Cimici (1)

Le specie aliene alla conquista degli ecosistemi agricoli europei

Le specie aliene si diffondono in Europa minacciando gli ecosistemi e causando ingenti danni all’agricoltura. L’Unione Europea ha elencato 12 mila specie, di cui almeno il 10-15% risulta essere invasivo. ASAP: bisogna creare una rete di controlli sul territorio e sui potenziali siti di entrata delle specie aliene.


Le «specie esotiche» in Europa

L’Unione Europea ha elencato circa 12.000 «specie esotiche», di cui circa il 10-15% risulta essere invasivo, presenti in zone sia rurali che urbane, nei corsi d’acqua e negli ambienti marini europei. Il Regolamento (UE) n. 1143/2014 definisce «specie esotica» quella specie che viene introdotta in seguito ad attività umane in un’area che non avrebbe potuto raggiungere in modo autonomo. Nella categoria «specie esotica» sono presenti animali, piante e microorganismi (Tabella 1):

 

A. «specie esotica»: qualsiasi esemplare vivo di specie, sottospecie o taxon inferiore di animali, piante, funghi omicrorganismi spostato al di fuori del suo areale naturale; sono compresi le parti, i gameti, i semi, le uova o i propaguli ditale specie, nonché gli ibridi, le varietà o le razze che potrebbero sopravvivere e successivamente riprodursi.

B. «specie esotica invasiva»: una specie esotica la cui introduzione o diffusione in un' area può minacciare la biodiversità e i servizi ecosistemici collegati, o ha effetti negativi su di essi.

C. «specie esotica invasiva di rilevanza unionale»: una specie esotica invasiva i cui effetti negativi sono considerati tali da richiedere un intervento concertato da parte dell’Unione Europea.

D. «specie esotica invasiva di rilevanza nazionale»: una specie esotica invasiva, diversa da una specie esotica invasiva di rilevanza unionale, di cui uno Stato membro, in base a prove scientifiche, considera significativi per il proprio territorio, o per una sua parte, gli effetti negativi del rilascio e della diffusione, anche laddove non interamente accertati, e che richiede un intervento a livello di detto Stato membro.

Tabella 1. Fonte: Regolamento (UE)n. 1143/2014 del Parlamento europeo e del Consiglio, del 22 ottobre 2014 recante disposizioni volte a prevenire e gestire l’introduzione e la diffusione delle «specie esotiche» invasive.

 

Le «specie esotiche» rappresentano una minaccia solo quando raggiungono habitat naturali dove non vi sono già concorrenti o predatori.Tra le principali cause di diffusione delle specie invasive vi sono gli spostamenti dell’uomo e delle merci nel mondo. La Millennium Ecosystem Assessment (Valutazione degli ecosistemi del millennio) definisce il fenomeno come una delle prime cause di perdita di biodiversità. In particolare, si stima che circa il 15% delle specie aliene introdotte sinora sia potenzialmente pericoloso per la biodiversità europea. A tal proposito, l’ultimo inventario DAISIE (Delivering Alien Invasive Species Inventories for Europe) ha individuato 10822 specie alloctone (specie invasive o specie aliene) in Europa. Dall’inventario emerge che dal 1950 ad oggi si è insediata più di una specie invasiva ogni anno, la maggior parte delle quali proviene dall’Asia e dal Nord America. Questo flusso è stato favorito dal mercato unico europeo e dalla libera circolazione senza accurati controlli ai confini. All’IPPC (International Plant Protection Convention) spiegano che «le specie invasive raggiungono nuovi habitat in vari modi, ma il trasporto marittimo sembra sia il principale mezzo di diffusione anche in considerazione del fatto che circa il 90% del commercio mondiale avviene ancora oggi via mare. Oltre a provocare gravi danni all’ambiente e all’economia, le specie invasive rappresentano una minaccia anche per l’uomo (si ricordi il caso della zanzara tigre che ormai abita abitualmente nelle aree urbane in Italia). Stando alle stime, il costo a livello europeo in termini di controllo ed eradicazione delle «specie esotiche» invasive supera ormai i 10 miliardi di euro all’anno.

 

Chi monitora le specie aliene

L’EPPO (European Plant Protection Organization) è un organismo intergovernativo che si occupa di controllare la diffusione di specie aliene nel settore agricolo e di proteggere le specie vegetali in Europa. In altre parole, l’EPPO rappresenta il Servizio Fitosanitario europeo. Fondato nel 1951 da 15 paesi (tra i quali anche l’Italia) conta attualmente 50 stati membri (Figura 1) e ha la sua sede principale a Parigi (www.eppo.int).

 

Figura 1. Mappa con gli attuali paesi membri di EPPO evidenziati in verde

 

I principali obiettivi dell’EPPO sono:

  • tutelare la salute delle piante nel settore agricolo e forestale e negli ambienti non coltivati;
  • sviluppare una strategia internazionale contro l’introduzione e la diffusione di organisminocivi (pests), comprese le piante aliene invasive che danneggiano le piante coltivate ospontanee, negli ecosistemi agricoli e naturali;
  • promuovere l’armonizzazione dei regolamenti fitosanitari e di tutti gli altri settori interessatialla attività ufficiale di protezione delle piante;
  • favorire l’usodi moderni, sicuri ed efficaci metodi di controllo delle malattie delle piante;
  • fornire un servizio di documentazione dedicato alla protezione delle piante.

A questo proposito, l’EPPO ha stilato delle liste degli organismi nocivi per le piante coltivate:

  • Lista A 1: comprende gli organismi da quarantena assenti nel territorio di EPPO;
  • Lista A 2: comprende gli organismi da quarantena presenti nel territorio EPPO, manon ampiamente diffusi e comunque, già sottoposti a misure ufficiali dicontrollo;
  • Lista A 3 o lista di allerta (Alert List): comprende organismi non ancora inseriti nelle prime due liste, ma considerati di elevato potenziale rischio fitosanitario.

Oltre a queste liste specifiche dedicate agli organismi nocivi per le piante coltivate nell’area europea, EPPO ha stilato una quarta lista, la Action list, per stimolare i paesi membri e le aree più a rischio a prendere in considerazione l’introduzione di misure fitosanitarie specifiche per gli organismi da quarantena recentemente aggiunti alle liste A1 e A2 (durante gli ultimi 5 anni, dal 2009) o che rappresentano al momento un rischio particolare per l’intera regione  EPPO (Figura 1). Gli organismi elencati in ciascuna lista prendono in considerazione batteri, citoplasmi, funghi, insetti, acari, virus e organismi simili a virus, nematodi. Dal 2000 EPPO ha inoltre predisposto due liste relative alle «piante aliene invasive», che comprendono le specie vegetali già presenti o assenti e conalto-medio rischio di introduzione con conseguenti effetti negativi sul patrimonio vegetale autoctono spontaneo e sulla biodiversità.

 

Le specie aliene che minacciano l’agricoltura in Italia

Tra gli “organismi alieni” che negli ultimi anni hanno causato gravi danni all’agricoltura e alla biodiversità del nostro Paese, alcuni si sono dati davvero molto da fare. Tra questi, il Punteruolo rosso della palma, nome scientifico Rhynchophorus ferrugineus (Figura 2) che rappresenta ormai da anni un pericolo per le palme da cocco, da dattero e ornamentali. È giunto in Italia grazie alle importazioni di palme provenienti dal Medio Oriente e dalle regioni dell’Africa mediterranea. Si è diffuso dapprima in Spagna, poi nelle coste francesi e infine in Liguria e in altre regioni italiane.

 

Figura 2. Punteruolo rosso

 

Secondo il Centro internazionale di alti studi agronomici mediterranei (CIHEAM), i costi per il controllo di questo parassita – per ora possibile efficacemente soltanto attraverso la prevenzione, che comporta lo sradicamento e lo smaltimento delle palme abbattute – raggiungeranno i 200 milioni di euro tra Italia, Spagna e Francia nel 2023. 

Altra specie pericolosa per la nostra agricoltura è lo Pseudomonas syringaepv. actinidiae, responsabile della batteriosi del Kiwi. Si tratta di un batterio originario della Cina, giunto in Italia probabilmente nel 2008 (Balestra et al., L'Informatore Agrario 38/2008). Lo Pseudomonas syringae pv. actinidiae si attiva ad una temperatura compresa tra i10 e i 20°C (oltre i 25°C blocca la propria attività). Le infezioni avvengono in primavera-inizio estate e nelle prime settimane d’autunno (Figure 3 e 4). Al momento, la difesa fitosanitaria contro questo batterio si basa essenzialmente sull'applicazione di buone pratiche agronomico-colturali e sull'impiego di formulati a base di rame.

 

Figura 3. Avvizzimenti fogliari causati da Pseudomonas

 

   Figura 4. Cancro batterico del kiwi

 

C’è poi il Cinipide del castagno (Dryocosmuskuriphilus), un imenottero originario della Cina, segnalato per la prima volta in Italia nel 2002 (in Piemonte), conosciuto con il nome di mosca cinese del castagno o Cinipide Galligeno, per le vistose galle che compaiono sui rametti e le foglie del castagno. Infatti, questo parassita effettua il suo ciclo biologico da uovo a larva e pupa all’interno di caratteristiche galle che si rendono visibili al momento del volo degli adulti, quando ormai è troppo tardi, tra fine maggio e luglio, per qualsiasi forma di intervento contro il parassita. Gli adulti iniziano subito la conquista di nuove gemme dove depositano le uova da cui usciranno le larve adulte dopo avere svernato fino alla primavera successiva. Particolare non trascurabile, infatti, che aumenta di molto la pericolosità di questa specie aliena è il suo modo di riprodursi, infatti il Dryocosmuskuriphi (cinipide galligeno), oltre ad essere fortemente monofago (ama riprodursi e nutrirsi soltanto sugli alberi di castagno), si riproduce per partenogenesi telitoca, cioè la discendenza di questo insetto è costituita soltanto di individui femmina, ciascuno in grado di deporre, senza accoppiarsi, fino a 150 uova dentro le galle che si vengono a produrre sulle gemme (Figure 5 e 6).

 

        

Figura 5. Larve (fonte: regione.piemonte.it)

 

        

 Figura 6. Femmina di cinipide durante l’ovideposizione (fonte: regione.piemonte.it)

 

La Xylella fastidiosa, incubo per gli olivicoltori

Una delle specie invasive più pericolose per la nostra agricoltura, di cui si è molto discusso negli ultimi anni, è il noto batterio Xylella fastidiosa, ritenuto responsabile del cosiddetto “Complesso del disseccamento rapido dell’olivo (CoDiRO), una fitopatologia che, a partire dal 2013, ha colpito gli alberi di olivo in Italia (soprattutto in Puglia), causando ingenti danni ambientali ed economici al settore dell’olivicoltura (Figura 6).

 

Figura 6. Danni causati agli olivi dal batterio Xilella fastidiosa

 

Si tratta di un batterio che si trasmette attraverso insetti vettori con apparato boccale di tipo pungente-succhiante acquisiscono il batterio nutrendosi dai vasi xilematici delle piante infette per poi contagiare quelle sane. La Xilella è fortemente polifaga, colpisce oltre 150 specie vegetali, tra cui numerose piante di interesse agricolo (agrumi, vite, pesco, mandorlo, olivo), specie ornamentali (oleandro),essenze forestali (acero, quercia) e specie spontanee (erbe ed arbusti). Attualmente, l’unica specie-vettore per la quale è stata dimostrata la capacità di trasmettere il batterio è l’insetto Philaenus spumarius, volgarmente definito “sputacchina” (Figure 7 e 8), per la caratteristica schiuma che produce sulle piante-ospite dove saltano le larve, durante i diversi stadi del suo ciclo biologico. 

 

Figura 7. Philaenus spumarius o "sputacchina"

 

Figura 8. Pianta infestata dalla "sputacchina"

 

La famigerata cimice asiatica

Non dimentichiamoci poi della famigerata cimice asiatica, nome scientifico Halyomorpha halys (Figura 9), un insetto originario dell’Asia orientale che negli ultimi due anni ha causato ingenti danni al sistema ortofrutticolo italiano. 

 

Figura 9. Adulti di Halyomorpha halys

 

Secondo una recente ricerca del Crea (Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria), nelsolo2016, il comparto ortofrutticolo italiano ha registratoperdite per oltre il 40% in importanti settori come laproduzione di pere e kiwi. Danni gravi vengono poi segnalati nella produzione di mele, pesche, uva, pomodori, noci, nocciole, mais e soia. La H. Halys è un insetto molto polifago e possiede un elevato potenziale invasivo. In aree urbane, può essere motivo di fastidio per l’abitudine di svernare in massa entro gli edifici, in particolare, durante le stagioni fredde. Di recente, il Crea ha individuato un imenottero antagonista naturale della cimice, l’Ooencyrtus telenomicida, di dimensioni simili (inferiori di appena 1 mm), che può essere allevato in biofabbriche e che rappresenta oggi la speranza per molti agricoltori italiani e non solo.

 

Il progetto ASAP

In Italia, le specie aliene sono aumentate del 96% negli ultimi 30 anni e il fenomeno è in vertiginoso aumento. Turismo e commercio sono tra le principali cause di diffusione, così come il cambiamento climatico che crea sempre più spesso situazioni climatiche favorevoli per lo sviluppo di organismi alloctoni sia animali che vegetali. Questo è quanto emerso firora dal progetto europeo ASAP (Aliens Species Awarness Program), progetto cofinanziato dalla Commissione Europea di cui ISPRA è promotore insieme con Legambiente, Regione Lazio, Orto Botanico di Cagliari, NEMO srl e Unicity srl (www.life.eu). Inoltre, partecipano al progetto anche il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del territorio e del Mare e quattro parchi nazionali: Aspromonte, Appennino Lucano, Arcipelago Toscano e Gran Paradiso. ASAP ha come principale obiettivo quello di contrastare il fenomeno delle specie invasive e di tutelare le specie “autoctone”. È indispensabile  la creazione di una rete di controlli sul territorio e sui potenziali siti di entrata delle specie aliene (aeroporti, stazioni, porti, autostrade, ecc.), sostengono i responsabili ed esperti che del progetto. Fondamentale è inoltre l’adozione di comportamenti più responsabili da parte dei cittadini e delle imprese che si occupano di import/export a livello europeo e internazionale. A questo proposito, va dedicata massima attenzione nei casi di trasporto di piante e di animali da altri paesi. Infine, non è secondario considerare una maggiore informazione delle pubbliche amministrazioni e della comunità scientifica internazionale nei confronti dei cittadini ai fini della sensibilizzazione nei confronti di comportamenti errati. Soltanto in questo modo, sottolinea ASAP, sarà possibile contrastare nei prossimi anni il fenomeno delle invasioni di specie aliene in Italia e in Europa.