3.1.5. Il sistema di raffreddamento: un caso pratico

Raffreddare le serre in prossimità dei picchi di calore durante la produzione può risultare abbastanza oneroso e richiedere l’impiego di risorse da tutelare, quali l’acqua. Nelle regioni meridionali della Francia i ricercatori dell’Unità di Genetica e Perfezionamento di Frutta e Verdura (GAFL) dell’INRA (Istituto Nazionale Francese per la Ricerca in Agricoltura) con l’appoggio della Commissione per lo Sviluppo Sostenibile, hanno messo a punto lanciato un nuovo sistema che riesce ad ottimizzare il raffreddamento delle serre impiegando acque riciclate.

Il sistema chiamato “coolbox” è stato impiegato per il raffreddamento di 320 m² di serre nella tenuta di Saint Maurice in Avignone (PACA – Francia) sui 4700 m2 totali di serre presenti nel parco.
Il sistema coolbox prevede l’impiego di pannelli di truciolato posizionati sulle condotte da cui viene aspirata l’aria. Questi stessi pannelli vengono spruzzati con acqua polverizzata. In questo modo si riesce a raffreddare l’ambiente interno alla serra.

Figura – il sistema Coolbox per il raffreddamento efficiente delle serre

GALF ha quindi apportato ulteriore modifiche al sistema nell’ottica del nuovo progetto di ricerca che mira all’ottimizzazione delle risorse esistenti.
In condizioni normali, la serra impiegava 14.000 m3 d’acqua per assicurare il raffreddamento durante i picchi di calore. La totalità delle acque impiegate proveniva dalle falde sotterranee. Dopo l’uso, tali acque venivano convogliate nel sistema fognario.
I limiti di questo sistema erano evidenti:

  • un uso elevato della risorsa idrica;
  • una difficoltà dell’impiego di tale misura di raffreddamento in concomitanza ad un abbassamento del livello di falda;
  • le acque sotterranee presentano un’alta concentrazione di calcare e sali che comportano una rapida usura e ostruzione degli ugelli nonché dei pori presenti sui pannelli di truciolato.

L’ultima innovazione apportata alla coolbox sta nelle modifiche apportate al sistema di approvvigionamento idrico e alla pulizia e manutenzione dei filtri.
Il sistema infatti è stato modificato in modo da recuperare le proprie acque di scarico e quindi di riutilizzarle. La capacità di raccolta e di riciclaggio dell’acqua permette di realizzare dei risparmi notevoli abbassando di molto l’impatto ambientale sulla risorsa idrica.
Inoltre, si sono modificati gli ugelli sia in direzione sia in dimensioni. Infatti adesso i getti d’acqua sono orientati verso il punto più alto del pannello di truciolato e la dimensione degli ugelli è stata dimezzata.
Con queste modifiche dai 14.000 m3 d’acqua iniziali necessari per assicurare un sistema di raffreddamento efficace della serra, si è passati a soli 300 m3 d’acqua per ciclo.
L’acqua impiegata viene addolcita durante il ciclo di pulizia. A questo scopo è stato aggiunto un passaggio d’acqua controcorrente. In questo modo il sistema riesce a garantire la diluizione dell’acqua e, al tempo stesso, provvede ad una pulizia dei filtri.
Questo piccolo accorgimento permette di ridurre di molto il tempo pe la pulizia e manutenzione. I ricercatori affermano che tale diminuzione di tempo è dell’ordine delle centinaia di ore.

3.1.4. Fuori suolo con difesa integrata

Le colture fuori suolo permettono la specializzazione del serricoltore in un solo tipo di serra con una sola coltura o varietà, senza dover ricorrere alla rotazione o alla fumigazione chimica per mantenere la fertilità del terreno. Anche nelle serre “Low Tech” è possibile praticare il ciclo chiuso grazie all’impiego di filtri biologici, che sono poco costosi ma molto efficienti. In questo modo il consumo di acqua può essere diminuito fino al 70-80% e quello di fertilizzanti può essere anche dimezzato.

La lotta integrata può essere praticata senza alcun uso di pesticidi chimici, ma solo col supporto di:

  • barriere fisiche, quali reti anti-insetto;
  • scelte agronomiche, quali innesto, sovescio, compostaggio, rotazione;
  • presenza di insetti e microorganismi utili;

questo tipo di lotta è già una realtà in diverse serre hi-tech e a media tecnologia. Tuttavia, queste tecniche possono essere applicate già oggi alle serre “low tech” e passive.

3.1.3. Concimazione carbonica

Nell’aria la concentrazione di CO2 è di circa 350-400 ppm. In una serra mediterranea passiva, per gran parte del giorno, cioè da 2 ore dopo l’alba fino quasi al tramonto, la CO2 scende normalmente a 200-250 ppm, talvolta a valori anche inferiori, perché assorbita dalle colture per la fotosintesi.

Si potrebbe avere un aumento delle rese del 20% semplicemente riportando la concentrazione di CO2 almeno alla concentrazione esterna. Se invece la si riesce a portare a 800 – 1.000 ppm grazie alla concimazione carbonica, la resa può aumentare fino al 40%.
Pertanto nelle serre mediterranee basterebbe migliorare il ricambio naturale di CO2 con l’esterno, magari grazie a opportune aperture mobili o fisse per produrre il 20% in più.