1.3.1. Destino ambientale dei prodotti fitosanitari

Quando si esegue un trattamento fitosanitario soltanto una parte della miscela contenente la sostanza attiva raggiunge il bersaglio, mentre il resto viene disperso nell’ambiente. I principali processi che influenzano il “destino ambientale” della parte dispersa sono i seguenti:

  • DERIVA (spray drift) : durante il trattamento la miscela viene nebulizzata e viene trasportata più o meno lontano dal punto di applicazione sotto l’influenza di diversi parametri (tipo di macchina irroratrice, intensità del vento, temperatura ecc.). Per questa via potrà ricadere sul terreno, sulla vegetazione circostanti e su un eventuale corpo d’acqua che si trovi nelle vicinanze.
  • VOLATILITA’: la sostanza attiva (pesticida) durante il trattamento, o dopo aver raggiunto la coltura o il terreno, può evaporare in aria ed essere trasportata lontano con il vento.
  • RUSCELLAMENTO (run-off): la sostanza attiva durante un evento piovoso o durante l’irrigazione, può essere trasportata, disciolta nell’acqua di ruscellamento, lungo la superficie del terreno. Analogamente la sostanza attiva legata alle particelle di terreno potrà essere trasportata con le acque di ruscellamento a causa dei fenomeni di erosione del terreno che si possono verificare durante piogge intense. Per questa via la sostanza potrà raggiungere un corpo d’acqua superficiale.
  • LISCIVIAZIONE (leaching): a seguito di una pioggia la sostanza attiva presente nel terreno può penetrare attraverso il suolo, disciolta nell’acqua di percolazione, e per questa via raggiungere le acque di falda.

I principali processi che influenzano il “destino ambientale” della parte dispersa durante il trattamento fitosanitario (Crediti i mmagine: UTAGRI-ENEA)

 

L’intensità di ciascuno di questi fenomeni dipenderà dalle caratteristiche intrinseche della sostanza (es. solubilità in acqua, tendenza a legarsi al terreno etc.), ma anche dalle caratteristiche ambientali (es. tessitura del suolo, conformazione del terreno, presenza di corpi d’acqua, clima ecc.).

 

1.3. Pesticidi e ambiente

Il Regolamento Europeo 1107/2009 richiede alle case produttrici di tenere in considerazione l’impatto ambientale del fitofarmaco nella stima dell’efficacia di quest’ultimo. Al fine di avere una procedura univoca e riconosciuta a livello europeo, l’EFSA (l’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare), ha pubblicato le linea guida su come procedere per valutare in laboratorio i tempi di degradazione dei pesticidi e la loro dispersione nell’ambiente.

Due sono i parametri da tenere in considerazione:

  • DegT50, ovvero il tempo impiegato dal pesticida in esame per dimezzare la sua concentrazione iniziale per effetto della degradazione “naturale”; la dispersione nell’ambiente infatti non è da considerarsi una degradazione. Chiaramente, devono essere presi in esami anche gli intermedi e i sottoprodotti di degradazione che a loro volta possono rappresentare un pericolo per l’ambiente. Anche per questi bisogna definire il DegT50.
     
  • Koc, ovvero il coefficiente di ripartizione espresso sulla base del contenuto in carbonio organico del sedimento. Questo parametro dà indicazioni sulla capacità del composto chimico di legarsi al suolo e varia a seconda delle caratteristiche del suolo.

Queste linea guida consentono alle case produttrici di calcolare il DegT50 e il Koc dei loro prodotti e quindi di effettuare una stima globale del prodotto che tenga conto dell’efficacia e dell’impatto ambientale.

Queste procedure facilitano il confronto dei vari prodotti tra loro e si propongono come utili parametri per i produttori, ma anche per le autorità locali e per gli utenti finali che, attraverso questi dati, possono scegliere con maggiore accuratezza i prodotti da impiegare sul proprio terreno e sulle proprie colture.

1.2. La protezione degli operatori

A livello europeo, l’agenzia coordinatrice per la valutazione dei rischi per gli operatori a contatto con i pesticidi è l’ANSES (Agenzia Nazionale Francese per la Sicurezza Sanitaria dell’Alimentazione, dell’Ambiente e del Lavoro). Quest’agenzia da anni lavora sull’efficacia dei dispositivi di protezione individuale (DPI) e sulla correlazione tra l’esposizione a determinati pesticidi e l’insorgenza di alcune malattie croniche.

L’ANSES ha seguito per anni persone esposte a pesticidi con l’obiettivo di evidenziare l’eventuale relazione tra l’esposizione e l’insorgenza di patologie specifiche. Le ricerche sono state lunghe e complesse in quanto la correlazione tra questi due fattori non è quasi mai evidente a causa dell’esposizione simultanea a molteplici fattori potenzialmente pericolosi. Inoltre, l’uso nel passato di pesticidi molto pericolosi per la salute, ha in un certo senso inquinato le altre prove, rendendo più difficile il lavoro di isolamento e correlazione per ogni singolo pesticida.

Operatore equipaggiato con tutti i Dispositivi di Protezione Individuale necessari per un trattamento fitosanitario
Crediti immagine: Agricoltura Responsabile

Purtroppo lo studio e le ricerche dell’ANSES hanno evidenziato che, sebbene siano diverse le misure protettive già a disposizione degli addetti al lavoro, non tutti gli operatori le impiegano in quanto spesso vengono considerate poco pratiche o funzionali per le operazioni che si devono svolgere.

Le operazioni che espongono gli agricoltori ai prodotti fitosanitari iniziano con la preparazione della miscela, proseguono con l’applicazione dei prodotti fitosanitari e con la decontaminazione dei mezzi irroranti. Non sono inoltre da sottovalutare le lavorazioni compiute nei cosiddetti tempi di rientro senza l’ausilio delle protezioni dal rischio chimico, cioè gli interventi agronomici eseguiti durante la stagione, negli appezzamenti trattati, così come anche le attività di consulenza e di monitoraggio effettuate dai tecnici fitoiatri.