* Le case di riso di “RiceHouse” protagoniste a klimahouse 2020

RiceHouse – la start-up di Tiziana Monterisi che trasforma gli scarti derivanti dalla lavorazione del riso in materiali per la bioedilizia – festeggia 4 anni di successi e annuncia, anche per il 2020, la sua presenza a Klimahouse di Bolzano


Proprio alla fiera di Bolzano RiceHouse presenta “RISORSA”,  il nuovo sistema costruttivo per l’involucro prefabbricato. Una parete a elevate prestazioni termiche e acustiche, priva di sostanze nocive per la salute delle persone, altamente traspirante che permette di regolare l’umidità degli ambienti indoor purificandone le concentrazioni di inquinanti grazie alle proprietà dell’argilla.

La startup, tra le più innovative nel campo delle costruzioni, realizza una linea completa di prodotti edili trasformando gli scarti della produzione risicola, altrimenti destinati a essere bruciati, perché inadatti all’allevamento. Grazie alla miscela di calce, lolla e paglia, i materiali firmati RiceHouse sono leggeri, altamente termici, traspiranti, sani, formaldeide free e 100% made in Italy. Inoltre, essendo completamente naturali, i prodotti della startup arrivati a fine vita non andranno a impattare sull’ambiente, in quanto biocompostabili e biodegradabili. Le proposte RiceHouse, infine, sono indicate sia per ristrutturazioni sia per nuove costruzioni.

Dall’inizio della sua attività, nel 2016, ad oggi  RiceHouse ha ottenuto un successo dietro l’altro. I prodotti della startup, che spaziano dagli intonaci ai massetti, dall’ecopittura ai pannelli di chiusura o di rivestimento a secco, sono ormai presenti in un numero sempre maggiore di cantieri e hanno permesso all’architetto Tiziana Monterisi di stringere importanti collaborazioni, ampliare il proprio portfolio clienti, oltre a essere costantemente impegnata su diversi progetti, fortemente innovativi.

I Progetti

La grande versatilità dei prodotti RiceHouse è facilmente declinabile in progetti diversi, che però puntano tutti a ridurre al minimo l’impatto ambientale, dando vita a case passive. Si passa quindi da progetti di ricostruzione, come per esempio Casa UD a Chamois (AO) – che grazie all’elevato isolamento della paglia di riso non necessita di un impianto tradizionale di riscaldamento neppure durante l’inverno, quando vengono raggiunte temperature molto basse -, a progetti di ristrutturazione e riqualificazione energetica, quali Casa NP a Sciolze (TO), dove l’insieme degli interventi di isolamento e di finitura con intonaci biocompositi in calce di lolla hanno consentito di ottenere un edificio a bassa energia grigia, che minimizza le dispersioni e sfrutta gli apporti solari passivi; passando per progetti di edilizia per il terziario, come Cavour98 a Montopoli (PI), un edificio in fase di realizzazione che accoglierà un centro estetico, interamente concepito secondo i principi di progettazione nZEB (Nearly Zero Energy Buildings), utilizzando esclusivamente materiali a base di riso, oltre all’apporto passivo del sole, alla vegetazione e all’illuminazione naturale; fino a progetti internazionali come Casa ZS a Aurigeno in Svizzera costruita interamente – dalla struttura in legno all’isolamento in paglia di riso per i muri perimetrali – con materiali naturali RiceHouse.

Le collaborazioni

Grazie alle ottime performance registrate negli anni precedenti, per la commercializzazione dei propri prodotti, RiceHouse ha scelto di continuare ad affidarsi a un partner solido come Nordtex, azienda altoatesina che distribuisce prodotti ecologici per il comfort e l’efficienza energetica delle abitazioni.

Si rafforza, inoltre, la collaborazione con Wasp, azienda leader nel settore della stampa 3D: dopo il grande successo di “Gaia”, una casa di ultima generazione stampata in 3D con i materiali completamente naturali di RiceHouse, i bio-materiali firmati RiceHouse sono stati impiegati per la realizzazione di “Tecla”, un habitat eco-sostenibile disegnato da Mario Cucinella e stampato con la tecnologia 3D di Wasp. Proprio quest’ultimo progetto, sarà illustrato dai protagonisti durante una tavola rotonda in agenda per venerdì 24 gennaio presso Klimahouse.

Ma non è tutto! Per il 2020 RiceHouse ha già firmato nuove importanti partnership con aziende del calibro di Repower, Terna e Vortice.
 


Il comunicato stampa completo in allegato

Emergenza polveri sottili e riscaldamento con legna e pellet: le soluzioni ci sono ma manca l’informazione

Legambiente, Kyoto Club, Aiel: BASTA FAKE NEWS, ad inquinare sono gli apparecchi obsoleti da sostituire con i nuovi che abbattono le emissioni dell’80% e informare i cittadini sul conto termico che finanzia la rottamazione utilizzato solo al 30%.


 Il nuovo anno sul fronte dell’inquinamento e della qualità dell’aria è cominciato male, con livelli da emergenza in tutta Italia. Una guerra che fa 80mila vittime l’anno, così l’ha definita il Ministro Costa. Traffico e riscaldamento sono sul banco degli imputati e in molti, come Legambiente Lombardia hanno chiesto “misure drastiche: meno auto, meno traffico, più riscaldamento che non inquina”. Se sul tema del traffico i cittadini hanno le idee chiare, sul fronte del riscaldamento c’è ancora molta confusione e, soprattutto, poca informazione. Per esempio le biomasse legnose (legna e pellet), ossia la seconda fonte di riscaldamento delle famiglie italiane (oltre il 21% del totale), da un lato sono accusate di essere tra le cause di inquinamento, e dall’altro sono ritenute fondamentali perché rappresentano la prima fonte di energia rinnovabile (oltre un terzo del totale). Ma qual è la verità? “Ad inquinare non sono le biomasse legnose ma l’uso ancora troppo diffuso di apparecchi vecchi e inquinanti” spiega Francesco Ferrante, vicepresidente di Kyoto Club, che denuncia: “dobbiamo smetterla con le solite fake news e far sapere invece qual è la realtà delle cose e soprattutto cosa bisogna fare. Innanzitutto sostituire i vecchi apparecchi con quelli di nuova generazione che abbattono le emissioni fino all’80 per cento, un’enormità”. Le cifre parlano di quasi il 60% di stufe a legna o pellet con oltre cinque anni e il 18% con più di dieci anni. “Sono anni in cui la tecnologia ha fatto passi da gigante – aggiunge Marino Berton, coordinatore dell’Associazione Italiana Energie Agroforestali, che sottolinea –  lo dimostra il fatto che, quando per l’emergenza smog vengono posti dei limiti agli impianti di riscaldamento, non riguardano mai quelli di nuova generazione. Bisogna capire quindi che rottamare le vecchie stufe a legna e pellet è fondamentale nella lotta all’inquinamento, è come passare da un’auto Euro 0 a un’auto euro 6”. 

Fonte  www.italiacherinnova.it

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* AB InBev e BayWa r.e. insieme per birre prodotte utilizzando energia green al 100%


 

Si tratta dell’accordo più rilevante in termini di energia solare nella storia europea, coinvolge due parchi solari e 14 birrifici
 


Giovedì 9 gennaio, 2020.AB InBev ha annunciato la firma di un accordo con BayWa r.e., fornitore di soluzioni rinnovabili, per l'acquisto di energia verde al 100%, che verrà utilizzata per coprire il fabbisogno delle attività di produzione dei birrifici in Italia e in Europa occidentale. A breve, infatti, tutte le birre di AB InBev prodotte in Europa – tra cui Bud, uno dei marchi più famosi al mondo – saranno prodotte con elettricità da fonti rinnovabili.

L’accordo Virtual Power Purchase Agreement (VPPA), che avrà durata di 10 anni, riguarda due parchi solari, che, combinati, vantano una potenza di quasi 200 megawatt, di cui oltre 130 in favore di AB InBev.

Questa portata lo rende il più grande accordo corporate paneuropeo in termini di energia solare nella storia, dal momento che copre 14 birrifici AB InBev in Europa occidentale, con oltre 50 marchi prodotti e venduti in 12 paesi*, tra cui Bud. Anche l’Italia beneficerà di questo accordo: tutti i prodotti acquistati da AB InBev Italia, infatti, proverranno da birrerie certificate.

BayWa r.e. finanzierà e si occuperà di sviluppare due nuovi stabilimenti fotovoltaici in Spagna, uno dei quali si chiamerà Budweiser Solar Farm e fornirà ogni anno 250 gigawattora di energia rinnovabile ai birrifici di AB InBev, assicurando un fabbisogno energetico sufficiente ad alimentare annualmente l'equivalente di quasi 670.000 abitazioni o 100.000 partite di calcio giocate in uno stadio.

AB InBev in Europa produce oltre 55 milioni di fusti di birra all'anno e circa cinque milioni di bottiglie di Bud alla settimana. Dopo il lancio in Francia e nei Paesi Bassi avvenuto lo scorso anno, oggi Bud rappresenta il marchio più grande di proprietà di AB InBev in Europa. 

La nuova capacità solare dovrebbe essere finalizzata da BayWa r.e. entro il 1° marzo 2022. Prima che i parchi solari siano effettivamente operativi, BayWa r.e. fornirà ad AB InBev 75 gigawattora – una quantità di energia sufficiente a produrre abbastanza birra per 18 Oktoberfest – di GO (Garanzie d'origine) prodotte dal suo parco eolico "La Muela" a Saragozza, in Spagna.

Benoit Bronckart, AD Italia e BU President South Europe di AB InBev, ha dichiarato: "Come produttori, dipendiamo da ingredienti naturali – acqua, luppolo, orzo e lievito – per la produzione delle nostre birre, quindi sappiamo che la sostenibilità non è solo parte del nostro business, ma è il nostro business. Dal riciclaggio dell'anidride carbonica rilasciata durante il processo di produzione della birra, all'eliminazione della plastica nel nostro packaging: cerchiamo costantemente non solo di ridurre il nostro impatto sull'ambiente, ma anche di generare un effetto positivo netto. Per questo motivo siamo entusiasti di annunciare questa partnership con BayWa r.e., attraverso la quale verrà realizzata la Budweiser Solar Farm, sarà incrementata la capacità di produrre energia solare in Europa e produrremo le nostre birre in tutta l'Europa occidentale sfruttando solo energia rinnovabile. Nell’accogliere positivamente questo nuovo Green Deal europeo, chiediamo ai nostri consumatori, clienti, colleghi, partner commerciali e aziende di unirsi a noi nel passaggio all'energia rinnovabile, dal momento che stiamo rendendo disponibile il nostro simbolo di elettricità da fonti rinnovabili al 100% per tutti quei marchi prodotti utilizzando esclusivamente energie rinnovabili. Questo logo dovrà guidare un cambiamento positivo nelle scelte delle persone, mentre fanno la spesa, ordinano al bar o bevono con amici".

Matthias Taft, CEO di BayWa r.e., ha commentato: "I consumatori vogliono fare scelte sempre più “green” se si tratta di acquistare prodotti. I marchi leader, come Bud, stanno danno l'esempio della strada da seguire e siamo orgogliosi di supportare AB InBev nella sua transizione verso le energie rinnovabili. Le aziende rappresentano la nuova forza trainante di questo cambiamento e, all'interno del settore retail, i consumatori possono così contribuire a combattere il cambiamento climatico mediante le loro scelte d'acquisto. Inoltre, AB InBev è in grado di procurarsi energia a basso costo, affidabile e sostenibile". 

Nel quadro degli obiettivi di sostenibilità che si è posta per il 2025, AB InBev si è impegnata a far sì che tutta l'energia elettrica acquistata provenga da fonti rinnovabili. L'azienda sta compiendo notevoli passi in avanti nel passaggio all'energia pulita per le proprie attività di produzione in tutto il mondo, tra cui Regno Unito, Russia, Messico, Stati Uniti, Australia, Cina e India. Questo impegno assunto a livello globale farà di AB InBev il più grande acquirente corporate di elettricità rinnovabile nel suo settore, quello legato ai beni di consumo.

*I paesi dell'Europa occidentale che rientrano in questo accordo sono: Belgio, Francia, Paesi Bassi, Italia, Spagna, Canarie, Germania, Lussemburgo, Austria, Finlandia, Svezia, Danimarca e Norvegia. La Russia e il Regno Unito hanno già firmato accordi per l'energia elettrica rinnovabile.

 

Per ulteriori informazioni:
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