Desertificazione e degrado del suolo: facciamo il punto a trent’anni dalla Convenzione ONU di Parigi del 1994
di Alessandro Campiotti
Secondo un recente rapporto delle Nazioni Unite, circa il 40% delle superfici globali sono degradate e ogni anno il fenomeno della desertificazione causa la perdita di 12 milioni di ettari di suolo, interessando oltre 2 miliardi di persone nel mondo
Ogni anno, il 17 giugno, si celebra la Giornata mondiale per il contrasto alla desertificazione e alla siccità. Quest’anno ricorrono i trent’anni da quando il 17 giugno 1994 i rappresentanti di oltre duecento paesi si riunirono a Parigi per ratificare la Convenzione delle Nazioni Unite per la lotta alla desertificazione (UNCCD). L’anno seguente l’ONU istituì questa Giornata con l’obiettivo di porre l’attenzione sul tema della perdita di suolo e delle numerose conseguenze per l’ambiente e per l’uomo.
Un recente studio dell’UNCCD riporta una serie di dati sconfortanti in merito alle condizioni di salute del suolo, evidenziando che circa il 40% delle superfici globali sono considerate degradate e che ogni anno il fenomeno della desertificazione causa la perdita di 12 milioni di ettari di suolo, interessando oltre 2 miliardi di persone nel mondo. A questo proposito, il rapporto del Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente (SNPAI), aggiornato al 2023, conferma questi dati, ricordando che il suolo è una “risorsa vitale, limitata, non rinnovabile e insostituibile”.
I temi scelti per celebrare la Giornata per la lotta alla desertificazione 2024 guardano agli obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, promuovendo la cooperazione inclusiva tra i paesi al fine di raggiungere la neutralità del degrado del suolo. Il processo di deterioramento delle proprietà chimico-fisiche del terreno riduce la complessità degli ecosistemi e incide negativamente sulla produttività biologica ed economica dei territori. Da alcuni anni questo tema è al centro del dibattito internazionale, anche grazie ai numerosi eventi, conferenze scientifiche e iniziative culturali, con lo scopo di informare e sensibilizzare l’opinione pubblica.
Ma da quanto tempo i concetti di desertificazione e degrado del suolo sono entrati a far parte del nostro lessico comune? Il termine “desertificazione” fu introdotto negli anni ’20 del secolo scorso, quando le amministrazioni coloniali in Africa Occidentale si resero conto che l’aumento della siccità e l’uso intensivo del suolo causavano una graduale riduzione della fertilità, rendendolo simile a quello delle zone aride e desertiche. Tuttavia, il concetto di desertificazione fu formalizzato solo nel 1977, in occasione della prima Conferenza Internazionale sulla Desertificazione di Nairobi (UNCOD), dove fu definito come “diminuzione o distruzione del potenziale biologico del suolo”.
Proprio a partire dagli anni ‘70, l’UNCOD incrementò le azioni di monitoraggio del territorio attraverso la realizzazione di mappe mondiali della desertificazione prodotte a partire dai dati acquisiti mediante il telerilevamento satellitare. Nel 1992, alla Conferenza delle Nazioni Unite di Rio de Janeiro fu compiuto un ulteriore passo avanti in relazione all’analisi del fenomeno. In particolare, si affermò che le cause fossero dovute a plurimi fattori, riconducibili tanto alle naturali variazioni climatiche quanto alle attività antropiche.
Dopo alcuni decenni di dibattito sulle diverse definizioni del concetto di “desertificazione”, la Commissione europea, alla fine del 2021, ha approvato la “Strategia dell’UE per il Suolo per il 2030”, ribadendo l’importanza della salute dei suoli per il conseguimento degli obiettivi del Green Deal europeo in materia di clima e biodiversità. Tra questi, di particolare rilievo risultano il ripristino degli ecosistemi degradati, la bonifica dei suoli contaminati, il miglioramento delle condizioni ecologiche e chimiche delle acque e la riduzione del consumo di pesticidi del 50% entro il 2030, fino ad arrivare ai più ambiziosi obiettivi dell’azzeramento del consumo di suolo e della “neutralità climatica” (zero emissioni nette di anidride carbonica) entro il 2050.
In Italia, dalla fine degli anni ’90 sono stati promossi programmi di azione nazionale e locale per il contrasto alla siccità tramite una gestione più sostenibile degli ecosistemi agrari, la riduzione dell’impatto delle attività produttive e la salvaguardia delle risorse idriche e biologiche. Tuttavia, secondo un recente rapporto dell’ISPRA (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), il 28% della superficie nazionale risulta in uno stato di degrado e a rischio desertificazione, e il problema interessa in particolare le regioni meridionali e le isole. Il costo economico della desertificazione è difficilmente quantificabile, sebbene, in una review dell’UNCCD si stima che a livello globale possa toccare cifre pari ai 23.000 miliardi di dollari entro il 2050.
Per approfondire
- Commissione Europea: Strategia dell’UE per il suolo per il 2030 “Raccogliere i benefici di suoli sani per le persone, il cibo, la natura ed il clima”, COM (2021) 699 final;
- ONU – Centro Regionale di Informazioni delle Nazioni Unite: Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile;
- ONUITALIA.IT: 17 giugno – Giornata mondiale contro la desertificazione;
- Sistema Nazionale per la Prevenzione dell’Ambiente (SNPA): Consumo di suolo, dinamiche territoriali e servizi ecosistemici, Edizione 2023. Doc. n 218/23;
- Sterk, G.; Stoorvogel, J.J. Desertification–Scientific Versus Political Realities. Land 2020, 9, 156. https://doi.org/10.3390/land9050156.
Foto d’intestazione: Croste superficiali causate dalla siccità (www.pixabay.com)