostenibile dei pesticidi.