3.1. L’Innovazione in serra

Un aspetto fondamentale per migliorare in futuro le prestazioni della serricoltura a livello mondiale, sarà quello di massimizzare l’intercettazione della radiazione solare da parte delle colture, migliorare la nutrizione carbonica (CO2) e quella idrica e minerale, tramite colture fuori suolo a ciclo chiuso.

3. Il ruolo fondamentale della ricerca

L’incontro tra l’agricoltore e il mondo della ricerca sta portando un notevole sviluppo al settore. Questo scambio di informazioni è estremamente utile per lo sviluppo qualitativo e quantitativo della produzione, e per seguire un’ottica di produzione sostenibile.

L’Europa, attraverso numerosi progetti e finanziamenti, incentiva lo scambio di informazioni e l’istaurarsi di collaborazioni giudicate estremamente proficue.
Il progetto europeo maggiormente sensibile alla creazione di collaborazioni e scambio di informazione tra i vari attori del mondo agricolo è EIP-AGRI e interessa tutti i paesi membri.

In Danimarca la collaborazione tra agricoltori e ricercatori ha portato ad un aumento delle rese nella produzione organica. Infatti anche se le procedure sono note, non sempre sul campo si ottenevano le rese previste dal laboratorio. Questa collaborazione diretta ha permesso di individuare i problemi (le procedure, infatti, non sempre potevano essere applicate alla lettera) e quindi si sono sviluppate valide alternative che di fatto hanno consentito un netto miglioramento delle rese.

In Estonia la collaborazione tra agricoltori e ricerca ha portato all’uso di stazioni metereologiche per prevenire la moria delle patate.

Grazie alle stazioni meteorologiche posizionate ad hoc, gli agricoltori erano in grado di organizzare al meglio la scaletta dei trattamenti fitosanitari. Queste attenzioni hanno comportato l’impiego di un minor quantitativo di pesticidi e un aumento delle rese con conseguente aumento delle entrate che, di fatto, sono quasi raddoppiate.

In Inghilterra i ricercatori hanno impiegato un approccio innovativo mettendo direttamente gli agricoltori a sperimentare sul proprio terreno le pratiche a loro avviso migliori per ridurre l’apporto degli additivi e migliorare la produzione in maniera qualitativa e quantitativa. I ricercatori erano al servizio degli agricoltori e venivano interpellati da questi ultimi al fine di avere risposte su come e perché qualcosa funzionasse oppure no e per trovare, quindi insieme una soluzione efficace per il territorio.


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2.4.2. Nuovi microrganismi del suolo contro i gas serra

I ricercatori dell’INRA (Insitute National de la Recherche Agronomique – Istituto Nazionale Francese per la Ricerca in Agricoltura) di Dijon hanno pubblicato sulla rivista “Nature Climate Change”i risultati di una loro ricerca svoltasi in collaborazione con omologhi svedesi e irlandesi, sulla diversa capacità dei suoli a ridurre l’ossido nitroso (N2O) trasformandolo in azoto atmosferico (N2).

L’ossido nitroso (N2O)è uno dei principali gas ad effetto serra insieme con il biossido di carbonio (CO2) e il metano (CH4), inoltre è uno dei responsabili della distruzione dello strato di ozono. L’ecosistema terrestre contribuisce per circa il 70% alle emissioni di N2O di cui almeno il 45% sono collegabili ai prodotti azotati impiegati nel comparto agricolo (fertilizzanti, reflui di allevamento, letame, residui di colture…).
Per poter riuscire a diminuire le emissioni di N2O e quindi arrivare ad un’agricoltura sostenibile e rispettosa dell’ambiente, è importante capire non solo il processo implicato nella produzione di questo gas, ma anche della sua eliminazione.
I ricercatori dell’INRA, in collaborazioni con i colleghi svedesi e irlandesi, hanno analizzato 47 tipi diversi di suoli prelevati in tutta Europa e hanno potuto verificare le disparità esistenti tra i vari suoli relativamente alla capacità di assorbire ed eliminare N2O.
Contrariamente a quanto avvenuto per altri gas ad effetto serra, quali il biossido di carbonio o il metano, la capacità dei suoli di intrappolare e eliminare l’N2O è stata, fino ad oggi, molto poco studiata.
Gli studi svolti hanno messo in evidenza che la variabilità del suolo nella capacità di assorbire N2O è collegabile alla presenza di un gruppo di microrganismi scoperti e identificati solo nel 2013 proprio da questo stesso gruppo di ricercatori. Al momento della scoperta però non si era capito il ruolo di questi microrganismi nell’intrappolamento di N2O, messo in invece in dovuta evidenza in quest’ultimo studio.
La ricerca ha messo in risalto come sia la diversità sia l’abbondanza di questi nuovi microrganismi siano di fondamentale importanza per la capacità del suolo di ridurre l’N2O, trasformandolo in azoto atmosferico (N2), gas inerte che rappresenta circa i 4/5 dell’aria che respiriamo e che non ha nessun impatto sull’ambiente.

I ricercatori hanno inoltre analizzato i suoli e hanno evidenziato quali siano le proprietà chimo-fisiche caratteristiche dei suoli favorevoli allo sviluppo di questi microrganismi.

Grazie ad un approccio di tipo meta-genomico comprendente l’analisi di alcune centinaia di migliaia di sequenze di DNA, hanno anche identificato diversi gruppi di microrganismi capaci di venire impiegati come dei bioindicatori relativamente alla capacità dei suoli europei a trasformare l’N2O in N2.
L’insieme di questi risultati sottolineano l’importanza della biodiversità dei microrganismi dei suolo per il funzionamento del suolo stesso e dei servizi da lui svolti.
Questa ricerca è stata realizzata nell’ambito del progetto europeo EcoFINDERS con il sostegno della Regione della Borgogna e dell’Ambasciata di Francia in Irlanda.


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