La Legge di Bilancio non passa il test dello sviluppo sostenibile
L’ASviS presenta alla Camera dei Deputati un documento che valuta l’impatto dei provvedimenti contenuti nell’ultima Legge di Bilancio alla luce dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile e dei 169 target dell’Agenda 2030. Secondo l’ASviS, all’Italia manca “una visione integrata di cambiamento per lo sviluppo sostenibile”.
L’ultima Legge di Bilancio non passa il test dello sviluppo sostenibile. Ieri mattina, l’ASviS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile) ha presentato a Roma, presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, un documento che valuta l’impatto dei provvedimenti contenuti nella Legge di Bilancio 2019 alla luce dei 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (Goals) e 169 target previsti dall’Agenda 2030. Dalla valutazione dell’ASviS emerge chiaramente la mancanza di una visione integrata degli interventi in campo economico, sociale ed ambientale di cui l’Italia ha bisogno per accelerare il passo verso lo sviluppo sostenibile. In particolare, sottolinea l’ASviS, preoccupa l’assenza di interventi sistemici per l’economia circolare, la transizione ecologica dei sistemi produttivi, l’occupazione giovanile e femminile, il cambiamento climatico e il degrado ambientale. Infatti, sostiene l’ASviS, non c’è una spinta alla partecipazione delle donne a tutti i livelli del processo decisionale nella vita politica, economica e pubblica, così come mancano norme che mirano all’eliminazione del lavoro minorile, alla protezione e alla sicurezza dei lavoratori, compresi quelli migranti, e non c’è una strategia che affronti il complesso problema dell’occupazione giovanile, grande vulnus del nostro Paese.
Sul fronte delle politiche ambientali, fa notare l’ASviS, mancano norme sull’uso sostenibile del suolo (sebbene, a conclusione della passata legislatura fosse stata elaborata una bozza di legge nazionale contro il consumo di suolo), sulla qualità dell’aria, sulla lotta alla desertificazione e sul ripristino dei terreni colpiti da siccità e inondazioni. Inoltre, c’è ancora molto da fare per rispettare i 10 impegni assunti nei confronti delle oltre 200 organizzazioni, aziende e associazioni aderenti all’Alleanza da quasi tutte le forze politiche nell’ultima campagna elettorale. Tra questi, l’inserimento in Costituzione del principio dello sviluppo sostenibile, l’attuazione di una Strategia nazionale per lo sviluppo sostenibile, il rispetto degli obiettivi fissati dall’Accordo di Parigi e la ratifica di protocolli e convenzioni alle quali l’Italia ha già aderito, la trasformazione del CIPE (Comitato interministeriale per la programmazione economica) in CISS (Comitato interministeriale per lo sviluppo sostenibile), la creazione di un organismo permanente in seno alla Presidenza del Consiglio per l’attuazione degli obiettivi fissati dal Goal 5 dell’Agenda 2030 relativo alla parità di genere e un lavoro all’interno delle istituzioni dell’Unione europea affinché queste mettano al centro delle proprie politiche lo sviluppo sostenibile.
“Mancano pochi anni al 2030 – ha affermato il Portavoce dell’ASviS Enrico Giovannini – e l’Italia non può permettersi di perdere l’occasione di orientare il bilancio pubblico verso la crescita economica e l’occupazione giovanile e femminile, di riqualificare le infrastrutture e di spingere all’innovazione nell’ottica della tutela ambientale, di promuovere l’inclusione e la lotta alle disuguaglianze nelle proprie politiche”.
Un punto condiviso anche dal Presidente dell’ASviS Pierluigi Stefanini il quale ha sottolineato che il “lavoro di oggi aiuta ad acquisire ulteriori strumenti per fare in modo che si riesca a creare quella condizione nella quale la capacità di dare risposte efficaci, dunque sostenibili, incontri i bisogni e le aspettative dei cittadini”. Proprio questi ultimi chiedono politiche improntate allo sviluppo sostenibile. Infatti, secondo un sondaggio realizzato a gennaio dalla Fondazione Unipolis, i cui dati sono stati presentanti all’incontro dell’ASviS, il 63,6 per cento degli intervistati si dichiara “favorevole” e il 20,1 per cento “molto favorevole” a politiche per lo sviluppo sostenibile. In particolare, è a favore di politiche per lo sviluppo sostenibile il 91,6 per cento dei giovani con un età compresa tra i 15 e i 24 anni a fronte del 75,3 per cento degli ultrasessantacinquenni. Inoltre, maggiore consapevolezza sul tema dello sviluppo sostenibile si riscontra tra i cattolici praticanti. Un segnale positivo che verosimilmente deriva dalla posizione assunta in questi anni dalla Chiesta guidata da Papa Francesco rispetto a questi temi, espressa anche nella sua enciclica “Laudato si’”.
Rispetto alle criticità rilevate dall’ASviS, è intervenuto il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte, presente all’incontro, il quale ha evidenziato la volontà del Governo di porre il tema dello sviluppo sostenibile al centro della propria agenda politica, annunciando anche la creazione di una cabina di regia ad hoc per le politiche di sviluppo sostenibile alle dirette dipendenze della Presidenza del Consiglio. “I rapporti sullo sviluppo sostenibile sono spesso dei cahiers de doleances, dove si registrano delle luci a volte ma anche molte ombre”, ha sottolineato Conte che ha ricordato come il Governo sia al lavoro sui profili di riforma della fiscalità, come l’Ires verde, da definire nel prossimo Documento di Economia e Finanza.
L’incontro promosso dall’ASviS è stato aperto dal Presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico che ha sottolineato come “nessun intervento pubblico potrà da solo conseguire gli obiettivi di sviluppo sostenibile se non sarà accompagnato da un profondo salto culturale e da un mutamento radicale nelle scelte del sistema produttivo, dei consumatori e di tutti gli attori economici e sociali”.
Nota:
La foto che compare come immagine d’intestazione dell’articolo è stata scattata da Andrea Campiotti (autore dell’articolo) durante l’incontro organizzato dall’ASviS presso l’Aula del Palazzo dei Gruppi Parlamentari della Camera dei Deputati, a Roma.