Goccia a goccia, un metodo d’irrigazione sostenibile
L’irrigazione a goccia permette di fornire la giusta quantità d’acqua là dove è necessaria, garantendo la possibilità di fornire anche piccoli apporti. Questo tipo di irrigazione permette una più forte riduzione dei consumi e questo, unito alla bassa pressione necessaria per l’impianto, comporta anche una notevole diminuzione delle richieste energetiche per il funzionamento del sistema. I costi di gestione sono minori rispetto all’irrigazione per aspersione, mentre il costo di installazione è proporzionale alla superficie da coprire.
Questo tipo di irrigazione è applicabile anche in aree collinari ed è compatibile con la fertirrigazione; i vantaggi sono evidenti e particolarmente rilevanti nei vigneti.
I limiti di questo tipo di irrigazione sono rappresentati dalla necessità di interventi irrigui frequenti e dall’esigenza di assoluto tempismo; usando questa tecnica è molto importante conoscere i meccanismi di movimento dell’acqua nei differenti tipi di suolo.
Le applicazioni sul vigneto
La tipologia dell’impianto dipende da diverse variabili ambientali, come la posizione del vigneto in collina o in pianura, o se si è in presenza di filari lunghi o corti.
I gocciolatori possono essere posizionati sopra al terreno (appesi ad un filo), sul terreno (posati a terra) o sotto il terreno (interrati). Ogni situazione presenta dei pro e dei contro e dipende quindi dallo studio dell’insieme del vigneto per scegliere l’opzione più idonea. L’irrigazione appesa ad un filo risulta la più facilmente controllabile ma d’intralcio alla spollonatura; l’irrigazione a terra è la più economica ma richiede attenzione nell’utilizzo delle macchine; l’irrigazione interrata è la più efficace ed è fuori dal rischio di danneggiamenti ma è molto costosa e di difficile ispezione.
Con l’irrigazione a goccia si deve intervenire quando la pianta non ha ancora raggiunto condizioni di stress e deve avere una durata minima (ovvero l’acqua deve avere il tempo di arrivare all’apparato radicale) e una massima (oltre la quale l’acqua si spingerebbe a profondità inutili); dipende dalla tessitura del terreno, dalla spaziatura fra i gocciolatori e dalla loro portata.
Altri fattori da prendere in considerazione sono la distanza tra i gocciolatori e la portata: distanze eccessive rischiano di generare aree di non irrigato, mentre passi troppo ravvicinati devono essere opportunamente considerati per la determinazione di corretti tempi di irrigazione. Portate modeste danno il vantaggio di valorizzare al massimo la capacità igroscopica delle particelle di terreno oltre a quello di realizzare l’irrigazione su superfici più ampie.
Applicazioni sulle patate
La gestione della pratica irrigua nella pataticoltura è orientata alla ricerca del giusto equilibrio tra incrementi produttivi, miglioramento della qualità del prodotto, economicità dell’intervento irriguo, tutela delle risorse idriche e delle caratteristiche qualitative necessarie al consumo fresco o alla trasformazione industriale del tubero. Infatti, una quota consistente della produzione è rivolta proprio alla trasformazione industriale ed è regolata da contratti che ne definiscono il contenuto minimo in sostanza secca.
Un’analisi economica sul lungo periodo evidenzia come l’irrigazione a goccia sia il sistema più appropriato per la crescita della patata nell’ottica di ritorni economici.
La patata è molto sensibile alla carenza idrica, a cui reagisce con vistosi cali produttivi in determinate fasi fenologiche, in particolare nelle fasi di stolonizzazione e tuberizzazione (cali di resa tra il 40 e il 60%). L’irrigazione a goccia produce gli effetti qualitativi più evidenti durante l’ingrossamento del tubero, cioè nella fase che potremmo definire di massimo sviluppo. In questo momento fenologico, la disponibilità idrica permette alla pianta un buon accumulo di sostanze di riserva e la produzione ha migliori opportunità di collocarsi nelle classi merceologiche più elevate.
Per saperne di più:
Agricoltura 24
Netafilm
Freshplaza