001_01-CE_logo

Effetti dei cambiamenti climatici sull’agricoltura europea

Nei prossimi decenni l’agricoltura sarà influenzata dai cambiamenti climatici sia a livello globale che all’interno dell’Unione Europea. Anche se l’agricoltura europea è tecnologicamente avanzata, la sua capacità di fornire cibo e di contribuire ai servizi ecosistemici per la società europea è direttamente correlata alle condizioni climatiche.

L’agricoltura è molto sensibile al clima, sia in termini di tendenze a lungo termine delle precipitazioni e temperature medie, che determinano la produttività e la distribuzione spaziale delle colture, ma anche in termini annuali con la comparsa di siccità, inondazioni, ondate di calore, gelate e altri eventi estremi. Gli effetti di livelli di CO2 più elevati sono l'aumento della produzione di biomassa e l’efficienza dell’utilizzo dell’acqua. Il cambiamento climatico sta già avendo un impatto sull’agricoltura, è stato riconosciuto come uno dei fattori che contribuiscono alla recente stagnazione delle rese del frumento in alcune parti d’Europa, nonostante i continui progressi nelle tecniche di coltivazione.

Il previsto aumento della frequenza e della gravità degli eventi climatici estremi sarà particolarmente dannoso per la produzione agricola nel centro e nel sud Europa. Tutto ciò può esacerbare la tendenza alla crescente volatilità dei prezzi negli ultimi anni.

Infatti, in zone settentrionali il cambiamento climatico può produrre effetti positivi sul settore agricolo, con l’introduzione, a causa della fine delle ondate di freddo e in presenza di periodi prolungati senza gelo, di nuove varietà di colture, ampliamento delle aree idonee per la coltivazione con rese più elevate.  Tuttavia anche nelle zone settentrionali ci saranno impatti negativi come l’aumento di parassiti e patogeni, la lisciviazione dei nutrienti e una minore presenza di sostanza organica nel suolo. Nelle aree meridionali saranno predominanti gli svantaggi. La riduzione complessiva prevista di precipitazioni e le ondate di calore estremo possono incidere negativamente sulla produttività delle colture, portando a una maggiore variabilità nella resa e, nel lungo periodo, a una modifica nella varietà di colture.

Gli effetti dovrebbero essere sempre più visibili verso il 2050, quando i cambiamenti climatici si intensificheranno. I terreni agricoli in zone costiere potranno diminuire notevolmente in futuro, a causa del potenziale aumento di allagamenti e di inondazione dei campi. Inoltre, l’intrusione di acqua salata nelle falde acquifere sotterranee potrà avere un impatto negativo sull’acqua per l’irrigazione e quindi sulla resa delle colture.

La presenza di parassiti e patogeni delle piante rappresenta una notevole perdita per l’agricoltura e non deve essere sottovalutata. Si stima che il 30% delle perdite causate da organismi nocivi può essere attribuita a nuovi parassiti e a nuovi patogeni.

Il cambiamento climatico ha un impatto anche nel settore zootecnico, con mutamenti di produttività di pascoli e colture foraggere e nella diffusione di malattie negli animali. Cambiamenti nei modelli di transumanza e di pascolo possono anche facilitare la diffusione di malattie, dovute a una maggiore concentrazione di animali per l’alimentazione o l’abbeveraggio in piccole aree. Nelle aree mediterranee le temperature più calde e il deficit delle precipitazioni estive potranno accorciare il periodo del pascolo e diminuire la produzione di foraggio e la sua qualità. Nelle zone umide nord-occidentali un moderato riscaldamento può, tuttavia, essere benefico per le attività zootecniche, nel breve – medio termine, grazie all’aumento della produttività dei pascoli.

La vulnerabilità dell’agricoltura varia all’interno dell’Unione Europea a seconda dell’esposizione agli eventi climatici, del contesto socio-economico e delle condizioni agro-ecologiche esistenti. Non tutti gli agricoltori hanno esperienza e risorse finanziare sufficienti per adattarsi alla crescente variabilità del clima: per questo la PAC post-2013 punterà soprattutto a garantire un reddito minimo alle aziende agricole e a sovvenzionare “incentivi verdi” a quelle presenti nelle zone più svantaggiate. Una sfida fondamentale è quella di integrare i risultati delle scienze fisiche e agronomiche con la conoscenza locale degli agricoltori, al fine di sviluppare strategie di adattamento solide, che possono ridurre al minimo gli impatti negativi del cambiamento climatico. Il sistema di consulenza aziendale può essere uno strumento importante anche in questo senso. Altrettanto importante è quello di rafforzare la capacità delle Istituzioni regionali ad utilizzare gli strumenti appropriati per affrontare i cambiamenti climatici. Partenariati tra gli istituti di ricerca nazionali e regionali, servizi di consulenza e parti sociali in agricoltura, nonché la creazione di reti regionali che forniscono informazioni alle comunità agricole, aiuteranno a progettare un adeguato piano strategico.

Fonte: Comunicazione della Commissione al Parlamento Europeo, al Consiglio, al Comitato Economico e Sociale e al Comitato delle Regioni,
Brussels, 16.4.2013 SWD(2013) 132 final

Sintesi della valutazione d'impatto sulla Comunicazione "Strategia dell'UE di adattamento ai cambiamenti climatici" (IT)

Valutazione di impatto – seconda Parte – sulla Comunicazione "An EU Strategy on adaptation to climate change" (EN)