2. L’impatto degli antibiotici

Gli antibiotici vengono largamente impiegati anche sugli animali. Le modalità d’uso sul bestiame è collegato al tipo di sistema produttivo e di allevamento. Il quantitativo totale di antibiotico somministrato dipende dalla specie, dal sistema produttivo e dalla tipologia di batteri presenti in ogni stalla.

Secondo gli studi pubblicati dall’Unione Europea, circa l’80% di tutti gli antibiotici utilizzati vengono somministrati agli animali. Esistono in commercio 27 classi di antibiotici per gli animali e, a parte 9 classi che sono specifiche per animali, le altre sono normalmente impiegate anche per curare gli esseri umani.
Negli allevamenti gli antibiotici vengono impiegati per il trattamento di animali malati ma anche per profilassi o per meta-profilassi (ovvero su animali che sono stati a contatto con animali che hanno già mostrato i segni della malattia). Inoltre, in diversi paesi del mondo è ancora diffusa la pratica vietata in Europa che prevede l’impiego di antibiotici per velocizzare e massimizzare la crescita.

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L’uso di antibiotici ha visibilmente un impatto diretto sull’animale, ma pone altre e nuove problematiche.
Innanzitutto esiste una preoccupazione a livello di sicurezza alimentare a causa degli effetti diretti e indiretti sulla popolazione di batteri normalmente presenti soprattutto nel tratto gastrointestinale dell’animale da macello. Quindi, l’uso continuativo di antibiotici può portare ad una resistenza da parte dei batteri direttamente attaccati dall’antibiotico, ma può instaurare delle dinamiche di resistenza incrociata per cui anche altri batteri, non collegati direttamente all’antibiotico in uso, diventano più resistenti alle terapie antibiotiche. L’insorgenza di resistenze ha un conseguente impatto negativo diretto sul benessere e produttività degli animali e un impatto indiretto sulla salute degli esseri umani in quanto esposti a batteri resistenti alle cure antibiotiche disponibili.

1.3.3. Effetti sugli organismi non bersaglio

Gli effetti tossici sugli organismi non bersaglio terrestri e acquatici, animali e vegetali derivanti da un trattamento antiparassitario sono determinati dalla tossicità intrinseca della sostanza attiva e dei suoi prodotti di degradazione, e dai livelli di concentrazione che verranno raggiunti nel tempo nei diversi comparti ambientali (acqua, suolo, aria, biota). Inoltre, gli organismi costituiscono un ulteriore comparto nel quale le sostanze organiche possono penetrare e concentrarsi attraverso i ben noti processi di bioaccumulo e bioconcentrazione lungo le catene alimentari. Tali processi vanno valutati in quanto costituiscono vie importanti di esposizione e quindi di effetti tossici.

Esempi di animali terrestri bersagli involontari dei trattamenti fitosanitari
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Esempi di animali acquatici bersagli involontari dei trattamenti fitosanitari
Crediti immagine: UTAGRI-ENEA

L’autorizzazione alla commercializzazione e all’uso dei prodotti fitosanitari è regolata dal Regolamento europeo n.1107/2009 

1.3.2. La degradazione

La struttura molecolare della sostanza, a causa dei processi di degradazione, va incontro a trasformazioni con la formazione di una o più sostanze chimiche diverse da quella di partenza. Allo stesso tempo la concentrazione di tutte le sostanze subirà delle variazioni per i processi di degradazione e di dispersione ambientale. La tendenza di una sostanza a persistere in un determinato comparto ambientale (suolo, acqua, aria) si valuta misurando il suo tempo di dimezzamento (DT 50). Più elevato sarà il DT50 più la sostanza sarà persistente, ossia sarà meno disponibile alla degradazione.

La degradazione può avvenire ad opera di:

  • microrganismi presenti nel suolo;
  • processi chimici (idrolisi, ossidazione, riduzione ecc.);
  • luce solare (foto decomposizione).

Le proprietà chimico-fisiche del pesticida non solo determinano l’azione protezione di tali molecole sulla coltura (azione insetticida, fungicida, erbicida etc.), ma ne influenzano anche il movimento, la persistenza o la degradazione nell’ambiente.
Pertanto:

  • pesticidi “volatili” è probabile che finiscano in aree esterne al campo trattato;
  • pesticidi “solubili” è probabile che si muovano rapidamente con le acque piovane e, attraverso il ruscellamento, potranno raggiungere i corpi idrici superficiali (torrenti, fiumi, laghi etc.) oppure percolare nel suolo insieme all’acqua, e raggiungere rapidamente le falde acquifere;
  • pesticidi con elevata capacità di “adsorbimento” (ossia che si legano fortemente alla superficie delle particelle di suolo o di sedimento) e con bassa solubilità in acqua tenderanno a restare nella zona superficiale del suolo per tempi dipendenti dalla loro resistenza alla degradazione microbica.

Le proprietà del suolo possono a loro volta influenzare la velocità e le modalità di degradazione di un pesticida ed il suo movimento dal sito di applicazione.