4.2.2. I benefici del monitoraggio aeromicologico

Particolarmente difficoltosa è, da sempre, la lotta ai funghi fitopatogeni, più di ogni altro microrganismo abili nello sviluppo di un grado di parassitismo estremamente elevato e specializzato. La pericolosità del fungo fitopatogeno si motiva con la sua grande capacità di rapportarsi con la superficie vegetale, di riuscire a penetrarla e a colonizzare con successo i tessuti all’interno dei quali sporulare. L’uso di anticrittogamici contro le malattie delle piante è relativamente recente, poiché fino alla metà del secolo scorso la difesa dei vegetali veniva assicurata mediante l’uso di prodotti di origine minerale. Tuttavia, l’introduzione di nuovi e sempre più numerosi prodotti organici di sintesi ad ampio spettro (mirati ad ottenere la distruzione degli organismi nocivi con trattamenti ripetuti a intervalli esclusivamente basati sulle fasi fenologiche delle colture), il loro impiego indiscriminato in unione ad una radicale trasformazione dei sistemi di coltivazione delle piante si sono concretizzati nella comparsa sia di insetti, erbe infestanti e funghi resistenti e di nuove o sempre più severe epidemie, favorite dalla distruzione di antagonisti o di iperparassiti dei patogeni stessi.

Effetto della Venturia inaequalis (ticchiolatura) su foglia di melo
Fonte: INRA

Il primo passo verso una razionalizzazione della difesa chimica delle colture è rappresentato dalla lotta guidata, attraverso la quale è stato introdotto il concetto di “soglia di intervento”. Si consiglia cioè la pratica del trattamento chimico solamente quando l’avversità patologica raggiunge una pericolosità tale da giustificare il costo dell’intervento. In tal modo, si esegue un trattamento con antiparassitari non più a cadenza prefissata ma in base alla reale presenza di parassiti, all’entità delle loro popolazioni nell’ambiente circostante e nei momenti più opportuni (determinati valutando le condizioni meteoclimatiche-colturali e il ciclo biologico del parassita stesso).

Effetto della Venturia inaequalis (ticchiolatura) sulla mela
Fonte: INRA

In alcune aree coltivate italiane sono applicati sistemi di sorveglianza aeromicologica delle ascospore di Venturia inaequalis finalizzati alla protezione del melo dalla patologia nota come ticchiolatura. 

 

4.2.1. Il campionamento

Diverse sono le tecniche di monitoraggio aeromicologico e, nonostante per ciascuna sia possibile definire sia vantaggi che limiti, tutte vertono sul principio di cattura e deposizione del particolato fungino su una superficie di studio.

Spore di Venturia inaequalis
Fonte: INRA

Due sono, fondamentalmente, le informazioni che si possono ottenere da un monitoraggio aeromicologico: informazioni qualitative, ossia indicative a livello di genere e, quando possibile, di specie del fungo oggetto di indagine; informazioni quantitative, ossia relative al conteggio di unità fungine formanti colonie oggetto di indagine, per convenzione riferito al volume di un m3 d’aria (CFU/ m3).
Con la finalità di proteggere gli agroecosistemi, particolarmente utili divengono i campionatori volumetrici, che si basano sulla cattura per impatto delle spore fungine attraverso l’aspirazione di un volume d’aria noto. In particolare, lo strumento più diffuso a livello internazionale è il captaspore.

Il Captaspore, centralina di campionamento atmosferico dotata di pannello solare
Fonte: Università di Pavia

Il captaspore, costruito in metallo leggero, è provvisto di una pompa ad alimentazione elettrica che determina il vuoto al suo interno, provocando la suzione di 10 litri di aria al minuto attraverso una fenditura d’entrata posizionata contro vento grazie ad un’ala direzionale. Esso è in grado di captare particelle provenienti dall’area circostante con un raggio medio di 10 chilometri. L’aria aspirata viene indirizzata su un tamburo di 34,5 cm di circonferenza, mosso da un sistema ad orologeria, avente un’autonomia di sette giorni e sulla cui superficie viene posta una striscia di plastica trasparente siliconata, sede di impatto dell’aria aspirata. Muovendosi con una velocità di 2 mm/ora, il tamburo descrive una rotazione completa nel giro di una settimana e, al termine, la rimozione, deposizione e colorazione su vetrino del nastro permette la lettura al microscopio ottico delle singole spore aerodisperse. Il conteggio, che può essere effettuato anche statisticamente ossia leggendo una frazione di vetrino corrispondente al 12% dell’intera superficie campionata, esprime il valore di un determinato fungo aerodisperso o della carica fungina totale per m3 d’aria. Il captaspore permette il conteggio prolungato nel tempo di tutte le particelle presenti nell’aria, incluse quelle non vitali. Fino a qualche anno fa lo strumento necessitava di corrente e, pertanto, poteva risultare di difficile collocazione in pieno campo. I nuovi modelli sono, invece, provvisti di pannelli solari, che consentono una sua agile installazione, in qualsiasi situazione agronomica si renda necessario il suo utilizzo.

 

4.2. Innovazione nel monitoraggio: il controllo dei particolati areodispersi

Seppure ancora poco diffuso, il monitoraggio dei particolati aerodispersi rappresenta un supporto essenziale per valutare le conseguenze che un qualsiasi fattore biologico, in grado di alterare un equilibrio ambientale, può avere sulle risorse naturali, su uno specifico sistema biologico o sulla conservazione dei prodotti dell’attività antropica. Alla base del monitoraggio ambientale vi sono le conoscenze raggiunte dalla disciplina dell’Aerobiologia, che studia le sorgenti, la dispersione, l’impatto del particolato biologico presente nell’atmosfera ed il suo effetto in ambienti confinati ed aperti. È noto, infatti, che le particelle di origine biologica costituiscono una frazione quantitativamente rilevante del materiale disperso nell’atmosfera; esse sono rappresentate da pollini, componenti fungine, acari, virus, batteri ed alghe. Per quanto riguarda i funghi, in particolare, spore, conidi, ife e propaguli possono essere aerodiffusi e la loro dispersione si mostra variabile al variare delle loro caratteristiche morfologiche, delle caratteristiche ambientali e climatiche.

Spora areodispersa di Alternaria sp.
Fonte: Natura Mediterraneo

Il monitoraggio aerobiologico presenta possibilità di sviluppo e di applicazione rilevanti in diversi settori di indagine. Probabilmente l’applicazione più conosciuta riguarda la determinazione dei calendari delle cariche polliniche aerodiffuse, con finalità relative alla conoscenza qualitativa e quantitativa della vegetazione, ai movimenti di granuli pollinici in grado di interferire fortemente sulle produzioni agrarie e sulle manifestazioni allergiche dell’uomo. Tuttavia, incluse nel termine di Aerobiologia vi sono differenti discipline, ciascuna indirizzata allo studio di uno specifico insieme di organismi viventi aerodispersi. Fra queste, particolare attenzione merita l’Aeromicologia, i cui studi si concretizzano, oltre che nella determinazione della popolazione fungina aerodiffusa in ambienti confinati, nel monitoraggio di parassiti fungini pericolosi per le colture e nello studio del loro ciclo biologico, finalizzato alla protezione dei sistemi agricoli e all’individuazione dei momenti idonei per l’applicazione dei trattamenti di difesa.