* CHEP lancia il programma Zero Waste World in Europa

L’iniziativa ha come obiettivo l’eliminazione dei rifiuti, dei chilometri a vuoto e delle inefficienze nella supply chain
 


CHEP, leader mondiale nelle soluzioni per la supply chain, ha annunciato una nuova iniziativa chiamata “Zero Waste World” in occasione di due grandi eventi in Europa: l’IGD Supply Chain Summit a Londra e il Sustainable Brands a Madrid. Il programma, inizialmente lanciato in Nord America ad aprile, prevede una collaborazione operativa che riunisce i principali retailer e produttori leader del settore per creare supply chain più intelligenti e più sostenibili.

L’IGD Supply Chain Summit 2019 ha visto la partecipazione di aziende chiave come Morrisons, ASDA, Nestlé e Uber Freight. Dei relatori di Sustainable Brands Madrid facevano parte Jim Adams, in precedenza Deputy Chief Technologist presso la NASA e l’SDG Advocate (difensore degli obiettivi di sviluppo sostenibile) dell’ONU Marc Buckley.

L’iniziativa Zero Waste World si concentra su tre aree principali:

–  l’eliminazione dei rifiuti fisici, dall’imballaggio monouso ai prodotti invendibili

–  l’eliminazione dei chilometri a vuoto, mediante iniziative di collaborazione, dall’ottimizzazione del riempimento del carico a soluzioni di trasporto collaborativo

–  l’eliminazione delle inefficienze, dalla visibilità nella supply chain e analisi avanzate fino all’ottimizzazione e all’automazione del processo

“Grazie alle dimensioni della rete e alla visibilità di CHEP ci troviamo in una posizione privilegiata, all’interno della supply chain, per collaborare con le aziende e aiutarle a risparmiare tempo, denaro e risorse creando valore aggiunto per la società” dichiara Paul Nathan, Senior Director del programma Zero Waste World in Europa. “Abbiamo avviato una collaborazione con leader mondiali del settore FMCG sfruttando le nostre competenze in materia di economia circolare ed espandendo il nostro modello basato su condivisione e riutilizzo per ridurre l’impatto delle loro supply chain”.

In Europa, le soluzioni di trasporto collaborativo di CHEP hanno già aiutato oltre 200 clienti a risparmiare 6,6 milioni di chilometri a vuoto, a prevenire l’emissione di 6.500 tonnellate di CO2 e a risparmiare 8,7 milioni di euro.
CHEP sta coinvolgendo nell’iniziativa gruppi aziendali multi-societari ed eventi di open innovation, in cui gli esperti della supply chain possono riunirsi regolarmente, sia in modo virtuale sia di persona, per condividere idee ed esempi sul modo migliore per affrontare le tre sfide principali del programma Zero Waste World.

Maggiori informazioni sul programma sono disponibili sul sito web brambles.com/zero-waste-world/


Informazioni su CHEP

CHEP aiuta a trasportare più merci a più persone e in più sedi rispetto a qualsiasi altra organizzazione sulla terra. I suoi pallet, casse e contenitori formano la spina dorsale invisibile della catena di approvvigionamento globale e le più grandi società del mondo si affidano a Brambles per trasportare le loro merci in modo più efficiente, sostenibile e sicuro. Come pioniere della sharing economy, CHEP ha creato una delle attività di logistica più sostenibili al mondo attraverso la condivisione e il riutilizzo delle sue piattaforme, nell’ambito di un modello noto come “pooling”. CHEP opera principalmente nei comparti dei beni di largo consumo (come alimenti secchi, generi di drogheria, articoli sanitari e per l’igiene personale), ortofrutticoli, bevande, vendita al dettaglio e industria manifatturiera in generale. CHEP conta circa 11.000 dipendente e crede fermamente nel potere dell’intelligenza collettiva attraverso la diversità, l’inclusione e il lavoro di squadra. È proprietaria di circa 330 milioni di pallet, casse e container all’interno di una rete di oltre 750 centri di assistenza, supportando più di 500.000 punti di contatto con clienti di brand globali come Procter & Gamble, Sysco, Kellogg’s e Nestlé. CHEP fa parte del Brambles Group ed è presente in oltre 60 Paesi, in modo particolare in Nord America ed Europa Occidentale. Per ulteriori informazioni su CHEP, visitate il sito web www.chep.com. Per ulteriori informazioni su Brambles Group, visitate il sito www.brambles.com.


Per maggiori informazioni, contattare 

SOUND PR
Giulia Serazzi
g.serazzi@soundpr.it
02 2056951www.soundpr.it

 

* “Le azioni sostenibili nella ristorazione”. Un’indagine promossa da “Just Eat”

Un focus di ricerca del 3° Osservatorio di LifeGate "Milano Sostenibile” condotto da Eumetra*.
 


Nasce il primo approfondimento sulle azioni sostenibili messe in atto nel settore della ristorazione, evidenziando buone pratiche, conoscenze e bisogni in occasione della giornata mondiale dell’alimentazione.
Lotta allo spreco alimentare, inclusione sociale e approccio sostenibile sono da sempre parte integrante dei messaggi e della vision di Just Eat, app leader per ordinare online cibo a domicilio in tutta Italia, che da anni si fa promotore di un percorso volto a generare maggiore consapevolezza e sensibilità sul valore del cibo e sull’importanza di seguire buone pratiche per rispettare l’ambiente e non sprecare una risorsa così preziosa. In questa direzione, si inserisce il nuovo progetto promosso a fianco di LifeGate, con cui Just Eat ha collaborato per la creazione di un focus di indagine, nell’ambito della ricerca annuale “Milano Sostenibile – 3° Osservatorio sullo stile di vita dei cittadini”, dal titolo “Le azioni sostenibili nella ristorazione”.
Lo studio realizzato dall’Istituto Eumetra MR nasce per analizzare e offrire una fotografia delle azioni sostenibili messe in atto dalla ristorazione a Milano, evidenziando buone pratiche, conoscenze dei ristoratori, e bisogni attuali e futuri.
I risultati della ricerca sono stati annunciati durante la conferenza stampa di presentazione annuale dell’Osservatorio “Milano Sostenibile” di LifeGate presso Triennale Milano in occasione della celebrazione della giornata mondiale dell’alimentazione (16 ottobre), un giorno importante per Just Eat che vuole essere in prima linea nel rinnovo del proprio impegno verso la sostenibilità ambientale e in un ruolo attivo nell’informare e guidare i ristoranti verso l’attuazione di pratiche virtuose.
L’indagine analizza il fenomeno su 5 filoni valoriali – direttive, cause, comportamenti, packaging e agevolazioni – da cui emerge una generale sensibilità dei ristoranti milanesi verso la sostenibilità, generata anche dall’attenzione dei cittadini verso queste tematiche e dalle aspettative crescenti di azioni concrete da parte del settore della ristorazione. Allo stesso tempo però il focus delinea alcune aree di miglioramento e necessità di supporto su cui è necessario porre l’accento, in primis i temi dello spreco e del minor uso di plastica.

Conoscenza e pratiche delle direttive nazionali

Le normative italiane hanno considerato sempre più seriamente il tema della sostenibilità e dello spreco alimentare come punti di osservazione su cui agire verso imprese e cittadini attraverso nuove direttive nazionali. La prima indubbiamente è la Legge Gadda, nata nel 2016 per promuovere le donazioni di cibo ed eccedenze alimentari a persone bisognose e le agevolazioni fiscali a chi contribuisce a limitare gli sprechi alimentari. Una legge che, secondo la ricerca, è nota solo al 43% dei ristoranti milanesi, ed è tuttavia conosciuta bene solo dal 28%. Il 50% dichiara di effettuare donazioni di cibo ai bisognosi e il 33% di conoscere gli aspetti legati alle agevolazioni fiscali sulla TARI, numeri ancora contenuti rispetto al potenziale che queste conoscenze potrebbero offrire al nostro Paese in termini di impatto positivo. La seconda direttiva, più recente, è l’Obbligo di eliminazione della plastica monouso da gennaio 2021, una scadenza di cui i ristoranti sono a conoscenza per il 75%, segue la pratica di fornire la doggy bag quando richiesto dai clienti, molto conosciuta (71%) e attuata dal 89%, e infine l’obbligo di somministrare acqua del rubinetto se richiesto, conosciuta dal 56%.
Ne emerge un quadro generale in cui i ristoranti si dimostrano più attenti a temi come la plastica, l’uso della doggy bag e dell’acqua del rubinetto, che impattano e a cui sono attenti anche i clienti, mentre rivelano un’attenzione più contenuta ai temi normativi e sui quali sono coinvolti come attività.

Principali cause dello spreco alimentare

L’indagine ha analizzato nel dettaglio le maggiori cause che generano il fenomeno dello spreco alimentare presso i ristoranti del capoluogo lombardo, facendo emergere come la principale motivazione sia per il 27% del campione la gestione di porzioni abbondanti di alimenti, seguita da un flusso di clienti inferiore al previsto per il 26%. Oltre ai comportamenti non virtuosi per cui il cibo viene gettato, ci sono inoltre errori nell’acquisto della spesa, commessi da 7 ristoranti su 10 (ovvero il 12%), e che possono essere legati a una valutazione non corretta delle quantità realmente necessarie o a una scarsa attenzione verso le scadenze troppo ravvicinate dei prodotti acquistati. Infine solo il 30% dichiara che “non capita mai o quasi mai di sprecare” soprattutto in riferimento al venduto e/o eccedenze del giorno nel proprio locale.

Azioni e comportamenti sostenibili

Ma quali azioni vengono oggi già messe in atto per ridurre lo spreco alimentare? In cima c’è, con il 58%, la condivisione con i dipendenti dei cibi prossimi alla scadenza, un’azione che porta con sé anche un valore positivo di sensibilizzazione verso il tema degli attori coinvolti nel ristorante. Al secondo posto con il 38% troviamo soluzioni dove la creatività in cucina supporta una migliore gestione degli alimenti tra cui la creazione di aperitivi o di menù con piatti creativi. Anche se ancora si attesta a una percentuale contenuta pari al 25%, alcuni ristoranti di Milano utilizzano la pratica della donazione ai bisognosi, un comportamento che Just Eat sta contribuendo ad incentivare in questi anni attraverso il coinvolgimento dei propri Ristoranti Partner nell’iniziativa Ristorante Solidale con cui è possibile preparare cene solidali per le comunità di bisognosi identificati con Caritas Ambrosiana e in partnership con il Comune di Milano.Quasi il 20% dichiara di buttare il cibo “perchè non ha altro modo”.

Contenitori take away e materiali amici dell’ambiente

Nell’ambito della sostenibilità nella ristorazione un ruolo centrale è sempre più quello del packaging e delle confezioni per le consegne a domicilio, ma anche per materiali utilizzati in store, che per oltre il 50% dei ristoranti è ancora in materiale non sostenibile, come contenitori e accessori in plastica o in materiali misti o accoppiati. Tuttavia, ad oggi si registrano, secondo la ricerca, anche utilizzi di contenitori scelti pensando all’ambiente e alla sostenibilità, come l’impiego per il 64% del campione di contenitori in carta o cartone come scatole della pizza adeguate, sacchetti di carta e contenitori per gli hamburger, ma anche vaschette in alluminio per il 42%.

Agevolazioni e aiuti per essere più green

In questo scenario di generale sensibilità, con qualche importante area di miglioramento, si fa strada la necessità, proprio da parte dei ristoranti, di un supporto ancora più immediato e semplice per agevolare comportamenti sostenibili. La ricerca infatti rivela che il 36% del campione desidera ricevere un aiuto per limitare l’uso della plastica, sicuramente motivato dallo stop entro il 2021 dell’uso di questo materiale nei locali, per le donazioni di cibo a chi ne ha più bisogno (23%), l’acquisto di materiali a ridotto impatto ambientale grazie a sconti (19%) e informazioni utili per i clienti al fine di guidarli in comportamenti sostenibili nel locale (13%).
 


* Indagine condotta nel corso del mese di settembre 2019 su un campione di 202 attività di Ristorazione di diverso genere, attive a Milano. Questo campione è composto dal 32% da realtà che effettuano servizi di consegna a domicilio (in particolare le hamburgherie e i ristoranti stranieri).

Fonte: Ufficio Stampa Just Eat

 

* heBreath®. Maxi affissioni anti smog

Oggi una innovativa tecnologia permette alle aziende di realizzare maxi affissioni in grado di coniugare le proprie esigenze di comunicazione con le strategie di Corporate Social Responsibility che sempre più spesso – in maniera lungimirante – decidono di adottare per affrontare efficacemente le grandi problematiche di impatto sociale come, in primis, la lotta allo smog. 


Anemotech, start-up tutta italiana con sede a Milano, ha messo a punto un rivoluzionario tessuto multistrato– chiamato theBreath® –  in grado di migliorare la qualità dell’ambiente e di ridurre drasticamente l'inquinamento presente nell'atmosfera circostante. La sua trama è infatti formata da due strati esterni in materiale stampabile e traspirante (consentono dunque il passaggio in entrata e in uscita dell'aria) e da un'anima intermedia, costituita da una cartuccia in fibra carbonica, capace di "catturare" e disgregare le sostanze volatili nocive. Il tutto sfruttando il flusso passivo dell'aria – che è in continuo movimento – e quindi senza bisogno di ricorrere a fonti energetiche aggiuntive. Sono sempre di più le aziende che, nel progettare una maxi-affissione pubblicitaria, decidono di realizzare il pannello portante utilizzando il tessuto theBreath® contribuendo così in maniera tangibile a purificare l’atmosfera circostante all’installazione. I dati sono davvero emblematici: test reali già effettuati dimostrano che un pannello theBreath® di 10 mq è in grado di assorbire indicativamente in un anno le emissioni di 15 caldaie o procurate dal passaggio di 1450 auto diesel e da 3635 auto benzina.