3.1. Il ruolo della PAC

Essendo esposte a sfide diverse, le aziende agricole familiari hanno esigenze e, quindi, aspettative politiche differenti. La PAC in questi anni ha consentito alle aziende agricole familiari di svolgere una serie di funzioni economiche, ambientali e sociali diverse. Dal canto loro, le aziende hanno contribuito a mantenere la ricca diversità del settore agricolo europeo.

La limitata capacità di investimento ha reso più difficile per le generazioni più giovani l’accesso alla proprietà di terreni agricoli, unita al fatto che rilevare un’azienda agricola è un compito particolarmente difficile, complesso e impegnativo.
L’Unione Europea con la nuova PAC e il nuovo regolamento del FEASR prevede una serie di misure per rafforzare la sostenibilità delle aziende agricole più piccole, tra cui misure di sostegno a favore di:

formazione e consulenza (trasferimento di conoscenze, gestione di aziende agricole);

miglioramenti economici (investimenti fisici, sviluppo delle imprese);

cooperazione per superare gli svantaggi di piccola entità (istituzione di gruppi di produttori, sviluppo congiunto di filiere alimentari corte, nuove tecnologie);

compensazione per i vincoli ambientali (miglioramento volontario delle norme in materia di ambiente e di agricoltura biologica).


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3. Il futuro delle aziende agricole

Le aziende familiari sono spesso più flessibili delle grosse aziende e possono sfruttare questa ed altre caratteristiche per migliorare la propria competitività sul mercato.

I fattori chiave che possono aiutare la competitività delle aziende agricole familiari europee sono riassumibili in:

  • Localizzazione: la posizione geografica dell’azienda può significare molto in termini di rendimento economico della stessa. Situazioni in cui l’azienda abbia un facile accesso al mercato o sia situata in aree con prodotti a denominazione di origine protetta comportano un aumento del valore del prodotto per l’agricoltore.
  • Disponibilità all’innovazione: le aziende familiari riescono meglio ad adattarsi alle richieste del mercato, quali ad esempio la produzione di alimenti di alta qualità, a partecipare alle filiere alimentari corte e ad attivare delle “pluriattività”.
  • Capacità di agire a livello locale: la possibilità di inserirsi nelle filiere alimentari corte consente di diminuire il numero di intermediari, ovvero il numero delle imprese coinvolte nelle attività di trasformazione e/o nella vendita al dettaglio, con conseguente diminuzione dei costi di trasporto e di deposito. Inoltre, i clienti possono individuare più facilmente l’origine dei prodotti acquistati e, in genere, sono disposti a pagare un prezzo più elevato se hanno la possibilità di scegliere prodotti più freschi e più sani.
  • Flessibilità economica e presenza di attività miste: la diversificazione ha lo scopo di massimizzare l’uso potenziale del capitale fisso delle aziende agricole per migliorare la produzione, l’efficienza e la redditività.

Non tutte le aziende agricole si trovano in condizioni vantaggiose fin dall’inizio. Tuttavia, la politica europea attraverso la PAC ha fornito, e continuerà a fornire, a diverse aziende la possibilità di migliorare la propria competitività sul mercato.


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2.2. L’agricoltura familiare in Italia

L’azienda-famiglia resta il modello di riferimento per l’agricoltura italiana, tuttavia, in Italia l’agricoltura familiare si presenta con una particolare demografia imprenditoriale caratterizzata dall’alta presenza di operatori anziani, pochi giovani e una tendenza alla femminilizzazione del settore.

Gli ultrasessantacinquenni rappresentano il 37% del totale (più alta rispetto alla media europea che è poco al di sotto del 30%), i giovani sono circa il 10% del totale.
Tuttavia è bene sottolineare che il 7,2% ha meno di 35 anni e il 70% di queste imprese opera in attività multifunzionali quali:

  • agriturismo;
  • fattorie didattiche;
  • vendita diretta dei prodotti tipici e del vino;
  • trasformazione aziendale del latte in formaggio, dell’uva in vino, delle olive in olio;
  • produzione di pane, birra, salumi, gelati e cosmetici.

Tabella 3- Fonte: INEA

Con 50 miliardi annui di produzione agricola e 740.000 imprese iscritte alla Camera di Commercio, l’agricoltura italiana è al 12mo posto nel mondo (con solo lo 0,3% della superficie agricola mondiale), ma deve fare i conti con un saldo negativo di 7 miliardi di euro: questo significa che importiamo più di quanto produciamo, mentre ci sarebbe spazio per un incremento della produzione di ben il 20%. La nostra agricoltura subisce la crisi in modo pesante: oggi la superficie coltivata è di 12,2 milioni di ettari – il 18% in meno rispetto a due decenni fa – il numero delle imprese e della forza lavoro è in calo, mentre si alza l’età degli addetti.
Il problema del ricambio generazionale è particolarmente chiaro in agricoltura tanto da essere stato esplicitamente inserito nell’ultima PAC. I maggiori ostacoli a cui un giovane deve far fronte nel momento in cui si insedia sono l’accesso alla terra e al credito.

Tuttavia, i giovani che si affacciano all’agricoltura presentano delle caratteristiche imprenditoriali interessanti e innovative che lasciano sperare in una nuova potenzialità per l’agricoltura italiana. Coldiretti ha creato un portale proprio dedicato ai giovani imprenditori agricoli in cui si possono trovare informazioni ed aggiornamenti su diverse tematiche inerenti l’agricoltura.

Per quanto riguarda le imprenditrici agricole esse rappresentano circa il 30% degli agricoltori; le loro imprese sono tendenzialmente multifunzionali e dirette ad ampliare e caratterizzare la loro offerta produttiva (trasformazione dei prodotti, il recupero delle antiche cultivar) e fornire servizi al territorio (servizi sociali, accoglienza e ristorazione). Anche per loro Coldiretti ha aperto un portale dedicato.

I giovani e le donne che decidono di diventare agricoltori oggi sembrano fare una scelta imprenditoriale precisa, orientando i fattori produttivi alle esigenze della filiera e dei consumatori. I comportamenti aziendali sperimentati sottolineano l’esistenza di nuove esigenze e fabbisogni a cui le politiche pubbliche stentano ad adeguarsi. Fino ad oggi, le politiche agricole si sono, infatti, concentrate sul problema del primo insediamento guardando essenzialmente alla nascita dell’impresa e non alla sua competitività e alle numerose difficoltà operative che sono alla base della mortalità imprenditoriale.


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