“Oltre a piantare alberi, fondamentale salvaguardare e valorizzare le foreste esistenti”


 

Il 2020 sarà l’anno delle foreste

Dalla COP26 all’Anno internazionale della salute delle piante, passando per l’International conference on sustainable development, il Forum sulle foreste delle Nazioni Unite e la EU Green Week, i prossimi 12 mesi saranno importantissimi per ribadire la centralità di alberi e foreste nella lotta ai cambiamenti climatici e nella definizione di strategie di resilienza e consumo sostenibile. Ma assieme alle campagne per il ripristino dei boschi deve esserci l’impregno a preservare l’esistente, osserva FSC Italia.

“Gli effetti delle azioni di ripristino o reimpianto di alberi, potranno essere valutati e misurati solamente tra decenni, per questo il primo impegno deve essere sviluppare una gestione attiva e responsabile del patrimonio forestale esistente”. A dirlo è Diego Florian, Direttore di FSC Italia, Ong internazionale non governativa, indipendente e senza scopo di lucro, nata nel 1993 per promuovere la gestione responsabile delle foreste. Il tema, con i conclamati cambiamenti climatici in atto, è pressante.

Il 2019 infatti è stato il secondo anno più caldo dal 1800 ad oggi. L’anno degli incendi in Australia, e prima ancora in Siberia, Alaska, Groenlandia, Angola e Congo. Nel Paese dei canguri, le cifre della catastrofe sono impressionanti: 10 milioni di ettari distrutti, 1 miliardo di animali selvatici uccisi o gravemente feriti, danni economici che superano i 4,4 miliardi di dollari [1]. Non si tratta di episodi isolati o il risultato fortuito di coincidenze. C’è infatti un filo rosso che unisce questi eventi, come altri a cui abbiamo assistito negli ultimi anni: è il cambiamento climatico, che modifica parametri ambientali e climatici, accelerando la portata e l’incidenza dei fenomeni meteorologici. Il primo passo è dunque riconoscere che ci troviamo in mezzo ad una crisi di livello globale, e che urgono scelte coordinate e concordate per far fronte comune all’emergenza.

In un recente rapporto, l’IPCC – il Gruppo intergovernativo dell’Onu sul cambiamento climatico – ha calcolato che sarebbe necessario ripristinare un miliardo di ettari di foreste entro il 2050 per poter contenere l'aumento delle temperature a +1,5°C. “Gli effetti di azioni di questo tipo però, potranno essere valutati e misurati solamente tra 20 o 30 anni. Per questo devono essere accompagnate – continua Florian – da una gestione attiva e responsabile del patrimonio forestale esistente, e da relative strategie di resilienza e mitigazione. Iniziative come la Bonn Challenge, che ha l’obiettivo di ripristinare 350 milioni di ettari di foresta entro il 2030, o le attività del Global Landscape Forum devono essere sostenute da azioni di conservazione, salvaguardia e valorizzazione delle aree forestali mondiali già presenti”.

La FAO ha dimostrato come attualmente le foreste contribuiscano per circa un sesto delle emissioni globali di carbonio quando degradate o convertite; allo stesso tempo però hanno il potenziale per assorbire circa un decimo delle emissioni globali di carbonio. Se gestiti in modo sostenibile, alberi e boschi danno un contributo vitale al Pianeta, rafforzando i mezzi di sussistenza, fornendo aria e acqua pulite, conservando il suolo e la biodiversità.

 


[1]Fonte: FSC Australia

Leggi il comunicato stampa allegato

11 febbraio, Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza

 


L’11 febbraio, è la “Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza” (International Day of Women and Girls in Science) istituita dall’ONU nel 2015, e patrocinata dall'Unesco, per abbattere gli stereotipi e realizzare piena parità di genere nel lavoro e nella carriera scientifica.

L’evento principale è previsto a Parigi nella sede dell’Unesco con esperte di diversi settori, tra cui ricercatrici di talento premiate attraverso il programma L’Oréal-Unesco per le donne nella scienza. Molte le iniziative anche in Italia. Tra queste: nel Museo di scienze naturali dell'Alto Adige, a Bolzano, l'astrofisica Patrizia Caraveo racconterà le sue scoperte; mentre per il quarto anno consecutivo il Dipartimento di Fisica dell’Università di Cagliari e la Sezione di Cagliari dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare partecipano alla celebrazione con un evento che si svolgerà martedì 11 febbraio presso la Cittadella Universitaria di Monserrato. Anche quest’anno coinvolgerà tutta la Facoltà di Scienze dell’Università di Cagliari e in particolare i Corsi di Laurea e i Dipartimenti che aderiscono al Piano Lauree Scientifiche: Biologia e Biotecnologie, Chimica, Fisica, Geologia, Informatica, Matematica e Scienze Ambientali e Naturali. L’Università per l’occasione ospiterà circa 250 studentesse provenienti dalle Scuole Superiori di tutta la Sardegna.

Vai al sito ufficiale dell’International Day of Women and Girls in Science

Guarda il video

Zoomarine tra i protagonisti della ricerca: il pinguino africano è in grado di comunicare in un modo analogo a quello dell’uomo


Non solo divertimento, ma anche ricerca scientifica: presso il Parco Zoomarine un team di esperti osserva quotidianamente il comportamento degli animali in ambiente controllato, per comprenderne le dinamiche più profonde e tutelarne il benessere. Il pinguino africano (Spheniscus demersus) è in grado di comunicare in un modo analogo a quello dell’uomo, riproducendo codici simili a quelli del nostro linguaggio. A questa straordinaria scoperta dei ricercatori dell’Università di Torino ha contribuito in modo attivo lo staff scientifico di Zoomarine.

Lo staff scientifico di Zoomarine con gli studenti e i ricercatori dell’Università di Torino hanno infatti monitorato quotidianamente 15 esemplari adulti di pinguino africano, registrando parte delle quasi 600 vocalizzazioni dello studio, che hanno portato all’individuazione di sequenze vocali composte da tre sillabe distinte di diversa lunghezza, usate come vere e proprie parole. 

Lo studio dettagliato del comportamento animale in ambiente controllato, come quello rappresentato dal Parco Zoomarine, è fondamentale per approfondire la conoscenza di una determinata specie, individuando in questo modo soluzioni migliori per garantire il benessere della specie stessa in ambiente controllato e la salvaguardia in natura. Tali studi assumono maggiore rilievo quando riguardano specie in pericolo di estinzione, come il pinguino africano, per le quali risulta necessario adottare specifiche misure di conservazione.
Zoomarine ospita 384 animali di 34 specie diverse, alcune delle quali sono a rischio di estinzione in natura. Il benessere degli animali è uno dei punti cardine della filosofia del Parco, motivo per cui ogni giorno uno staff di esperti biologi, addestratori e veterinari se ne prende cura da ormai 15 anni. Inoltre, in virtù della sua missione, Zoomarine ospita anche il primo e unico Centro di Primo Soccorso Tartarughe Marine della Regione Lazio.

Investire in queste ricerche è molto più importante di quanto si possa pensare. – Spiega Renato Lenzi, Amministratore Delegato di Zoomarine – I risultati di ogni studio vanno ben oltre il significato della singola scoperta, poiché sono un passo in più verso la conoscenza, che è l’unico strumento che può aiutarci a salvaguardare le specie animali. Io credo che ogni specie sia una risorsa unica nel suo genere e noi di Zoomarine siamo orgogliosi di ospitarne nel nostro Parco una simile varietà. Questo si traduce per i nostri ricercatori in un’impareggiabile possibilità di studio e per i nostri visitatori rappresenta l’opportunità di ammirare animali diversi che, altrimenti, non avrebbero mai potuto incontrare, imparando il valore della diversità e l’importanza del rispetto di ogni forma vivente”.