*Cobat. Salute e sicurezza, nuovi corsi di formazione per le imprese


Cobat Academy diventa Centro di Formazione AiFos


Sostenibilità, economia circolare e innovazione, ma anche corsi in materia di salute e sicurezza sul lavoro che permettono di adempiere alla formazione obbligatoria per le aziende. È Cobat Academy, diventata un Centro di Formazione AiFos, l’Associazione Italiana Formatori ed Operatori della Sicurezza sul Lavoro.
Cobat Academy, la piattaforma che fa tesoro della trentennale esperienza Cobat nell’ambito della gestione ambientale, arricchisce pertanto la sua offerta, che coniuga corsi a calendario in presenza, online e e-learning on demand, nonché percorsi di consulenza e condivisione del know-how per le imprese. L’adesione ad AiFos, associazione nazionale di categoria di Confcommercio-Imprese per l’Italia, permette a Cobat Academy di diventare un interlocutore unico su tutto il territorio nazionale, in grado di soddisfare i bisogni della formazione obbligatoria e le necessità di crescere ed evolversi in un mercato in profonda trasformazione per le novità normative in materia ambientale e per le nuove opportunità generate da nuovi modelli di business votati a sostenibilità ed economia circolare.

Leggi il comunicato stampa allegato 

Catalogo corsi: cobat_academy_catalogo_v5.1.pdf

Calendario corsi

Cobat Academy rilascia un attestato di frequenza con verifica dell’apprendimento, nonché il libretto formativo del cittadino, documento che raccoglie le informazioni riguardanti l’esperienza formativa di ogni singolo lavoratore.

 

Padova. All’Oratorio di San Giorgio riprendono vita gli affreschi trecenteschi di Altichiero da Zevio


Risplendono di nuova luce le straordinarie decorazioni pittoriche dell’Oratorio di San Giorgio, edificio che si affaccia sul sagrato della basilica di Sant’Antonio a Padova. Commissionato come cappella sepolcrale di famiglia da Raimondino Lupi di Soragna, guerriero e diplomatico al servizio della Signoria dei Carraresi, i lavori di costruzione iniziarono nel 1377 per essere conclusi nel 1384 con la realizzazione del ciclo di affreschi dipinti da Altichiero da Zevio.

Preziosa testimonianza dell’impatto della pittura di Giotto a Padova e nel secolo dei Carraresi, le storie affrescate dei santi Giorgio, Lucia e Caterina d'Alessandria, la nascita di Gesù e la Crocifissione, presenti sulle pareti dell’Oratorio riprendono oggi vita grazie all’installazione di un sistema di illuminazione innovativo, promosso dalla Veneranda Arca di S. Antonio con il sostegno della Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo edi iGuzzini illuminazione spa, azienda leader nel settore dell'illuminazione architetturale, che ne ha curato anche la realizzazione sotto la direzione dell’Architetto Antonio Susani.
La precedente illuminazione, con ingombro visivo tale da disturbare un’adeguata percezione della grandiosità degli affreschi, è stata sostituita da un impianto che si integra perfettamente nell’architettura, garantendo un effetto di assoluta omogeneità della luce. Incassi Laser Blade illuminano i soffitti a botte dell’Oratorio, mentre proiettori Palco e Robin ne esaltano rispettivamente le pareti più corte e l’altare; un prodotto speciale, infine, illumina in maniera radente le pareti laterali. Tutti gli apparecchi, installati su un binario che corre lungo la struttura lignea perimetrale, sono dotati di temperatura colore di 3000K e indice di resa cromatica pari a 97 per garantire elevato comfort visivo ed esaltare la ricchezza cromatica degli affreschi. L'intero sistema illuminotecnico è inoltre gestibile tramite il sistema di controllo Quick BLE e una pulsantiera Bluetooth.  

L’Oratorio di San Giorgio può essere considerato una “cappella degli Scrovegni all'altra estremità del Trecento”. La decorazione pittorica, affidata ad Altichiero da Zevio ha un punto di riferimento ineludibile nell’impresa giottesca della cappella Scrovegni e come questa culmina in un cielo stellato su cui campeggiano clipei raffiguranti personaggi sacri. In controfacciata sono dipinte le storie della nascita di Gesù (Nascita, Adorazione dei magi, Fuga in Egitto, Presentazione al tempio), sulla parete dell'altare la grande Crocifissione e, sopra, l'Incoronazione della Vergine. Sulle pareti lunghe si svolgono episodi della storia di san Giorgio, di santa Caterina d’Alessandria, e di santa Lucia. Nella parete sinistra, inoltre, ampio spazio è dato alla scena votiva in cui Rinaldino Lupi e la consorte Matilde, genitori del committente, seguiti da altri esponenti della famiglia in vesti militari, si inginocchiano alla Vergine, introdotti da san Giorgio e al cospetto di numerosi santi. Al centro dell’oratorio si ergeva la complessa struttura architettonico-scultorea dell’arca funebre del fondatore, di cui si conserva ancora il sepolcro lapideo.

Riportati alla luce nel 1837, gli affreschi sono stati oggetti di un importante restauro tra 1995 e 1997. Ed ora sono pronti ad accogliere i visitatori che potranno ammirarli sotto una luce nuova.

Per informazioni
Veneranda Arca di S. Antonio
arcadisantantonio@gmail.com
www. arcadelsanto.org

Ufficio stampa
Giuseppe Bettiol
349.1734262
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www.giuseppebettiol.it

* 8ª Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare. Fondazione Barilla: “Sprechiamo ancora troppo, ma siamo sulla strada giusta”

Nell’ottava giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare che ricorre il prossimo 5 febbraio, Fondazione Barilla mette a sistema i dati sullo spreco alimentare nel nostro Paese. 


Fondazione Barilla, tuttavia, ritiene che le buone pratiche introdotte durante il lockdown abbiano avviato un miglioramento e stima che mantenerle nel tempo possa portare a ridurre significativamente lo spreco nel nostro Paese in modo sistemico.

  • Gli ultimi dati del Food Sustainability Index indicano che sprechiamo circa 65kg di cibo pro capite l'anno. Un numero in riduzione, grazie all'effetto del lockdown che ha favorito il diffondersi di buone pratiche nella gestione del cibo a livello domestico
  • Sempre più italiani sono consapevoli che lo spreco alimentare ha un impatto sulla salute del Pianeta e hanno avviato azioni concrete per adottare un approccio più sostenibile al cibo
  • Lo spreco nei Paesi dell'EU28 è un problema da affrontare con determinazione, perché ha un costo pari a 143 miliardi di euro e rappresenta il 6% delle emissioni totali di gas serra dell'Unione Europea[1]

Fare una lista dei cibi da comprare prima di andare a fare la spesa. Pianificare i pasti e capire quali ingredienti abbiamo e quali dovremmo acquistare. Disporre gli alimenti in ordine di scadenza in modo da utilizzare per primi quelli più "vecchi”. Consumare gli avanzi. Sono alcuni dei consigli "anti-spreco” che buona parte degli italiani ha messo in pratica durante il lockdown[2], un periodo che, se pure nella sua drammaticità, ha visto anche il diffondersi di buone pratiche nella gestione del cibo a livello domestico. Eppure, ancora oggi, ogni italiano genera circa 65kg di rifiuti alimentari l'anno[3]. A dirlo è il Food Sustainability Index, ovvero l'indice realizzato da Fondazione Barilla in collaborazione con The Economist Intelligence Unit che utilizza una metodologia in grado di rendere comparabili i dati a livello mondiale e ci restituisce una fotografia ancora più dettagliata del fenomeno. Dall'Index emerge che, rispetto alla media europea di 58kg all'anno, gli italiani generano ancora una quantità piuttosto alta di sprechi alimentari. Fondazione Barilla, tuttavia, ritiene che le buone pratiche introdotte durante il lockdown abbiano avviato un miglioramento e stima che mantenerle nel tempo possa portare a ridurre significativamente lo spreco nel nostro Paese in modo sistemico. Questo garantirebbe un beneficio in termini ambientali, ma anche economici, visto che, secondo ricerche recenti, lo spreco nel nostro Paese ha un costo rilevante: vale circa 10 miliardi di euro, ovvero quasi 5 euro a famiglia alla settimana (260 euro l'anno)[4]. Questa la fotografia dello spreco nel nostro Paese scattata da Fondazione Barilla in vista dell'ottava Giornata Nazionale di prevenzione allo spreco alimentare, in agenda il prossimo 5 febbraio. Tra i dati analizzati emerge anche un'altra nota positiva: le perdite alimentari lungo la filiera di produzione, dalla fase post-raccolta fino alla trasformazione industriale, corrispondono al 2% del totale di cibo prodotto[5].

"Secondo un recente studio, il 53% dei rifiuti è attribuibile ai consumi domestici: sprechiamo principalmente verdura, frutta e cereali[6]. I dati disponibili che abbiamo analizzato e messo a sistema, però, parlano di un'Italia che sta facendo passi incoraggianti nella lotta allo spreco. Ci mostrano che quanto fatto finora da tutti sta portando i suoi frutti e ci invogliano a continuare a migliorarci verso una direzione più sostenibile. La consapevolezza della connessione fra spreco alimentare, salute dell'ambiente e dell'uomo, sta crescendo sempre di più tra i nostri connazionali e sta influenzando il modo di approcciarci al cibo[7]. Alcuni dei grandi appuntamenti internazionali del 2021, primo tra tutti il Food Systems Summit delle Nazioni Unite, rappresentano i momenti fondamentali per accendere l'attenzione di tutti verso sistemi alimentari più sostenibili, che includono la lotta allo spreco, fondamentale per raggiungere i 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile promossi dall'Agenda 2030”, ha dichiarato Marta Antonelli, Direttore della Ricerca di Fondazione Barilla.

Mettendo a confronto i dati italiani con quelli europei presenti nel Food Sustainability Index si scopre che l'Italia, con i suoi 65kg a persona, si sta avvicinando alla media europea. Lo scenario attuale vede, infatti, il Belgio sprecare 87 kg di cibo pro capite e, in contrapposizione, Cipro 36 kg. Per quanto riguarda le perdite lungo la filiera, la Finlandia con meno dell'1% di cibo perso risulta il Paese più virtuoso a fronte di una media europea di circa il 3% e della media dei Paesi ad alto reddito di quasi il 5%6. Più in generale, secondo lo studio FUSIONS di tutto il cibo prodotto ogni anno in Europa, più del 20% viene sprecato (l'equivalente di 88 milioni di tonnellate l'anno), con un costo sia economico – pari a 143 miliardi di euro (di cui i due terzi, circa 98 miliardi, sono attribuibili allo spreco domestico) – che ambientale, visto che lo spreco rappresenta il 6% delle emissioni totali di gas serra prodotte dall'Unione Europea[8].

Quello del peso ambientale degli sprechi alimentari è un tema molto sentito anche dai nostri connazionali: secondo una recente indagine[9], l'88% degli italiani sostiene che non sia etico buttare il cibo e l'83% riconosce l'impatto negativo sull'ambiente tanto che dichiara di essersi impegnato per ridurre lo spreco di cibo in casa.

 


[3] Fondazione Barilla, (2019), "L'Italia e il cibo”, https://www.barillacfn.com/m/publications/l-italia-e-il-cibo.pdf

[4] Osservatorio Waste Watcher, (2019)

[5] Fondazione Barilla, (2019), "L'Italia e il cibo”, https://www.barillacfn.com/m/publications/l-italia-e-il-cibo.pdf

[9] https://www.altroconsumo.it/organizzazione/media-e-press/comunicati/2020/manifesto-sostenibilita