*In occasione della Giornata mondiale della Terra, un messaggio del Gruppo Lucart per riconoscere le proprie responsabilità ambientali
In occasione della Giornata mondiale della Terra, il 22 aprile, Lucart ha voluto stilare una lista di 6 cattive abitudini che dobbiamo abbandonare imparando dagli errori del passato
Il ruolo dell’individuo, la maggior consapevolezza e sensibilità nei confronti di ciò che lo circonda sono infatti al centro della nuova campagna social di Grazie Natural, il brand di carta al 100% ecologica del Gruppo Lucart ottenuta dal riciclo di cartoni per bevande di tipo Tetra Pak®.
Nel corso degli anni le azioni dell’uomo hanno drasticamente trasformato gli ecosistemi della Terra. Molte generazioni, incuranti delle conseguenze che ne sarebbero derivate, hanno vissuto secondo modelli comportamentali non sostenibili, che oggi impongono un’attenta rivalutazione dell’impatto ambientale dei nostri piccoli gesti quotidiani. Il ruolo dell’individuo, la maggior consapevolezza e sensibilità nei confronti di ciò che lo circonda sono al centro della nuova campagna social di Grazie Natural, il brand di carta al 100% ecologica del Gruppo Lucart ottenuta dal riciclo di cartoni per bevande di tipo Tetra Pak®.
Una serie di contenuti, pubblicati sui canali Facebook e Instagram del brand mostreranno come “Abbiamo tutti contribuito a danneggiare il pianeta” e, accompagnati dall’#oracontribuiamoasalvarlo, vede il protagonista Matteo Caremoli, ritratto in un percorso di maturazione che lo porta a riconsiderare i comportamenti tenuti in gioventù per adottare, una volta cresciuto, uno stile di vita maggiormente sostenibile. Un messaggio che invita a riconoscere le proprie responsabilità ambientali, sottolineando come, attraverso comportamenti virtuosi, ognuno possa contribuire a creare un futuro sostenibile. Ecco la lista di 6 cattive abitudini che dobbiamo abbandonare imparando dagli errori del passato:
1. Uso a profusione della lacca spray: quando la cura per sé stessi diventa incuria verso l’ambiente
Uno studio dell'Università di York e del National Centre for Atmospheric Science ha evidenziato l’impatto provocato da lacche, deodoranti e altri spray. Prodotti di questo genere contengono gli stessi elementi chimici emessi dalle auto e dai carburanti. Nel mondo se ne consumano oltre 25 miliardi di confezioni l'anno, responsabili dell’emissione di circa 1,3 milioni di tonnellate di agenti inquinanti, cifra che potrebbe salire a 2,2 milioni di tonnellate entro il 2050. L’utilizzo di lacche e spray, così tanto di moda negli anni ‘80, era ancor più dannoso quando i prodotti contenevano clorofluorocarburi, riconosciuti responsabili dei danni allo strato di ozono e quindi banditi dal protocollo di Montréal del 1987.
2. Troppa plastica prodotta (e gettata)
Quante volte abbiamo visto aprire un pacchetto di sigarette e buttare l’imballaggio dal finestrino? Ancora oggi, ogni minuto, un camion di plastica finisce in mare, rischiando di stravolgere il volto dei mari. Un rapporto della Fondazione Ellen MacArthur, realizzato in collaborazione con il World Economic Forum, ha evidenziato come la quantità di plastica negli oceani supererà la quantità di pesce entro il 2050. Già ad oggi gli oceani contengono circa 165 milioni di tonnellate di plastica, l’equivalente di svuotare in mare un camion della spazzatura al minuto. La principale fonte? Gli imballaggi di plastica, riciclati solo nel 14% dei casi e il cui recupero potrebbe aiutare considerevolmente gli ecosistemi marini.
3. Sabbia e conchiglie, guardare ma non toccare
Nonostante possa sembrare quasi un gesto innocuo, raccogliere le conchiglie al mare è illegale, così come sottrarre arena, acqua o qualsiasi altro materiale per portarlo via. L’obiettivo è quello di preservare il paesaggio e l’ecosistema del luogo: sottrarre gusci dal mare comporta la diminuzione degli organismi che ne dipendono, così come privare il fondo marino delle sue conchiglie e della sua sabbia può portare all’erosione delle coste. Un’abitudine che ha rischiato di stravolgere l’equilibrio di molti tratti di costa.
4. Stop all’uso indiscriminato di pesticidi in agricoltura
Uno studio pubblicato su BioScience aggiunge le lucciole alla lunga lista di esseri viventi a rischio estinzione e ne individua le maggiori minacce, a partire dalla perdita di habitat causata dal rapido sviluppo urbano, passando per l'inquinamento luminoso e l'eccessivo ricorso ai pesticidi. I principali responsabili sono stati i neonicotinoidi, una classe di insetticidi sistemici neuroattivi tra i più usati al mondo, il cui uso all’interno dell’Unione Europea è oggi soggetto a restrizioni.
5. Spegni quella macchina
I maggiori incrementi della temperatura media sulla Terra si osservano a partire dal 1950. Questo aumento medio globale è attribuibile alla concentrazione atmosferica dei gas serra, quindi anche alla CO2 emessa dall’uomo, sia come conseguenza della produzione di energia attraverso combustibili fossili che dell'utilizzo eccessivo di veicoli. Le emissioni globali di CO2 nel 1990 erano di 21,4 miliardi di tonnellate; l’ultima analisi di IEA rivela come nel 2021 abbiano toccato il massimo storico di 36,3 miliardi di tonnellate, con un aumento del 6% rispetto all’anno precedente.
6. Uso (e abuso) di energia prodotta con combustibili fossili
L'Earth Overshoot Day indica il giorno nel quale l'umanità consuma interamente le risorse prodotte dal pianeta nell'intero anno. Nel corso degli anni la data è stata sempre progressivamente spostata all'indietro (negli anni ‘70 cadeva a dicembre) a testimonianza della pressione sempre più insostenibile degli esseri umani sull'ambiente. Una soluzione? #MoveTheDate, dicono gli esperti, ossia spostare la data dell’Earth Overshoot Day di almeno 5 giorni all’anno, il che consentirebbe all’umanità di raggiungere una sorta di compatibilità con il pianeta prima del 2050. Opportunità significative si trovano in cinque aree chiave: città, energia, cibo, popolazione e pianeta. Ad esempio, ridurre le emissioni di CO2 derivanti dalla combustione di combustibili fossili del 50% significherebbe spostare la data dell’overshoot di ben 93 giorni.