A prima vista la situazione delle aziende agricole italiane non è delle migliori. Infatti, pur essendo l’Italia tra i primi paesi in Europa per numero di dop e igp, non ci sono state le aspettate ripercussioni positive sui bilanci aziendali. La tipologia di lavoro e la prospettiva di scarsi rientri economici ha fatto sì che in Italia negli ultimi 20 anni si sia assistito ad una diminuzione dei terreni coltivati di circa il 18% e ad un aumento dell’età degli addetti. Questa tendenza sembra essersi invertita negli ultimissimi anni, forse anche complice la crisi, che ha limitato le possibilità di impiego in altri settori soprattutto dei giovani.
Una recente analisi della società di servizi e ricerche Agri2000 mette in evidenza un settore che ha buone capacità di sviluppo e di crescita. Innanzitutto, Agri2000 rileva lo spazio per un incremento produttivo del 20%, ma sottolinea che il vero miglioramento economico delle aziende agricole italiane si può ottenere soltanto attraverso una modifica di tipo organizzativo.
Per aumentare la produttività, ma soprattutto il rendimento bisogna:
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mettersi in rete: l’aggregazione più semplice è l’acquisto di mezzi tecnici, per passare poi ai mezzi meccanici, quindi alla manodopera sino alla gestione dell’intero processo produttivo; per essere efficaci le forme di aggregazione devono essere strutturate;
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richiedere consulenze: soltanto il 43% delle aziende richiede delle consulenze, in particolare sono richieste a enti pubblici per il 7,8%, a università per il 4%, a tecnici il 29% e per il 21% a rappresentanti.
Per poter migliorare la sostenibilità ambientale, bisogna migliorare la sostenibilità economica.
Tabella 4 – Soltanto il 43% degli agricoltori richiede consulenze.
Fonte: Agricoltura24
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