6. Riduzione dell’impatto ambientale dell’allevamento

La zootecnia intensiva ha un forte impatto ambientale e in zone di allevamento intensivo, quale la pianura padana, lo smaltimento dei reflui rappresenta un grosso problema. I liquami sono quelli che danno maggiori problemi in quanto presentano livelli elevati di azoto e fosforo. Entrambi questi composti, se dispersi nell’ambiente in quantità eccessive, portano alla contaminazione dei corpi acquiferi sotterranei. La concentrazione di azoto rilasciabile nell’ambiente è regolamentata dalla Direttiva 912/676/CEE, recepita con il D.M. 07/04/2006 n. 209.

Il recupero e smaltimento dei reflui zootecnici è un problema per diversi allevamenti. Infatti, allo stato attuale, risulta difficile il recupero dei nutrienti. Soltanto tra il 20 – 40 % del contenuto di azoto presente nei liquami riesce ad essere recuperato e quindi reimpiegato in agricoltura. La percentuale di recupero e conseguente riciclaggio degli altri nutrienti presenti nei reflui è ancora più bassa. Considerando che nei reflui prodotti annualmente sono presenti circa 100 MTon di azoto e che meno del 50% viene recuperato, si nota con facilità quanto azoto sia annualmente disperso nell’ambiente. Al tempo stesso in agricoltura vengono impiegati fertilizzanti minerali che presentano una concentrazione di fosforo di circa 1,5 minore e una di azoto ben 3 volte inferiore a quella presente nei reflui zootecnici, eppure quest’ultimi al momento sono solo parzialmente utilizzabili.

 

5.2. Il pascolo estivo migliora le rese nelle vacche da latte

Il Centro di Ricerche Agroalimentari Finlandese MTT ha pubblicato di recente una tesi di dottorato che dimostra come il pascolo estivo rappresenti una valida alternativa al solo foraggiamento con insilato. Al di la del punto di vista etico, una buona pianificazione sulla rotazione tra insilato e pascolo ha comportato il mantenimento di alte resa durante tutto l’anno.

Nonostante le vacche al pascolo debbano raccogliere il foraggio in superfici estese, hanno una produzione di latte uguale o maggiore rispetto alle vacche allevate in stalla e foraggiate con insilato.

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Lo studio ha cercato di capire quali siano i fattori dietetici che influiscono sulla resa nelle vacche da latte. A tale scopo sono stati effettuati 9 diversi esperimenti in cui diversi gruppi di vacche sono state foraggiate in maniera differente. Ad ogni gruppo venivano somministrati supplementi alimentari in concentrazione variabile ma costanti tra 0 e 12 kg due volte al giorno. In 7 casi su 9 il concentrato era di origine industriale. Inoltre le vacche avevano libero accesso al pascolo o una disponibilità foraggifera pari a 19-25kg di materia secca a mucca al giorno.
Mentre mettere in relazione la quantità di supplemento e resa finale risulta facile e i risultati ottenuti sono in linea con i risultati già noti e pubblicati da altri, la ricerca è andata oltre cercando di determinare anche quali siano i fattori fisiologici che collegano la resa con il tipo di dieta.
Per poter monitorare il flusso dei nutrienti, si sono effettuati dei campionamenti di cibo presenti nel rumine e nell’omaso. Lo studio del flusso dei nutrienti permette di capire cosa succede nel rumine a seconda del tipo di alimentazione e quindi capire quali siano le differenze nel flusso dei nutrienti quando si parta da foraggio da pascolo e quando invece da supplementi concentrati.

Nella dieta sperimentale è stata inserita la strategia della rotazione tra pascolo estivo e svernamento in stalla. Il gruppo di controllo è stato nutrito in maniera analoga ma è rimasto sempre e solo in stalla.
La risposta all’impiego di concentrato è risultato in linea con ciò riportato nel materiale di riferimento. Inoltre, l’impiego di pascolo e insilato comporta una resa migliore rispetto al solo uso di insilato. Questo aumento della resa probabilmente è dovuto all’alto contenuto foraggifero dell’erba da pascolo.
Questo fattore si può spiegare soltanto con il fatto che per qualche ragione la mucca non può assorbire una quantità illimitata di foraggio dal pascolo. Tuttavia la fisiologia del rumine non limita la quantità di foraggio, quindi il limite deve venire la fattori legati con il pascolo. Una differenza può essere proprio il fatto che mentre al pascolo la vacca deve ricoprire un’area estesa per approvvigionarsi del foraggio necessario, in stalla il foraggio è servito sul posto.
Dagli esperimenti è emerso che la resa migliora si ottiene integrando pascolo e insilato, con un apporto da pascolo pari ad almeno 20kg/giorno di materia secca. L’integrazione dovrebbe quindi preferire un supplemento concentrato.
In queste condizioni si ottengono le rese migliori sia per produzione di latte sia per il peso delle vacche.

 

5.1. La gallina felice

L’allevamento di precisione applicato ai polli ha portato a un aumento della produttività del 40%. Quest’aumento è principalmente dovuto ad un miglioramento del benessere dell’animale. I sensori presenti dell’allevamento permetto di creare un ambiente confortevole. In particolare sono presenti:

  • sensori per misurare la quantità di acqua e di cibo ingerita e il peso dei polli;
  • telecamere per monitorare le attività dei polli;
  • microfoni per captare suoni e rumori.

I segnali raccolti vengono tradotti da algoritmi in indicatori chiave capaci di indicare all’operatore lo stato di benessere dell’allevamento e guidarlo nella gestione quotidiana. Gli studi effettuati, all’interno del progetto EU-PLF, hanno evidenziato come l’animale preferisca ambienti con poca polvere, non rumorosi e con poche emissioni gassose, con sufficiente quantità di cibo e acqua, e senza malattie. Queste condizioni influiscono sul comportamento e quindi sulla resa.
In presenza della tecnologia di precisione, queste variazioni di comportamento vengono captate dai sensori, trasmesse al computer, analizzate dal programma apposito e tradotte in parametri comprensibili all’operatore che, se necessario, interviene per migliorare le condizioni ed eliminare i fattori di disturbo.

 Allevamento intensivo di polli

L’ottimizzazione degli interventi e il miglioramento delle condizioni degli animali, hanno un effetto migliorativo anche sulla sostenibilità ambientale in quanto comportano una diminuzione delle emissioni di gas serra.