Ecco i siti Unesco più a rischio a causa dei cambiamenti climatici
Da Venezia a Ferrara, da Paestum a Siracusa, da Sabratha ad Efeso, un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Science Communications elenca decine di siti Unesco nell’area costiera mediterranea che rischiano di essere danneggiati, o addirittura distrutti, da alluvioni ed erosioni entro la fine del secolo.
Venezia e le isole della Laguna potrebbero essere sommerse da una serie di violente alluvioni. La stessa sorte potrebbero patire Ferrara, una delle città-simbolo del Rinascimento, e Aquileia, famosa per i suoi mosaici romani. E poi ancora Vicenza, Napoli, Pisa, Genova e Ravenna. Al di fuori dell’Italia, sono fortemente a rischio la Medina di Susa, in Tunisia, il sito archeologico di Sabratha, in Libia, e la città di Dubrovnik (“Ragusa della Dalmazia”), in Croazia. L’erosione costiera minaccia poi i siti archeologici di Paestum, Pompei, Siracusa e Noto, l’Heraion dell’Isola di Samo, in Grecia, e gli scavi dell’antica città di Efeso, in Turchia. L’elenco potrebbe proseguire. Questi sono alcuni tra i principali siti patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco (Organizzazione delle Nazioni Unite per l'educazione, la scienza e la cultura) che rischiano di essere danneggiati, o addirittura completamente distrutti, entro la fine del secolo, a causa dei cambiamenti climatici. A dirlo è un recente studio pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications, condotto da un team di ricercatori dell’Università di Kiel (Germania). Lo studio ha preso in esame una serie di siti Unesco che si trovano nell’area costiera mediterranea e per ciascuno di essi ha usato alcuni parametri, tra i quali la zona, la conformazione fisica, la tipologia d’insediamento, la distanza dalla costa e la collocazione in contesti urbani o rurali. Sulla base delle caratteristiche dei siti, i ricercatori hanno valutato i possibili effetti dell’innalzamento del livello del mare, dovuto all’aumento della temperatura globale, elaborando quattro diversi scenari per la fine del secolo. Tra questi, quello più ottimista prevede che si riesca a contenere l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C (rispetto ai livelli preindustriali del 1850) entro la fine del secolo, in linea con l’Accordo di Parigi. Limitare l’aumento della temperatura globale ai 2 °C entro il 2100, sottolinea lo studio, sarebbe un traguardo, dal momento che l’ultimo Special Report dell’Ipcc (Gruppo intergovernativo delle Nazioni Unite per la ricerca sui cambiamenti climatici), prevede che, con il trend attuale, potremmo arrivare ad aumento della temperatura globale di 3 – 4 °C entro la fine del secolo. Sulla base delle previsioni sull’aumento della temperatura globale e delle caratteristiche dei luoghi, il team di ricercatori ha stimato, per ciascuno dei siti Unesco, le possibili conseguenze relative a due fenomeni di origine climatica: l’alluvione e l’erosione delle coste. E i risultati non sono dei migliori. Dallo studio emerge infatti che, già oggi, su 49 siti presi in esame, 37 rischiano di subire un’alluvione distruttiva che ha l’1% di probabilità di verificarsi ogni anno. 42 siti su 49, invece, potrebbero subire gravi danni a causa dell’erosione delle coste. Se il livello del mar Mediterraneo si dovesse alzare di circa 1 metro e mezzo entro il 2100, sottolinea lo studio, il rischio di subire un’alluvione distruttiva aumenterebbe del 50% e quello di subire gravi danni per l’erosione delle coste del 13%. Tuttavia, rilevano i ricercatori, quest’ultimo scenario ha una probabilità minima (circa il 5%) di verificarsi. Alla luce degli ultimi dati sull’aumento delle temperatura globale e dei rischi cui si andrà incontro se non si agirà prontamente contro il cambiamento climatico, fenomeni estremi, come alluvioni ed erosioni, potrebbero verificarsi con maggiore frequenza nei prossimi anni. L’unica soluzione, spiegano i ricercatori che hanno condotto lo studio, è adottare quanto prima delle misure per mettere in sicurezza i siti Unesco presi in esame, che rappresentano luoghi di inestimabile valore storico, artistico e culturale. Tuttavia, sottolinea lo studio, gli sforzi per salvaguardare l’enorme patrimonio potrebbero essere minimi, se non inutili, senza un impegno concreto a rispettare gli obiettivi dell’Accordo di Parigi, primo fra tutti, quello che punta a limitare l’aumento della temperatura globale entro i 2 °C (con volontà di contenerlo entro gli 1,5 °C) entro la fine del secolo.
Nota:
L’immagine d’intestazione dell’articolo mostra l’Isola di San Giorgio vista da Piazza San Marco (Venezia). La foto è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell'articolo).