L’umile paglia è risorsa di energia e salvaguarda l’ambiente
Uno studio condotto dall’Istituto Regionale per l’Agricoltura di Thueringian (TLL ), il Centro Tedesco di Ricerche sulla Biomassa (DBFZ) e il Centro Helmholtz per le Ricerche Ambientali (UFZ) e pubblicato sul Journal of Applied Energy, ha rivalutato l’importanza della paglia come fonte di energia rinnovabile e mezzo per abbassare le emissioni di gas ad effetto serra.
La paglia rappresenta la frazione maggiore degli scarti agricoli in Germania, tuttavia non viene sfruttata in maniera estensiva nonostante non competa in modo rilevante con la produzione di cibo, mangimi o fibre.
La ricerca tedesca analizza in dettaglio il potenziale energetico della paglia allo stato attuale e la variazione delle emissioni ad effetto serra se la paglia venisse impiegata nella produzione di energia al posto dei normali combustibili fossili. Al tempo stesso, lo studio verifica e calcola la richiesta presunta da parte dell’agricoltura di tale materiale. La paglia gioca infatti un ruolo fondamentale nell’agricoltura, sia nel bilancio umico del suolo sia nell’allevamento. Difatti, una parte della paglia deve essere lasciata sul suolo agricolo per evitare che parte dei nutrienti venga definitivamente estratta dal suolo e per ripristinare la sostanza organica.
Il 58% degli scarti agricoli tedeschi è formato da paglia e la produzione annua di paglia da cereali è pari a circa 30 Tg (teragrammi, ovvero milioni di tonnellate). L’agricoltura richiede circa 5 Tg per l’allevamento e tra gli 8 e i 13 Tg per la sostenibilità del suolo. Per calcolare la quantità utile di humus nel suolo gli scienziati hanno utilizzato tre modelli diversi che hanno portato a tre risultati diversi; da qui la forchetta di intervallo sul quantitativo necessario per la rigenerazione del suolo. La paglia restante, pari a circa il 50%, può essere impiegata per la produzione energetica senza apportare svantaggio alcuno per l’agricoltura, il suolo o l’allevamento.
L’impiego di tale quantitativo di paglia nel comparto energetico comporterebbe una diminuzione delle emissioni di gas serra stimabile tra gli 8 e i 35 g CO2-eq. MJ−1. La riduzione nelle emissioni, qualora la paglia venisse impiegata per generare calore ed elettricità, sarebbe ancora maggiore; si stima una riduzione dei gas effetto serra del 73-92% rispetto all’impiego di combustibile fossile. La paglia potrebbe infine essere impiegata per la creazione di biocombustibile di seconda generazione; in questo caso si andrebbe incontro alle nuove direttive europee che mirano a coprire con i biocombustibili il 10% del settore trasporti.
Per sfruttare la paglia serve un impianto adeguato. Gli studiosi hanno preso come riferimento un impianto danese. La Danimarca è il leader mondiale per la produzione di energia dalla paglia, ed è proprio lì che esiste l’impianto cui fa riferimento la ricerca. Quest’impianto è capace di ottenere 5 miliardi di kW/h annui di energia dalla paglia.
Purtroppo le previsioni effettuate sono a livello nazionale, a livello regionale infatti la produzione di paglia non è costante. Quindi, mentre ci sono regioni la cui plusvalenza nella disponibilità di paglia supera il 50%, ce ne sono altre che non ne hanno nemmeno a sufficienza per supplire ai propri fabbisogni. Pertanto si consiglia di prevedere stazioni di distretto, ambientalmente più sostenibili.
Qualora venisse impiegato tutto il surplus di paglia, stimabile tra gli 8 e 13 Tg, per la produzione di calore ed elettricità, si potrebbe fornire l’elettricità a 1.7-2.8 milioni di abitazioni e riscaldamento a 2.8-4.5 milioni di abitazioni.
Per saperne di più:
Helmholtz Center for Environmental Research
Journal of Applied Energy