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La fame nel mondo aumenta e torna ai livelli di dieci anni fa

Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della sicurezza alimentare e della denutrizione nel mondo, nel 2017 821 milioni di persone hanno sofferto la fame. Di questi 151 milioni sono bambini al di sotto dei cinque anni. La Coldiretti censisce circa 2,7 milioni di persone in Italia che vivono in condizioni di disagio alimentare, di cui 500 mila sono bambini con meno di 15 anni. I dati attuali rendono difficile immaginare di raggiungere l’obiettivo “Fame zero” dell’Agenda 2030 (Goal 2). 


Una persona su nove nel mondo soffre la fame

La fame nel mondo aumenta e torna a livelli di dieci anni fa. Ad evidenziarlo sono i dati contenuti nell’ultimo rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della sicurezza alimentare e della denutrizione nel mondo, presentato martedì 11 settembre presso la sede romana della FAO (Organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l’agricoltura). Alla pubblicazione del rapporto, oltre che la FAO, hanno partecipato il Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo (IFAD), il Fondo per l’Infanzia delle Nazioni Unite (UNICEF), il Programma Alimentare Mondiale (WFP) e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). Si stima che 821 milioni di persone nel 2017  hanno sofferto la fame (17 milioni in più rispetto al 2016), vale a dire una persone su nove a livello globale (Figura 1). Oltre 500 milioni vivono in Asia, circa 256 milioni si trovano in Africa e 40 milioni in America Latina e ai Caraibi. Di questi, 151 milioni (nel 2012 erano 169 milioni) sono bambini al di sotto dei cinque anni con ritardi nella crescita, nell’apprendimento e nelle capacità richieste dagli impegni futuri. A livello globale, l’Africa e l’Asia rappresentano le aree dove si concentra il maggior numero di bambini che soffrono la fame, rispettivamente il 39% e il 55% del totale. La piaga della denutrizione in età infantile rimane estremamente elevata anche in Asia, dove quasi un bambino su dieci sotto i cinque anni ha un peso basso per la sua altezza (in America Latina e nei Caraibi la proporzione è di uno su cento). Inoltre, una donna su tre in età potenzialmente fertile risulta affetta da anemia; ciò ha conseguenze significative per quanto riguarda la salute e lo sviluppo sia della donna che del bambino. A questo proposito, sottolinea il rapporto, nessuna regione tra quelle colpite da questo fenomeno ha mostrato un calo e il numero di donne affette in Africa e in Asia risulta essere quasi tre volte superiore a quello registrato in Nord America.

 

Figura 1. Variazioni nel numero delle persone che soffrono la fame nel mondo nel periodo 2005 – 2017 (elaborazione dal Rapporto 2018 sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo)

 

Il rapporto annuale della FAO annovera tra le principali cause dell’aumento del numero di affamati nel mondo, oltre ai conflitti e alle crisi economiche, anche i cambiamenti climatici. La variabilità del clima ha infatti ripercussioni sull’andamento delle piogge e può causare eventi climatici estremi come siccità e alluvioni prolungate nel tempo, producendo conseguenze disastrose sull’agricoltura dei Paesi più vulnerabili a tali fenomeni. Dal rapporto emerge che i cambiamenti climatici stanno minando la produzione di importanti colture come grano, riso e mais nelle regioni tropicali e temperate e, con il progressivo aumento delle temperature a livello globale, la situazione è destinata a peggiorare. I dati mostrano che la prevalenza del numero di persone denutrite è più alto nei Paesi altamente esposti ad eventi climatici estremi. E il numero sale quando l’esposizione ad eventi climatici estremi si accompagna ad un’elevata percentuale della popolazione che dipende da sistemi agricoli altamente sensibili alle precipitazioni e alla variabilità delle temperature. Secondo il rapporto le anomalie delle temperature nelle aree agricole hanno continuato ad essere superiori alle media nel periodo 2011 – 2016 (Figura 2), portando a ondate di siccità e alluvioni sempre più frequenti negli ultimi anni. Anche la natura delle stagioni delle piogge sta cambiando, con l'inizio tardivo o precoce delle stagioni piovose e un’ineguale distribuzione delle precipitazioni nel corso di un anno. I danni alla produzione agricola contribuiscono a ridurre la disponibilità di cibo, con effetti a catena che causano aumenti dei prezzi dei prodotti alimentari e perdite di reddito che riducono ancora di più l'accesso delle persone al cibo.

 

Figura 2. Crescita del numero di eventi climatici estremi (alluvioni, tempeste, siccità e aumento delle temperature) nel periodo 1990 – 2016 (elaborazione dal Rapporto 2018 sullo stato della sicurezza alimentare e della nutrizione nel mondo)

 

Nonostante i numeri allarmanti sullo stato della denutrizione nel mondo, la FAO segnala un aumento del numero di persone in età adulta obese che nel 2017 è salito a quota 672 milioni, ovvero una persona su otto a livello globale, ai quali si aggiungono circa 38 milioni di bambini sotto i cinque anni che sono in sovrappeso. Il fenomeno è diffuso soprattutto nel Nord America, ma anche in Asia e in Africa si registra un trend al rialzo. Malnutrizione ed obesità sono due fenomeni, spiega il rapporto, che coesistono in molti Paesi del mondo e possono riscontrarsi nelle stesse famiglie, dove si registra uno scarso accesso al cibo nutriente, dovuto ad un costo più alto dei prodotti, maggiore stress di vivere in uno stato di insicurezza alimentare e altri adattamenti fisiologici dovuti alle privazioni sulla tavola i quali possono favorire un più elevato rischio di cadere in una situazione di sovrappeso od obesità. 
 

I dati della Coldiretti

In riferimento al rapporto delle Nazioni Unite sullo stato della sicurezza alimentare e della denutrizione nel mondo, la Coldiretti ha pubblicato i dati relativi all’Italia. Nel nostro Paese il problema della fame e delle carenze alimentari riguarda oggi quasi mezzo milione di bambini di età inferiore ai 15 anni, su un totale di circa 2,7 milioni di persone che vivono in una condizione di disagio (dati elaborati sulla base degli aiuti alimentari distribuiti con i fondi Fead attraverso l’Agenzia per le erogazioni in agricoltura). Si tratta di famiglie che hanno beneficiato di sostegni per mangiare attraverso l’accesso alle mense dei poveri e la consegna di pacchi alimentari.

Questi ultimi vengono scelti soprattutto dai pensionati, disoccupati e famiglie con bambini che per vergogna prediligono questa forma di aiuto piuttosto che il consumo di pasti gratuiti in strutture caritative. In particolare, 114 mila persone nel 2017  hanno usufruito dei servizi offerti da mense e altre strutture caritative, mentre oltre 2,5 milioni di persone hanno preferito ricevere pacchi alimentari. Ad oggi, sottolinea la Coldiretti, si contano in Italia 10.607 strutture tra mense e centri di distribuzione ufficialmente riconosciute dall’Agea per la distribuzione degli aiuti.

Tutto ciò avviene, fa sapere la Coldiretti, a fronte di un allarmante spreco alimentare: ogni anno in Italia, secondo i dati dell’Osservatorio Waste Watcher (Last Minute Market) vengono gettate via 3,6 milioni di tonnellate di cibo per un valore economico di circa 16 miliardi di euro. Gli sprechi domestici rappresentano la quota percentuale maggiore, il 54% del totale, e a seguire compaiono quelli della ristorazione (21%), della distribuzione commerciale (15%), dell’agricoltura (8%) e della trasformazione (2%). 

 

Rimane distante l’obiettivo “Fame zero” dell’Agenda 2030

Alla luce dei dati sull’aumento del numero di persone che soffrono di denutrizione nel mondo, le Nazioni Unite chiedono l’attuazione di interventi mirati a garantire l’accesso universale al cibo e invitano i singoli Paesi a prestare maggiore attenzione a quella parte della popolazione più vulnerabile alle conseguenze dannose dello scarso accesso al cibo, in particolare donne e bambini. Il rapporto chiede inoltre maggiori sforzi nella promozione di politiche volte all’adattamento, alla mitigazione e alla riduzione del rischio di catastrofi naturali di origine climatica, senza le quali, sottolinea l’ONU, sarà difficile raggiungere l’ambizioso obiettivo dell’Agenda 2030, il Goal 2, denominato “Fame zero” che prevede di sconfiggere la piaga della fame nel mondo entro il 2030.